GIULIANOVA,
19.5.2014
-
Venerdì 23 maggio, alle
ore 19:00, nella
Galleria degli Specchi
dell’Alexander Museum
Palace Hotel, in Via
Trieste a Pesaro,
presentazione del libro
di Alessandra Angelucci
“Mi avevi chiesto di
fermarmi qui” (Duende
ed.). Ingresso libero
Alessandra Angelucci
nasce e vive a
Giulianova, in provincia
di Teramo.
Figlia d’arte, si laurea
in Lettere presso
l’Università degli Studi
dell’Aquila,
specializzandosi in
Management Culturale
presso la LUISS di Roma.
Dal 2004 scrive per
riviste di settore
regionali («L’Urlo»,
«Tesori d’Abruzzo») e
nazionali («Forum Artis»,
«Contemporart», «Exibart»),
organizza e cura mostre
d’arte in Italia e
all’estero.
Affascinata dalla carta
stampata, diventa
giornalista e, dopo
un’esperienza come
direttore responsabile
del mensile
d’informazione locale
«Lo Strillone» e di
conduttrice
nell’emittente regionale
abruzzese TV6, oggi è
docente nella scuola
secondaria di primo
grado e critico d’arte.
Su «La Città»,
quotidiano della
provincia di Teramo,
scrive per la sezione
Cultura e cura la
rubrica “Post-it,
appunti sulla scuola”,
mentre su Radio G
Giulianova conduce
“Colazione da
Alessandra”, rubrica
dedicata all’arte.
Nel 2012 partecipa
all’antologia “Disequitalia”(Ciesse
ed.) con il racconto
“Avevo un sogno”.
Nel 2013 pubblica “Mi
avevi chiesto di
fermarmi qui” (Duende
edizioni; prefazione del
critico letterario
Simone Gambacorta): la
sua prima silloge
poetica che, per la
sezione poesia, si è
aggiudicata il Premio
dell’Editoria Abruzzese
2013, a Roccamorice.
Per la «Di Felice»
edizioni dirige la
collana “fili d’erba”,
dando attenzione alla
«voce di chi crea, di
chi in un gesto ha
immortalato
un’esistenza».
Tra le sue interviste
più recenti si ricordano
quelle a Edith Bruck,
Rita El Khayat, Fathi
Hassan, Rabarama, Ettore
Spalletti.
Cosa la muove? La
passione. La sua
compagna più fedele: la
parola.
Il libro
Scrive, nella
prefazione, il critico
letterario Simone
Gambacorta:
«Alessandra Angelucci si
misura con un atto di
ricognizione che vuol
passare in rassegna gran
parte della costiera dei
temi e delle tonalità
che possono costellare
un'esistenza. Con un
dettato ancora memore
delle estenuazioni e
degli inabissamenti cui
un verso - un verso che
davvero possa dirsi
sentito - costringe chi
voglia scriverlo, e con
le striature di una
malinconia che coagula
in sé un particolare
sentimento della
vulnerabilità di chi
vive, e della friabilità
dell'innocenza,
Alessandra Angelucci
offre alla chimica delle
trasfigurazioni e delle
metafore lo scandirsi di
una personalissima
lettera al tempo». |