PESCARA,
30.12.2013 -
È un bilancio
complessivamente positivo quello che il WWF
traccia a fine anno sullo stato dell’ambiente in
Abruzzo nonostante ci siano numerose questioni
ancora aperte. Il 2013 è stato innanzitutto
l’anno nel quale gli abruzzesi sono scesi in
piazza in massa per rivendicare il diritto a
scegliersi da soli il loro futuro. La
manifestazione del 13 aprile a Pescara contro la
petrolizzazione del mare Adriatico, nata per
dire no a Ombrina con i suoi pozzi e l’annessa
nave-raffineria per la desolforizzazione, è
diventata infatti in realtà un modo per dire sì
a un diverso tipo di economia. Non a caso hanno
partecipato circa 40mila persone con l’adesione
delle principali associazioni ambientaliste e
del commercio, sindacati, movimenti, comitati,
diocesi, Province, Comuni, operatori turistici,
organizzazioni del mondo agricolo, consorzi di
tutela, partiti e organizzazioni che da anni si
battono sul territorio perché la nostra regione
abbia un futuro sostenibile, basato sulla
qualità della vita e su un'economia veramente
responsabile e durevole. Una battaglia
tutt’altro che conclusa, perché alla minaccia
rappresentata in mare da Ombrina si aggiungono
numerosi altri progetti a terra in varie parti
della regione, nonostante la politica mondiale
stia cercando ormai ovunque strade alternative
ai combustibili fossili.
“Quella
del petrolio, al di là delle vaghe promesse per
posti di lavoro che altrove in analoghi impianti
non sono mai arrivati, e certamente non nei
numeri promessi, è – sottolinea il
presidente dell’associazione ambientalista
Luciano Di Tizio
(foto)
- una scelta economica devastante per il
territorio, che provoca danni cospicui a fronte
di pochi vantaggi che finiscono in gran parte
altrove. Gli abruzzesi lo hanno capito e lo
hanno detto in forma chiarissima, anche se non
tutti gli esponenti politici regionali sembra
l’abbiano ben capito, ma di questo i cittadini
terranno certamente conto nelle prossime
scadenze elettorali”.
Un importante successo gli
ambientalisti lo hanno ottenuto fermando,
speriamo per sempre, lo sconcertante e
pericoloso progetto della Forest per
l’estrazione di gas sotto il lago di Bomba,
mentre resta nel limbo il varo dell’atteso Parco
Nazionale della Costa Teatina, nato sulla carta
nel 2001 ma mai perimetrato. “Domani, a fine
anno – sottolinea Di Tizio – scade l’ennesima
proroga concessa per definire in sede locale una
perimetrazione. Ci aspettiamo a questo punto che
il ministro dell’Ambiente Orlando, come
promesso, dia già dal 2 gennaio avvio alla
pratica per la nomina di un commissario che
proceda d’ufficio, superando l’atteggiamento
dilatorio che la Regione continua a portare
avanti. Una eventuale ulteriore proroga, oltre
che irritare i cittadini, segnerebbe una
sconfitta per la politica tutta e anche una
sconfitta personale del ministro che verrebbe
meno a un impegno pubblicamente preso ormai
molti mesi fa”.Non solo petrolio: negli ultimi
anni il WWF e altre associazioni sono state
costrette a contrastare calendari venatori
decisamente inadeguati a quella che dovrebbe
essere la regione verde d’Europa e i successi
ottenuti attraverso la magistratura
amministrativa testimoniano come le ragioni
degli ambientalisti fossero largamente fondate.
Che la Regione del resto non ami particolarmente
le aree protette è testimoniato dal fatto che
ogni anno occorre una mobilitazione per
scongiurare rovinosi tagli nei finanziamenti
destinati alla gestione delle oasi. Impegni di
spesa produttivi anche sul piano puramente
economico visto che i finanziamenti per
l’ambiente, secondo tutte le stime, danno lavoro
e muovono positivamente l’economia, oltre a
svolgere una importante funzione di tutela che
spesso porta anche stanziamenti europei
altrimenti destinati altrove. Che certa politica
sia lontanissima dagli interessi e dalle
aspettative della gente è testimoniato anche dal
fatto che per ben due volte, nel corso del 2013,
la maggioranza che attualmente governa la
Regione ha cercato di “riperimetrare”, tagliando
aree importanti, il Parco regionale Sirente
Velino, scelta sciagurata impedita da una
mobilitazione anche in questo caso senza
precedenti, con oltre 200mila firme raccolte in
pochissimi giorni in difesa dell’area protetta,
fondamentale per la tutela di una specie simbolo
dell’Abruzzo, l’orso marsicano, sempre più in
pericolo per le nostre scelte scriteriate.
Nella impossibilità di inserire
in un bilancio di poche pagine tutte le attività
svolte dal WWF regionale e dalle quattro
strutture territoriali (Chieti, Marsica, Teramo,
Zona frentana e costa teatina, cui si aggiungono
l’Oasi di Penne e l’Istituto Abruzzese Aree
Protette che gestisce le altre riserve WWF
abruzzesi), ci limitiamo ad alcuni, pochi,
aspetti significativi: in uno dei settori
tradizionalmente cari al WWF, la difesa del
verde e degli alberi in particolare, nel 2013
c’è stato il tristissimo episodio di Francavilla
al Mare, dove l’attuale giunta municipale,
sindaco Luciani in testa, con una tenacia degna
di miglior causa, ha decretato la distruzione
dello storico viale Alcione con il taglio di
numerosi tigli. A nulla sono valsi la
mobilitazioni di cittadini, associazioni e della
politica con appelli bipartisan: nulla ha
fermato il taglio. Il WWF non ha potuto far
altro che “rispolverare” il Premio Attila
attribuendolo, a furor di popolo, proprio al
sindaco di Francavilla al Mare. Ben magra
consolazione: quel bellissimo viale ora non
esiste più.
Un altro tema tradizionalmente
seguito dal WWF è il contrasto all’eccessiva
cementificazione del territorio, che oggi viene
significativamente definita “consumo di suolo”.
Una attenzione particolare è stata data alle
costruzioni realizzate in zone fragili: pendii
franosi e aree fluviali. La recente piccola
alluvione (in Abruzzo è scesa una quantità
d’acqua pari a un quarto di quella precipitata
pochi giorni prima in Sardegna) che ha messo in
ginocchio buona parte della regione ha
dimostrato come l’imprevidenza e le scelte
sbagliate di ieri, ma purtroppo anche di oggi,
si possano facilmente ritorcere contro la
collettività con rischi enormi per l’incolumità
delle persone e per l’economia dei territori,
con danni immensi spesso pagati con fondi
pubblici nonostante le scelte sbagliate abbiano
invece portato quasi sempre vantaggi a singoli o
a piccoli gruppi. Gli allagamenti tra fine
novembre e inizio dicembre non sembra purtroppo
che abbiano aperto gli occhi a sindaci e
amministratori della cosa pubblica, ma i
cittadini hanno visto e sapranno valutare.
Ultima, ma non certo per ordine
di importanza, la questione acqua, con tutte le
sue sfaccettature, dalla difesa dei fiumi a una
saggia gestione degli acquedotti. In Abruzzo il
tema riconduce direttamente alla discarica dei
veleni di Bussi che inquinò l’acqua potabile che
arrivava nelle case dei cittadini di Chieti,
Pescara e di buona parte della vallata. Il
processo per inquinamento delle acque dopo una
interminabile fase preliminare, è finalmente
approdato, a fine anno, in Corte d’Assise e nel
2014 ci sarà certamente la sentenza.
“Il WWF – dice il
presidente Di Tizio - in questa vicenda ha
avuto un ruolo importante e ne siamo orgogliosi.
Ma è grave che della tutela degli interessi dei
cittadini e persino della loro salute debba
interessarsi una associazione di volontari, che
vive solo grazie alle quote sociali dei propri
iscritti, piuttosto che le pubbliche istituzioni
a questo deputate per legge. Se mi si chiede che
cosa auguro agli abruzzesi per il 2014, rispondo
con due auspici: di riuscire finalmente a
sceglierci, attraverso il voto, amministratori
pubblici capaci e attenti al bene comune prima
di qualsiasi altra cosa e di avere uffici
pubblici in cui tutti facciano sempre il proprio
dovere. Dovrebbe essere la normalità, e spesso
altrove è così. Per noi purtroppo è soltanto una
speranza”. |