TERAMO, 3.6.2014 -
I
Sindaci protagonisti della nuova Provincia e
anche della nuova pianificazione territoriale in
un’ottica di collaborazione e condivisione.
Questa una delle principali novità previste dal
Piano strategico provinciale per la
sostenibilità che attribuisce rilevanti
competente di coordinamento alle Conferenze
di Pianificazione dove siederanno i Sindaci;
una per ogni Sistema territoriale complesso. I
sistemi territoriali sono aree omogenee che
dall’interno alla costa mettono insieme i Comuni
per farli decidere insieme su nuovi insediamenti
produttivi e commerciali, compensazione
ambientale, riduzione del consumo di suolo,
messa in sicurezza del territorio. Per i nuovi
insediamenti monofunzionali, ad esempio, la
valutazione sarà fatta avendo a riferimento non
il singolo Comune ma il Sistema Territoriale
all’interno del quale questo è inserito e
dovranno essere ratificati dalla Conferenza di
pianificazione.
La Provincia
di Teramo è il primo ente in Abruzzo a dotarsi
di uno strumento di attuazione della legge
regionale sul “Consumo di suolo” la 24 del 2014
approvata quest’ultima nei primi giorni di
maggio: il primo ente territoriale a contemplare
fra gli strumenti di attuazione il contratto di
fiume e quello di paesaggio. Il Piano per la
sostenibilità ambientale e il consumo di suolo
si pone, secondo il presidente Valter Catarra “fra
gli strumenti di pianificazione e governo del
territorio più avanzati in Italia. Qualcuno ha
detto che è molto di sinistra, qualcun altro
ritiene sia troppo verde: in realtà noi abbiamo
dimostrato che quando si tratta di tutelare gli
interessi fondamentali della comunità ogni
vecchio schema può saltare. Dopo ogni
calamità naturale ci diciamo che bisogna fare
qualcosa, noi, ora l’abbiamo fatto”.
Il Piano è
stato illustrato nel dettaglio questa mattina
dall’assessore all’Urbanistica, Vincenzo Falasca,
dallo stesso presidente Catarra, dall’architetto
dell’ente Giuliano Di Flavio e dall’architetto
Marco De Annuntiis (questi ultimi due nel gruppo
di progettazione del quale fa parte anche
Rosalba D’Onofrio, coordinati da Michele Talia
della Scuola di Architettura e Design
dell’Università di Camerico).
“Le
previsioni di sviluppo degli attuali Piani
consentono l’iperbolica capacità edificatoria
per un milione di abitanti se a questo dato
aggiungiamo il fatto che il 60% delle aree
produttive della vallata del Tordino sono
dismesse salta all’occhio che l’unica economia
possibile è la rigenerazione e la riconversione,
non certo la nuova edificazione. L’obiettivo è
quello di garantire una nuova fase di sviluppo a
costo ambientale zero incentivando la ripresa
degli investimenti in edilizia indirizzati verso
il recupero dei centri storici, il recupero
delle aree dismesse, la cura e la manutenzione
del paesaggio, la rivalutazione delle superfici
agricole”
ha affermato fra l’altro l’assessore Falasca.
Il Piano, che
è stato adottato dal Consiglio provinciale e che
ora dovrà esplicare tutto l’iter per la
presentazione di osservazioni da parte di
singoli o di Comuni prima di arrivare
all’approvazione definitiva, prevede che entro
180 giorni la Provincia predisponga il
regolamento per il funzionamento delle
Conferenze di pianificazione con il quale
saranno stabiliti i tempi e le modalità di prese
di decisione e di voto. Il Piano, infine,
prevede delle norme di salvaguardia per gli
interventi già autorizzati e previsti dagli
strumenti urbanistici vigenti.
I
principi normativi introdotti con il Piano
§ aree
omogenee sovra-comunali
(Sistemi Territoriali Complessi) come scala
territoriale più appropriata ad affrontare le
situazioni di crisi territoriale e a consentire
il ricorso alla co-pianificazione; Ne sono
stati individuati sei, ognuno di essi “divide”
il territorio dalla costa all’interno: Vibrata;
Fino-Piomba; Vomano, Val Tordino-Teramo, Laga,
Gran Sasso.
§ Supertamento
delle incoerenze prodotte dalle politiche
urbanistiche locali (dimensionamento degli
strumenti urbanistici, contrasto dello sprawl e
corretta localizzazione delle grandi
attrezzature territoriali) nell’ambito delle
Conferenze di Pianificazione e
formalizzate tramite Accordi di Programma o
Protocolli d’intesa fra Comuni
§ misure
finalizzate alla “retrocessione”
della capacità edificatoria da residenziale (o
produttiva) ad agricola;
§ contenimento
del consumo di suolo
mediante la promozione di interventi finalizzati
alla rinaturalizzazione di territori
antropizzati e non più utilizzati (“deposito
verde” che prevede
§ individuazione di aree pubbliche
a basso valore
ecologico che potranno essere oggetto di
interventi di bonifica e di risanamento
finalizzati al miglioramento ambientale ed
ecologico.
I Sistemi
Territoriali Complessi costituiranno gli
ambiti privilegiati dove affrontare i temi
dell’assetto policentrico del territorio, di
rilievo sovra-comunale e che necessitano di
azioni di co-pianificazione; ediventano
riferimenti fondamentali al fine di evitare che
le politiche urbanistiche dei singoli Comuni
generino incoerenze a causa della loro
separatezza.
E’ previsto,
inoltre, il ricorso ad una serie di strumenti
che comportano il superamento dei limiti
amministrativi più angusti:
§ Contratti di
Fiume
quali
strumenti di programmazione strategica
volontaria, caratterizzati da un percorso di
co-pianificazione e costruzione di scenari di
sviluppo territoriale durevole condivisi in
itinere con tutti gli attori locali, per
l'implementazione delle azioni e degli
interventi che hanno come oggetto il paesaggio
nel suo insieme, da una parte, e i bacini
fluviali dall'altra. Il Contratto di Fiume si
concretizza in un programma di azioni di
pianificazione e gestione delle acque e del
territorio alla scala di bacino/sottobacino
idrografico in cui vengono definiti gli
interventi da realizzare per la riqualificazione
del bacino fluviale.
§ Contratti di
Paesaggio
quali
programmi di coordinamento paesistico che
consolidano, valorizzano e rinnovano i tessuti
territoriali e agro–forestali. Essi sono
strumenti di programmazione negoziata nei quali
si individuano in maniera concertata gli
obiettivi di sviluppo territoriale
paesaggisticamente sostenibile attraverso il
coinvolgimento degli attori economici, sociali
ed istituzionali.
§ Piani d’Area
sono destinati a ricomporre i possibili
conflitti derivanti dalle principali scelte
insediative compiute dai Comuni (dimensionamento
delle aree edificabili, localizzazione delle
attrezzature di rango urbano, potenziamento
della rete infrastrutturale, ecc.), e trovano
nelle aree “frizionali” di confine la loro più
fruttuosa applicazione
§ Progetti
Strategici
si collocano a un livello di maggiore
complessità e si propongono di implementare
alcune visioni di medio e di lungo periodo. Sono
stati individuati sei progetti strategici,
che mettono in campo le fondamentali
declinazioni della visione di lungo periodo che
è stata posta alla base del Piano Strategico:
Ø Città della
costa,
dove il miglioramento dell’accessibilità e
della mobilità sostenibile costituirà
l’occasione per ammodernare le reti
infrastrutturali, riqualificare il paesaggio
e migliorare la competitività urbana;
Ø Produzione e
sviluppo,
in cui la specializzazione delle attività
economiche potrà essere perseguita grazie al
potenziamento delle dotazioni territoriali e
alla razionalizzazione delle scelte insediative
(ri-naturalizzazione o il ripristino dell’uso
agricolo nelle aree meno accessibili e/o meno
compromesse sotto il profilo ambientale e
applicazione di paradigmi progettuali innovativi
alle aree che presentano le migliori
potenzialità di riqualificazione);
Ø Rete
ecologica e paesaggio,
con interventi finalizzati al potenziamento
delle reti ecologiche, alla messa in sicurezza
del territorio, alla realizzazione di progetti
di valorizzazione paesaggistica e di
compensazione ambientale;
Ø Turismi,
con iniziative che puntano a conseguire il
potenziamento del settore attraverso una
diversificazione dell’offerta ricettiva,
l’integrazione dei circuiti a differente
vocazione (mare, montagna, città d’arte) e la
destagionalizzazione dei flussi turistici;
Ø Una nuova
agricoltura,
con misure che associano il rafforzamento del
sistema agro-alimentare alla messa in rete delle
imprese agricole moderne e al potenziamento
della offerta infrastrutturale;
Ø Dotazioni
territoriali e gestione dei servizi,
mirando a potenziare la rete infrastrutturale
secondaria trasversale (di collegamento tra la
costa e l’interno), a consolidare il telaio
delle accessibilità territoriali (ma con
l’esclusione di quelle direttrici che potrebbero
trainare nuovi processi di urbanizzazione ad
elevato consumo di suolo) e a sostenere alcuni
fondamentali presidi socio-sanitari nelle aree
interne e montane.
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