TERAMO,
12.4.2014 -
La cultura presenta una “bilancia commerciale”
in attivo: anche in Abruzzo. L’investimento in
attività culturali ha un forte valore aggiunto
sugli investimenti: un “moltiplicatore” pari a
1,7: gli 80 miliardi prodotti dal sistema
culturale italiano nel suo complesso producono
133 miliardi di euro: il 15,3% dell’economia
nazionale. L’Abruzzo poi, presenta valori
superiori rispetto alla media nazionale per
quanto riguarda le imprese giovanili del settore
cultura (13,9% rispetto al 10,8%) e le imprese
culturali al femminile (28,9% rispetto al 23,1).
Cifre, però, che non si traducono in un progetto
riconoscibile per mancanza di un coordinamento e
la frammentazione dei centri di iniziativa.
Sono i dati (elaborazione Simbola 2013)
illustrati da Luigi Burroni (ex preside di
Scienze delle Comunicazioni di Teramo oggi
docente all’Università di Firenze) che insieme a
Carlo Trigiglia (ex ministro della Cultura) sta
conducendo un’indagine mirata per conto delle
Fondazioni delle Casse di risparmio. Spunti di
riflessione significativi per costruire un
“nuovo manifesto per la cultura abruzzese” da
consegnare ai candidati alla Regione: un
obiettivo emerso nel corso della giornata che si
è svolta all’Università di Teramo “Tesoro
cultura” organizzata in collaborazione con
Provincia e Fondazione Tercas.
Molte le proposte per “capitalizzare” questo
tesoro: dalla Provincia l’idea di concedere in
comodato d’uso alle start up culturali e in
generale alle imprese che si occupano del
settore gli immobili pubblici non utilizzati e
che causa crisi il privato non compra. “Per
esempio la Caserma dei Vigili del Fuoco che
mettiamo all’asta inutilmente da quattro anni:
uno spazio bello e strategico che potrebbe
essere utilizzato gratuitamente da associazioni
e imprese” ha dichiarato.
Per il presidente della Fondazione Tercas, Mario
Nuzzo, “L’Abruzzo è definitivamente
scomparso fra le prime sette Regioni mete di
viaggio: ci vorrebbe un’unità di crisi regionale
per far emergere quanto è strategico il valore
cultura e definire una governance che ora manca.
Al tavolo devono stare insieme operatori
culturali, imprese e anche tour operator perché
è indispensabile avere un’offerta integrata per
far si che le proposte, tante e diversificate,
siano chiaramente percepibili e diventino un
pacchetto riconoscibile all’esterno”.
Una frammentazione decisionale sottolineata
anche dalla Sovrintendente regionale ai beni
storici, Lucia Arbace: “L’Abruzzo è una
piccola regione con territori che non dialogano,
si sovrappongono spesso in competizione fra
loro: è un errore. Bisogna decidere qual è il
progetto, qual è il modello e poi lavorarci
insieme. Le diversità sono un valore ma vanno
superati gli steccati provinciali”.
Passare dalla frammentazione al coordinamento,
dai contributi a pioggia all’investimento sulla
qualità, dalla casualità all’inidviduazione di
“grandi attrattori legati all’identità del
territorio”: questi gli obiettivi emersi
dall’incontro che ha visto la partecipazione del
giovane storico abruzzese Emanuele Felice -
insegna Storia economica nell’Università
Autonoma di Barcellona – che nel suo libro
“perché il Sud è rimasto indietro” punta il dito
sull’arretratezza culturale quale fattore di
“mancata coesione sociale e di scarsa competenza
delle classi dirigenti e della politica”. Per
Dante Marianacci, per trent’anni dirigente del
Ministero degli Esteri e direttore di Istituti
culturali italiani in molti Paesi “in Abruzzo
le cose non sembrano molto lontane dalla
situazione che emergeva vent’anni fa quando per
la Rai realizzai un’inchiesta sul rapporto fra
intellettuali e potere”.
Temi ricorrenti anche nel documentario prodotto
dagli studenti di Scienze della Comunicazione –
regia di Andrea Sangiovanni, docente della
Facoltà e montaggio Gustavo Ferraioli – che
ha raccolto la testimonianza di giornalisti e
giovani che si occupano di cultura: un video che
sottolinea la “frattura generazionale”.
La chiosa del rettore, Luciano D’Amico:
“L’Università vuole lavorare su questo tema,
avvalendosi del contributo dei portatori di
interesse e dei centri di ricerca, per arrivare
a comporre un Manifesto sulla cultura da
presentare a chi si candida a governare questa
regione”. |