Frammenti di Carnevale
Epicuro:
La gioia e
il mondo senza sorriso
di Lino Manocchia
New York, 16.02.2012 - Flaccide nubi
s’afflosciano sulla notturna metropoli,
nell’umido disfarsi senza minaccia, greve l’aria
d’intorno; riverberi di vetrine, e gocce
sull’asfalto, scricchiolanti, fruscianti sul
gonfio ventre del fiume Hudson. Squallidi
passanti traghettano ponti di solitudine.
Squallido, varco anche io il mio ponte, altre
solitudini m’attendono al di la’, insieme
tenteremo d’arraffarci briciole di vecchia vita
e gioie umane.
Carnevale, stanotte.
Non e’ un fenomeno del tempo che corre, della
vita che si vive nell’ambiente in cui si vive.
Certo i carnevali di ieri, quelli di Venezia, di
Viareggio, sopratutto quelli Fiorentini di meta’
quattrocento, erano molto piu’ sinceri e
significativi. Che mai possa essere un
carnevale d’oggi!
Oggi anche se tutti i Popoli del mondo si
mettessero in mente di organizzare un unico
carnevale, se un trust di Nazioni unite
imprendessero l’appalto del piu’ grande
carnevale, ebbene, con tutte le possibilita’ che
ne deriverebbero e con tutte le trovate che ne
verrebbero fuori, non si riuscirebbe a rubare un
sorriso meno freddo del solito al piu’ ben
disposto uomo di questa terra.
Carnevale, stanotte.
L’ombra del baccanale Epicuro vaga per gli
affollati night club in cerca della giovinezza
perduta; la gioia e’ in cerca di compratori;
nastri filanti scivolano. Fatto!
Anche quest’anno avremo una riuscita istantanea
del carnevale. Tutto cio’ mi ricorda ”Gli sposi
della Torre Eifel” quella paradossale commedia
di Cocteau, col suo mondo che non sa sorridere e
deve ridere con tutta serieta’ per la sua stessa
goffaggine.
Carnevale stanotte.
Ritmi fatti per ballarsi, e coppie che li
ballano avvinghiate nell’epidermico torpore.
Carne che cerca carne, senza saper sorridere.
Gli animi sono caricati come cartucce da caccia;
la gioia e’ sul fondo, ma non puo’ esplodere
perche’ dolori, incubi e delusioni v’hanno
stratificato sopra; e cosi’ gli eterogenei
cercatori di gioie dei cosmopoliti veglioni
sono un’umanità senza sorriso; e se sorridono
l’acredine digrigna; e se insistono l’istantanea
s’impressiona a grinte false e melliflue di
sapore amaro e saraceno.
Tu non lo puoi capire, spensierata compagna di
ballo che ancora t’avventuri alla vita e per
questo vietata la gioia, quando t’avvinghi a me;
tu non puoi capire quanto mi sia vietata la
gioia, quanto mi sia penoso il sorriderti.
Non puoi capire cosa occorre per spingere
avanti questa macchina arrugginita che ad ogni
passo si impunta sui ricordi.
Forse la vita ci ha mostrato troppo e non siamo
riusciti a capire tante cose,e per questo noi
vaghiamo. Vaghiamo: Ecco la definizione; ci si
addentra in una scena di spine davanti e alle
spalle. Tanti coriandoli sulle nostre teste.
Carnevale,stanotte.
Non so se e’ il cilicio per i nostri spiriti;
non so se e’ una satira di qualche impulso al di
fuori di noi. Coriandoli, champagne tutte cose
al di la’ degli squallidi ponti. Nel cuore ho
l’immagine di mio nonno liberale, di mia nonna
dalle sete fruscianti. Anch’essi vissero il loro
tempo d’incubi e di pene; ma i loro carnevali
erano veramente la valorizzazione della carne e
la gioia sgorgava limpida dai loro petti. Fecero
l’Italia, i miei nonni, ma vissero la loro sera
d’oblio. Per questo io non riesco a spiegarmi
l’origine del nostro male.
Forse troppo ci e’ stato rivelato. Forse i
nostri spiriti si affilano perche’ le menti
rischiano di diventare perfette. E allora la
nostra malattia e’ la nausea dell’uomo; perche’
ci avviamo verso il superuomo, verso quella
specie di macchina calcolatrice che fabbrica
conti, figli e medicine con la stessa
disinvoltura e che ogni tanto fa la guerra e si
sfascia.
Carnevale, stanotte.
L’ombra del baccante Epicuro vaga in cerca
della perduta gioventu’.
Entra nelle affollate sale, inzuppato di
pioggia, chiede un attimo di attenzione: pronti,
sorridete:...fatto!
Anche quest’anno avremo una riuscita istantanea
del Carnevale, della gioia del sorriso del mondo
dal sapore amaro e saraceno.
Ecco, e’ sviluppata, la vedo. Solo gli ubriachi
sono naturali perche’ si divertivano. Gli uomini
tutto cervello hanno certi faccioni bianchi
dalle orbite incavate, certe espressioni
grottesche e stralunate, da sembrare fantasmi
venuti dall’irreale… |