PESCARA,
15.6.2013
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L'uno-due subito in
questi giorni dalla
Regione Abruzzo in
materia di caccia è
clamoroso.
La Corte Costituzionale e il TAR Abruzzo
depositano, rispettivamente, giovedì 20 giugno e
venerdì 21 giugno 2013, due diverse sentenze
destinate a rivoluzionare l'attività venatoria
nella regione.
Tutto nasce dai ricorsi presentati da WWF,
Animalisti Italiani e altre associazioni che
hanno affidato all'Avv. Michele Pezone il
compito di ricorrere sui calendari venatori
2009-2010 e 2010-2011 della regione Abruzzo,
evidenziando fortissime criticità e illogicità
nelle scelte filo-venatorie.
Nel ricorso sul calendario 2010-2011 si
contestava, tra l'altro, anche
l'incostituzionalità della norma contenuta nella
legge Regionale 10/2004 che riammetteva il
cosiddetto “nomadismo venatorio”,
perimetrando un Comparto Unico regionale sulla
Migratoria e rendendo così possibile lo
spostamento dei cacciatori da una parte
all'altra dell'Abruzzo.
Il TAR L'Aquila, giudicando non manifestamente
infondata l'eccezione di costituzionalità, aveva
quindi sollevato il caso davanti alla Corte
Costituzionale. Quest'ultima con una sentenza di
cristallina chiarezza ha sancito che la Legge
Regionale 10/2004 ha violato le normative
nazionali che regolamentano il prelievo
venatorio. La Corte ricorda nella sentenza che
uno dei capisaldi della legge nazionale sulla
Caccia, la 157/92 è il legame tra cacciatori e
territorio attraverso la perimetrazione di
ambiti di caccia di carattere sub-provinciale.
Invece la Regione Abruzzo aveva concesso ai
cacciatori per diversi mesi all'anno di potersi
spostare da un capo all'altro della regione,
definita, come detto, “comparto unico per la
migratoria”.
Il TAR di L'Aquila, invece, ha depositato la
sentenza relativa ad un ricorso presentato da
Aninalisti Italiani e L.A.C. sul calendario
venatorio 2009-2010, dopo aver accolto allora la
richiesta di sospensiva. Nonostante il tempo
trascorso il TAR ha ritenuto opportuno entrare
comunque nel merito perché la Giunta Regionale
deve riproporre ogni anno il calendario
venatorio. Era dunque importante definire la
causa per evitare il ripresentarsi degli stessi
vizi in futuro.
I giudici del tribunale amministrativo aquilano,
con giudizi estremamente duri, hanno fatto
crollare l'esile difesa regionale con commenti
durissimi sull'operato della Giunta Regionale,
che aveva varato un calendario venatorio che si
distaccava dal parere dell'ISPRA ampliando i
periodi di caccia per diverse specie. Tutto ciò
nonostante gli uffici regionali fossero
completamente privi dei necessari dati relativi
all'abbondanza e alla distribuzione delle
diverse specie in Abruzzo. Il TAR ha altresì
censurato il comportamento del Dirigente della
Direzione Agricoltura che si era sostituito alla
Giunta nel riscrivere il calendario venatorio
dopo l'accoglimento da parte dei giudici
amministrativi della richiesta di sospensiva
avanzata dalle associazioni.
WWF e Animalisti Italiani ringraziano l'Avv.Michele
Pezone, il rappresentante delle associazioni in
Consulta venatoria Regionale Augusto De Sanctis
e i diversi attivisti che hanno contribuito a
queste importantissime vittorie. Resta però il
rammarico per il comportamento della Giunta
Regionale e della Direzione Agricoltura che,
nonostante i tempestivi appelli al buon senso e
al rispetto delle leggi inviati dalle
associazioni ambientaliste, hanno voluto
difendere strenuamente una linea di estremismo
venatorio che li ha portati ad una vera e
propria Caporetto. Peccato per le decine di
migliaia di animali che sono stati uccisi dal
2004 ad oggi a causa di una norma rivelatasi ora
anticostituzionale, un attacco al patrimonio
faunistico in piena regola che testimonia la
totale insostenibilità del prelievo venatorio in
Abruzzo. Auspichiamo un immediato cambio di
rotta. |