TERAMO, 13.11.2014 -
Prima
riunione dei nuovi presidenti provinciali, oggi
a L’Aquila. Renzo Di Sabatino ha rilanciato la
proposta di legge per la regionalizzazione delle
Biblioteche Provinciali così come elaborata
dagli stessi Direttori in vista dell’avvicinarsi
della scadenza del 31 dicembre, quando, secondo
la Delrio, la Provincia dovrebbe cessare le
competenze relative alla cultura. “I tempi
stringono – dichiara Di Sabatino in
proposito – e se non cominciamo a fissare
un’agenda operativa, su queste come su altre
funzioni da trasferire a Regione e Comuni,
rischiamo di far entrare in sofferenza i servizi”.
Altra partita
è quella che riguarda il demanio idrico gestito
dalle Province: un servizio che si occupa sia di
rilasciare autorizzazioni sia di vigilare e
comminare sanzioni. Gli utenti sono
essenzialmente gli agricoltori e gli
imprenditori che hanno necessità di prelevare le
acque dai piccoli pozzi e dai corsi d’acqua
superficiali. Per questa attività, delegata
dieci anni fa dalla Regione, la Provincia riceve
8000 mila euro l’anno ma è la Regione a
incassare sia i canoni che le sanzioni: milioni
di euro.
“In dieci
anni di delega la Regione Abruzzo ha incassato
circa 2 milioni dal nostro servizio: si tratta
di risorse che potremmo utilizzare, come del
resto prevede la legge, per interventi contro il
dissesto idrogeologico e la tutela delle acque –
spiega Di Sabatino – in un momento nel quale il
ridisegno di competenze e funzioni impone una
rigida rivisitazione della spesa è necessario
che vengano ricontrattate le condizioni con le
quali a suo tempo furono trasferite una serie di
attività senza una adeguata copertura dei costi”.
Un
trasferimento di risorse previsto dalla “Legge
sul federalismo demaniale” (art. 3 comma 2 del
D.Lgs n. 85 del 28/05/2010 ) che ha sancito che
una quota dei proventi dei canoni ricavati
dalla utilizzazione del demanio idrico venga
destinato alle Province. Pur se in vigore da
molti anni la Regione Abruzzo non ha ancora
stabilito, tramite intesa con le Province, la
quota dei proventi da destinare agli enti
locali. Una quota che servirebbe a ristorare e
risanare i danni ambientali che i territori
subiscono per i prelievi.
“La
nostra, quindi, non è una semplice
rivendicazione economica: una simile scelta
gioverebbe all’ambiente e alla tutela
quantitativa della risorsa idrica, garantendo
maggiori controlli; alla tutela qualitativa
della risorsa idrica dall’inquinamento come
dalla riduzione del rischio idrogeologico;
gioverebbe, infine, anche agli utenti con spese
istruttorie e canoni minori delle attuali
applicate”
conclude il
Presidente. |