TERAMO,
4.6.2014
-
Al
Seminario “Prevenire il bullismo e i
comportamenti a rischio: strategie di intervento
a scuola” svoltosi il 30 maggio c.a. presso l’IIS
Cerulli”, organizzato dall’Ufficio VII – Ambito
territoriale di Teramo, sono interventi, tra
gli altri, la sociologa Elena Buccoliero,
invitata in qualità di esperta nazionale del
bullismo e autrice di numerose pubblicazioni sul
fenomeno, la coordinatrice dell’Osservatorio
regionale permanente per l’Abruzzo, Marisa
Colletti Bottarel , Massimiliano Nardocci,
Dirigente dell’Ambito territoriale di Teramo, la
referente regionale per il bullismo Daniela
Magno. Ha seguito i lavori un ricco pubblico di
insegnanti, dirigenti scolastici, polizia
postale, consulta giovanile, medici, sociologi,
psicologi, volontari che, garantendo la loro
costante partecipazione durante tutta la durata
del convegno, hanno evidenziato il forte
interesse che c’è attorno a questo fenomeno e
la grande necessità di “fare luce“ sia sulle sue
dinamiche ed individuare soluzioni possibili per
evitare il pericoloso rischio/( per i nostri
giovani ) della banalizzazione e della
minimizzazione del fenomeno.
La
Buccoliero ha arricchito il convegno spaziando
sul tema e fornendo indicazioni di intervento
strategico di contrasto e di risoluzione del
bullismo. Inoltre i risultati emersi
dell’indagine hanno posto le basi per una
collaborazione, anche a breve termine, con i
componenti dell’Osservatorio regionale
permanente sul bullismo dell’Abruzzo.
All’interno
del Seminario è stata presentata un’ indagine
conoscitiva sul fenomeno del bullismo promossa
dal Gruppo provinciale sul bullismo di Teramo,
che ha coinvolto le scuole superiori di Nereto,
Sant’Egidio alla Vibrata e Giulianova.
L’indagine è stata realizzata da due dirigenti
sociologi, la dott.ssa Valentina Iannetti del
Ser.t di Nereto e del dott. Emidio Cirilli del
Ser,t, di Giulianova. Dall’analisi dei dati
realizzata con la collaborazione del dott.
Cesareo Calcagni, psicologo presso l’ISC
“Cerulli“ di Giulianova, sono emersi risultati
significativi sul fenomeno bullismo che
confermano in gran parte quelli di altre
indagini realizzate in Abruzzo( dal prof.
Gabriele Di Francesco) e in altre regioni
italiane.
La dott.ssa
Iannetti ha fatto precedere l’analisi dei dati
da una breve premessa:”Per comprendere i
dati è necessario intendersi su cosa è e cosa
non è bullismo. per distinguerli dagli scherzi.
Il bullismo è un fenomeno che nasce nel
mondo adolescenziale ed esprime difficoltà
affettive-relazionali di tutti i suoi attori:
bullo, vittima e testimoni, attraverso una
gestione maladattiva e violenta
dell’aggressività.
Esso è
caratterizzato da: asimmetria della relazione
bullo-vittima, intenzionalità del bullo di
ledere, di arrecare un danno alla vittima, di
persistenza dell’azione persecutoria nel tempo .
Fattori indispensabili per la realizzazione del
comportamento prevaricatorio e persecutorio
adottato dal bullo a danno della vittima. Le
azioni di bullismo possono essere: dirette:
verbali (minacce, calunnie); fisiche
(aggressioni) ; indirette (incluse anche quelle
mediatiche), più subdole ,(diffamazione, le
calunnie, ecc.). Quanto queste prevaricazioni
siano mortifere per la vittima , non può essere
stabilito dai dati ma dalla vittima stessa che
sente quando quel certo atto di bullismo l’ha
“raggiunta e ferita”.Il B. si manifesta dalla
preadolescenza (terza elementare in poi)
all’adolescenza (scuola superiore) con la
seguente modalità: più frequente nei primi anni
e meno frequente ma più intensa, per
persecutorietà, negli anni successivi
(superiori).”
L’indagine
ha evidenziato la presenza di bullismo, nella
realtà osservata, la percentuale del fenomeno è
quasi del 60% e ciò indica che, come attestano
altre ricerche sul tema, il bullismo è
comportamento diffuso tra i ragazzi che merita
un’attenta osservazione e “cura”, evitando di
ricadere nella trappola dei luoghi comuni (c’è
sempre stato, sono solo scherzi, servono per
crescere, ecc.) Un “cattivismo” diffuso. Ciò
premesso, il dato sul quale ci siamo
maggiormente soffermati e sul quale richiameremo
in seguito (con i dati) la vostra attenzione
riguarda la frequenza con la quale il fenomeno
si realizza e le relazioni che intercorrono tra
i vari attori (bullo, testimone e vittima).
Abbiamo
voluto esplorare diverse aree che T. B.e V.
hanno del bullismo: cosa ne pensano,
comportamenti adottati, il motivo, i sentimenti
, i luoghi, la richesta di aiuto della V,l’evoluzone
nel tempo della sua esperienza e l’atteggiamento
del B. nel tempo versoi l’azione del bullismo.
Nelle
lettura dei dati, abbiamo dato sempre una
maggiore attenzione alla frequenza “Si, spesso.
i
testimoni La maggior parte degli atti di
bullismo non si realizzerebbero se non ci
fossero i testimoni, essi hanno funzione di “
pubblico” e sono essenziali per la
rappresentazione dell’azione prevaricante, ma
poiché il bullismo è un disturbo della
relazione, l’attenzione maggiore è stata posta
sulla “relazione”tra bullo e vittima.
E’
risultato che il T. ha la % più vicina al dato
generale, mentre risulta una % molto inferire
sia quella dei bulli che delle vittime (
identica: 4,2% ),il dato a nostro parere indica
un meccanismo di rimozione ( per
comprensibili ragioni di B e V.) e di
conseguenza un preoccupante considerevole
“sommerso”.
Ttra le
Vittime il fenomeno si verifica spesso prevale
la % di V. maschili, mentre la % è pari nei
machi e nelle femmine quando accade “a
volte”.Tra i bulli, i maschi hanno % maggiori
(60%) delle femmine, ma le % delle femmine sono
in avvicinamento (40%).
I Testimoni
sono per il 52,6% passivi, tra questi ci sono i
T, empatici” perché hanno mostrato senso di
colpa per un loro mancato intervento. e T,
indifferenti” per mancanza di coinvolgimento
empatico %.Tra i T., attivi prevalgono i T a
sostegno della vittina34 %, sostenuto il bullo
7,5%
Le aree
esplorate sono state le seguenti:
Cosa
pensi del bullismo: tutti (testimone, bullo,
e vittima) attribuiscono( bullo incluso!) il
bullismo , in primo luogo alla “debolezza
caratteriale del bullo”, a seguire
all’appartenenza del b a “famiglie con dinamiche
relazionali disturbate” e poi ad un generico
“scherzi di cattivo giusto”. il b. attribuisce
anche (a differenza del T., e della V) una
percentuale (%) minima a “brutti scherzi e modi
di passare il tempo” o, operando una
“minimizzazione per “ridurre il senso di colpa.
Da cosa
dipende il bullismo?
I tre
attori del fenomeno attribuiscono maggiori
responsabilità alla; “debolezza del bulli” 35,8%
, a seguire “comportamenti odiosi “ 25,3 % e
“figli di famiglie con dinamiche relazionali
disturbate”23,6%. Il primo dato che ha destato
meraviglia sono state le risposte dei B. che
non risparmiano né loro stessi né le loro
famiglie, anche “minimizzano” con il 26,%
a“brutti scherzi e modi di passare il tempo”
questi dati danno indicazione che siamo di
fronte ad almeno 2 tipologie di bulli ( che come
si è potuto osservare nella parte relativa ai
“ei sentimenti) figurano in % i bulli con sensi
di colpa, e i B, indifferenti.
La
motivazione
Pr il
Bullo, accade perhè la vittima ”MOSTRA
SUPERIORITÀ E NON MI CONSIDERA COME VORREI
Pensiamo
che il dato più significativo , il titolo che
abbiamo voluto dare alla nostra relazione è
quello che percepisce il b. nelle relazione con
la V., quando la vittima non è “scalino “ utile
per apparire più foret, il problema è fissato
dalla relazione intima che il B., percepisce
verso la vittima , generalmente la V, resiliente
e per questo, per raggiungerla per non
consentirle di essere diversa ..di essere”altro
da Sé”… altro dall’omologazione che il B.
pretende , si sente autorizzato ad agire
l’azione persecutoria,( un No non accettato che
è matrice comune nelle vittime di mobbing e
stalking).
Per il
T. prevale la ragione che il b. agisce
perché la V. 34% “ non reagisce” , 21,8% “si
comporta diversamente” e 18,1%“ dimostra
superiorità “, motivazioni che appariranno più
definite nelle slide successive, riferite sia al
B. che alla V.
Il B.
attribuisce la motivazione maggiore a
28,7% mostra superiorità e non mi considera come
vorrei . Pensiamo che questa motivazione
del b. (confermata , con % di poco inferiore
anche dalla vittima) sia conseguente al sentire
intimo del bullo che vive (in animo suo) una
“propria relazione privilegiata con la
vittima”, la quale a sua volta percepisce questa
“preferenza” in modo emotivamente confuso. a
seguire17,4 “si comporta diversamente … “ e
15,7 % “non reagisce ..deve accettare il capo”
Un
considerevole 23% “ha commesso qualcosa di
male” come giustificazione dell’atto
Esistono
infatti almeno due tipi di B. prevale il B
empatico, che si è sentito in colpa ma lo ha
fatto per essere accettato dal gruppo (29,6% ,
il 12,3% ha provato vergogna subito dopo); poi
c’è il, il B.“giustiziere” 22,2 % “meritava
punizione” e il B. indifferente (22,2% “mi sono
sfogato per gioco” 14,8% “ricevo + ammirazione
quando sottometto”)
Ci sono
almeno due tipi di V. V. sottomessa, “fragile”
che solitamente “crolla” attraverso il pianto e
in parte riesce ad interrompere le azioni di B,
la V.“resiliente” che mostra “un rimbalzo
emotivo “delle azioni subite, nello stile, “non
mi tange” ma che, a causa della scarsa abilità
assertiva (scambiata dal bullo per fragilità),
non riesce a modificare la relazione
prevaricatrice e resiste “vittima” nel tempo.
Le
motivazioni della vittima sono in % molto
vicine a quelle del bullo con una prevalenza di
“ti comporti diversamente 26,7 , e subito dopo
per il 25,2% “ non lo consideri e mostri
superiorità. , e successivamente 21,5% “
mostri debolezza/non reagisci …nel sentimento
dopo il dolore c’è % 22% la rabbia e % la
vergogna”
aver
commesso qualcosa di male è de2,2 % per la V.
e6,5% nel testimone. Entrambi a differenza del
bullo oltre il 20% % ( ricerca di
“giustificazioni) non trovano rilevanti queste
ragioni nell’atto di bullismo.
I luoghi
sono per il % la classe, e i maggiore
quando gli episodi si verificano con maggiore
frequenza (Si.Spesso) ed intensità, prevalgono
le aggressioni fisiche la minacce, e solitamente
queste azioni vengono percepite dalla vittima e
dal testimone come azioni di gruppo, mentre il
B, le considera più azioni “ sue” e più
protagonista!
Le
vittime e gli altri
Tra le V
che hanno chiesto aiuto ( 43% ) sono
attualmente serene sono il 36,6% ., sta ancora
male circa il 9% . , Vorrebbe un risarcimento(
intervento riparatore) il 24, 4%. ha superato
da sola il 13% e sta ancora male (senza vera
avuto aiuto ) il 11%
Le V, che
non ne hanno parlato : il 41,3% non lo hanno
fatto perché “nessuno sa cosa fare “ e
24,4%temevo di peggiorare le cose”.
le V, che
hanno ricevuto aiuto per il 50% lo ha avuto
efficace dagli insegnanti , a seguire i parenti
e la famiglia, meno dagli amici.
Questo
dato è molto importante per la prevenzione ep er
la risoluzione degli atti di bullismo- E’ molto
chiaro poiché esso si realizza prevalentemente
nella scuola ( in classe e in istituto
in assenza degli insegnanti o a causa della
“distrazione” degli insegnanti), essi stessi
quando sono capaci ed empatici riescono, se
vogliono, evitare e contrastare il bullismo.
Per
concludere dobbiamo difendere le V. dai B. i B.
da loro stessi. Nel tempo molti b. evolvono con
condotte asociali e devianti, le vittime si
salvano oppure vanno in depressione, disistima
e, quando al condizione è fortemente mortifera,
anche togliendosi la vita!
I ragazzi
T. devono poter conoscere che è possibile agire
in modo solidale senza paura di ritorsioni e che
i,l “cattivismo” non è un valore positivo per
emergere.
Un dato
relativo ai bulli ci det a preoccupazione .
abbiamo chiesto ai B. lo rifaresti?
Il 50,% di
chi lo fa spesso (SI, Spesso) ha risposto !”lo
rifare”, mentre il 40% “mi vergogno, e il 10% “
non so”. I veri bulli tendono a ripetere la
persecutorietà.
, i bulli
situazionali tendono ad aver colpa 44,9% n ha
risposto “no, mi vergogno”. fa riflettere
“Spesso” con “lo rifarei” potrebbe indicare
spunti sociopatici e devianti |