PESCARA, 20.3.2013 -
Numeri astronomici contraddistinguono il progetto petrolifero
Ombrina mare proposto per il tratto antistante
la Costa dei Trabocchi in provincia di Chieti.
Il WWF, al fine di fare chiarezza, sintetizza i
numeri del progetto, desunti dai documenti
depositati dalla Medoilgas e da altri documenti
ufficiali. Sono, quindi, dati e stime forniti
direttamente dal proponente (che, comunque,
l'associazione si riserva di approfondire
ulteriormente, in special modo quelli relativi
alle emissioni).
Questi, quindi, i numeri del progetto Ombrina.
In mare, a 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata
fin dal 2001 dal Parlamento Italiano come parco
nazionale, dovrebbe sorgere la Piattaforma
Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri X
24 metri X 43,50 metri di altezza sul livello
medio marino (come un palazzo di 10 piani).
Essa sarà collegata ai 4-6 pozzi
che dovrebbero essere perforati in un periodo di
avvio del progetto della durata di 6-9 mesi.
Solo in questa fase verrebbero prodotti
14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto
fanghi di perforazione. La piattaforma
sarà collegata ad una grande nave della classe
Panamax riadattata per diventare una vera e
propria raffineria galleggiante, definita
Floating Production, Storage and Offloading (FPSO),
posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza
dalla costa. La nave avrebbe le seguenti
dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di
larghezza e 54 metri di altezza massima (le
fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri; per
paragone, l'ingombro dello Stadio Adriatico da
curva a curva è 220 metri, quindi 2/3 della
lunghezza della nave, si veda la simulazione
nella foto sopra). Essa è destinata alle
operazioni di separazione dell'olio dal gas,
dissalazione e al delicato processo di
desolforazione del gas, tre fasi normalmente
considerate negli schemi dei petrolieri proprie
della raffinazione (che, poi, ne comprende anche
altre).
La FPSO potrà stoccare 50.000 tonnellate di olio oltre a
10.000-15.000 mc di acqua di formazione.
Ogni mese per 25 anni, la FPSO verrà
avvicinata da un'altra nave che caricherà l'olio
per trasportarlo verso altre destinazioni.
A collegare piattaforma, nave FPSO e Campo S. Stefano (dove
viene diretto il gas addolcito), sarebbero
realizzati da 36 a 42 km di condotte per
olio, gas e acqua di produzione/strato, o
posate o affossate in trincee scavate sul
fondale.
Per questa ragione, lungo 16-17 km di queste condotte sarà
vietato l'ancoraggio a tutte le navi per una
fascia larga 926 m; pertanto, considerando
anche una zona di divieto di 500 metri dalla
FPSO e dalla Piattaforma, tra 1531 a 1624
ettari di mare saranno interdetti all'ancoraggio.
Tutte queste strutture rimarrebbero per almeno 26 anni, di
cui 6-9 mesi destinati alla perforazione e 25
anni alla produzione, rilasciando nel mare
una quantità di metalli pari a 29 tonnellate.
La produzione giornaliera dovrebbe essere di
5-7.000 barili di olio e di 85.000 Smc di gas,
pari, rispettivamente, allo 0,41-0,57% del
consumo giornaliero di petrolio in Italia
(se si considerasse tutta l'energia consumata il
dato sarebbe sensibilmente più basso) allo
0,0001% del consumo di gas (entrambi,
peraltro, in forte calo negli ultimi anni).
Sulla FPSO le attività di separazione e desolforazione
comporterebbero, soprattutto a causa
dell'energia necessaria agli impianti e
all'incenerimento dei gas di scarto,
l'immissione in atmosfera di 2.413.000
tonnellate complessive nei 25 anni di
attività. In queste emissioni sono ricomprese
anche quelle di anidride carbonica, uno dei
principali gas-serra, che non vengono
quantificate dal proponente ma che dovrebbero
essere, in base ai dati di bibliografia,
all'incirca il 10-15% del totale (quindi pari
ad alcune centinaia di migliaia di tonnellate).
Una quota rimanente delle emissioni complessive
relative sia alla fase di perforazione che alla
fase di produzione è costituita da inquinanti
che il proponente quantifica. Sarebbero quindi
emesse:
-8.470,23 tonnellate di metano
(il metano ha un potenziale clima-alterante di
25 volte la CO2)
-915,795 tonnellate di Idrocarburi pesanti e
Composti Organici del Carbonio (VOC)
-1.615,025 tonnellate di ossido di carbonio;
-884,975 tonnellate di ossidi di azoto;
-473,20 tonnellate di ossidi di zolfo;
-912,50 kg di polveri.
Sulla piattaforma ci sono 2 punti di emissione:
-una candela ad alta pressione funzionante 6 ore/anno;
-un braccio spurgo funzionante 36 ore l'anno.
Sulla grande nave FPSO sono previsti 11 punti di
emissione;
-n.1 termodistruttore (inceneritore nello schema)
funzionante h24 tutto l'anno;
-n.2 torce HP e LP funzionanti h24 tutto l'anno;
-n.2 punti di emissioni collegati ai motori da 1MW
ciascuno funzionanti h24 tutto l'anno (in
alternanza e accopiati);
-n.1 punto di emissione dalla caldaia hot oil;
-n.2 generatori elettrici per emergenza (funzionanti 36
ore/anno)
-n.2 torce di emergenza per depressurizzazione (solo in
emergenza)
Infatti. in caso di emergenza. è prevista
l'emissione 50,740 tonnellate/ora di fumi di
combustione di gas acido.
Dichiara Fabrizia Arduini, referente energia del WWF Abruzzo
“In queste settimane la grandissima parte
degli abruzzesi e delle sue istituzioni ha
espresso forte contrarietà a questo progetto.
Con la conferenza stampa di oggi il WWF vuole
presentare una sintesi dei principali dati
relativi all'intervento. Crediamo che queste
informazioni potranno convincere
dell'inopportunità del progetto non solo coloro
che manifestano ancora, probabilmente a causa
della scarsa conoscenza della proposta, qualche
dubbio ma anche i più strenui difensori
dell'impianto. Per questo invitiamo a
partecipare alla manifestazione regionale che si
terrà a Pescara il prossimo sabato 13 aprile,
con partenza alle ore 15:30 dalla Madonnina.
Vogliamo difendere il nostro mare e la nostra
terra dalla deriva petrolifera”.
Dichiara Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo
“Il progetto per il WWF è intrinsecamente
incompatibile con il futuro dell'Adriatico, sia
dal punto di vista dell'ambiente che del
turismo. Presto presenteremo anche un
approfondimento relativo al rischio di
sversamento in mare che è una delle principali
problematiche connesse a questo tipo di
progetti. In ogni caso, basterà considerare che
uno studio inglese ha accertato che i campi con
strutture come quelle previste a Ombrina mare
hanno una frequenza di incidenti doppia rispetto
agli altri impianti petroliferi; il 48% degli
incidenti registrato nelle FPSO comporta perdita
in mare di idrocarburi. Nel 2011 un incidente su
una nave FPSO della Shell in Nigeria ha
comportato la perdita in mare di ben 40.000
barili di petrolio innescando un contenzioso di
oltre 4 miliardi di euro per la compensazione
dei danni. E' sacrosanta, quindi, la
preoccupazione degli abruzzesi rispetto a questo
progetto.” |