GIULIANOVA,
11.2.2017 -
I recenti fatti di
cronaca mostrano a quanti e quali disagi sono
sottoposti alunne ed alunni, famiglie coinvolte
e personale scolastico delle due scuole
comunali, la “Pagliaccetti” e quella di
Colleranesco, sgomberate in via definitiva
(almeno fino al termine dell’anno scolastico) a
causa del preoccupante livello di vulnerabilità
sismica delle due strutture, dato ufficialmente
emerso solo il 31 gennaio. L'attuale soluzione
trovata e tentata dal sindaco è stata quella di
utilizzare altre scuole, come la De Amicis,
durante le ore pomeridiane, ma è risultata una
sistemazione che sta comportando una situazione
di grande malessere sia per l'innaturale orario
delle lezioni che determina l'uscita da scuola
quando è già sera, sia perchè ha reso
impraticabili tutte quelle attività
extra-scolastiche (religiose, culturali,
sportive, terapeutiche, ricreative) cui
normalmente i scolari partecipavano ed infine ha
operato uno sradicamento dal territorio con
indubbie ripercussioni emotive come dimostrano i
cartelloni ed i tanti disegni affissi nel
cancello chiuso della scuola di Colleranesco.
Il suggerimento in
questa fase di imminente criticità, quindi fino
alla designazione di una sede definitiva, sicura
e mattutina, e comunque per i mesi che restano
sino al termine dell’anno, è quella di
riflettere e mettere presto in campo
l'innovativa idea di "scuola diffusa". Si tratta
di un diverso modo di intendere il percorso
formativo oggetto già da qualche anno di
dibattito tra pedagogisti ed insegnanti (cfr.
G.Compagnoli, La scuola diffusa: provocazione
o utopia; P. Mottana, La scuola è una
gabbia; Associazione “Paesaggi Educativi”,
Una “Buona scuola”…diffusa sul territorio).
L'attuale condizione di emergenza scolastica per
molti comuni colpiti dagli eventi sismici
potrebbe indurre ed incoraggiare a considerare
come una opportunità l’idea di “scuola diffusa”
dando concretezza alla speranza di concepire uno
spazio scolastico in maniera diversa ed
innovativa creando una connessione in simbiosi
tra il territorio e la “lezione fuori sede”. Si
tenga presente che percorsi analoghi sono già in
atto, si pensi alla cosiddetta “alternanza
scuola-lavoro”, per gli studenti delle scuole
superiori i quali possono sperimentare diversi
orizzonti di apprendimento delle competenze.
Nel caso giuliese
l'idea potrebbe essere quella di prospettare
l'insegnamento mattutino in locali limitrofi
alle attuali scuole sgomberate:
-
per evitare il
traumatico sradicamento dal territorio;
-
per evitare lezioni
pomeridiane e tornare a far lezione il mattino;
-
per evitare e
comunque ridurre i molteplici disagi delle
famiglie che devono riorganizzare i loro tempi
(magari per andare a portare e/o riprendere i
figli);
-
per consentire ai
tanti che frequentano corsi o attività
pomeridiane di continuare questi loro percorsi;
-
per evitare
l'impatto con altre strutture con le quali non
si ha confidenza (pensiamo alle misure di
evacuazione nei casi di emergenza);
-
per scongiurare una
ancor più pesante penalizzazione del monte
orario.
Dopo aver reperito
ed allestito in misura anche minima le aule
necessarie tenendo conto di alcuni parametri
(adeguatezza, luminosità, riscaldamento, sedie,
tavoli e/o banchi), dopo aver proposto e
condiviso il progetto con le maestre, le quali
dovrebbero spostarsi da un'aula all'altra
(comunque in una estrema vicinanza), si potrebbe
attivare una rete di comunità solidale che siamo
certi saprà rispondere in un momento di
difficoltà che investe i più piccoli. Riteniamo
che la società sia un organismo unitario in cui
se soffre una sua parte, per giunta la più
sensibile e vulnerabile, essa tutta soffre, per
cui la comunità risponde attivandosi in una
mobilitazione solidale ed empatica.
L'ipotesi operativa
potrebbe coinvolgere in via sperimentale
dapprima la popolazione studentesca del plesso
di Colleranesco ove sarebbe possibile allocare
le diverse classi delle elementari in un'area
vicina alla scuola, rispettivamente, ad esempio:
una classe presso il circolo anziani, una presso
il salone parrocchiale, un’altra nella
biblioteca della residenza della POC di Villa
Volpe ed anche sale in locali messi a
disposizione di volta in volta, a rotazione, dai
privati (ristoranti chiusi ad ora di pranzo,
locali vuoti, negozi, sale riunioni libere in
aziende o fabbriche nella vicina zona
industriale, etc.). Inoltre con il bel tempo dei
mesi a venire, ci sarebbe modo di allestire
“aule aperte” anche in luoghi per l’appunto
all’aperto come piazze, parchi, campi, orti,
vivai, atelier di artisti o laboratori
artigiani.
Certo che
occorrerebbe una buona dose di flessibilità e di
inventiva, ma questa fase sarebbe ricordata
dagli alunni come esperienza significativa, come
risposta positiva e creativa dinanzi ad una
difficoltà della loro vita scolastica. L’aula
risulterebbe aperta al mondo e dinamica nello
spazio in una nuova trama di
insegnamento-apprendimento e l’esperienza
sarebbe promozione di una cittadinanza attiva.
La “scuola diffusa” va nella direzione di una
cultura integrata con l’esperienza, con la vita
reale, con l’ambiente nel suo complesso inteso
come occasione di conoscenza e di formazione,
come humus di relazioni.
Naturalmente i
passi da compiere sarebbero, dopo aver reperito
la disponibilità dei locali pubblici e privati,
quelli di ascoltare e condividere tale soluzione
con gli operatori scolastici (dirigenti, maestre
e personale ata), con la componente genitori e,
perché no, anche ascoltando gli alunni. Si
tratta di prendere e raccogliere una sfida che
questo contingente momento di crisi ha
determinato e chi più dei bambini è tenace ed
abituato a rialzarsi dopo essere caduti?
Il presidente della
Associazione, prof. Andrea Palandrani, ed i
membri del direttivo, prof. Leo Marchetti, arch.
Aldorino Di Gaetano, dott. Domenico Di Filippo,
sig.ra Valeria Cantarini, sono disposti e
disponibili a promuovere un incontro pubblico a
sostegno della iniziativa auspicando una
partecipazione ed una adesione di tutte le
componenti coinvolte (personale scolastico,
genitori, alunni).
"Nel mezzo delle
difficoltà nascono le opportunità", suggerisce
Albert Einstein, a cui fa eco Winston Churchill
affermando che "un ottimista vede l'opportunità
in ogni difficoltà". |