TERAMO
,
25.4.2014 -
Martedì
29 aprile alle ore 10:30 si terrà presso il
Centro didattico gestito da “Solstizio” (Facoltà
di Scienze della Comunicazione dell’Università
di Teramo) il workshop che anticipa e annuncia
l’esposizione Deborderline a cura di
Martina Lolli. Durante tale evento, pensato per
gli studenti di Scienze della Comunicazione, ma
aperto a tutti, si avrà l’occasione di vedere in
anteprima stralci dei video presentati alla
mostra e di conversare con i tre protagonisti di
Deborderline, Flavio Sciolè, Fabio
Scacchioli e Vincenzo Core, i quali
instaureranno un dialogo con gli studenti
soffermandosi sui procedimenti tecnici che hanno
portato alla realizzazione delle loro opere. Al
loro fianco vi saranno gli ideatori di
“Solstizio” che entreranno in merito ai progetti
europei che stanno portando avanti dal 2008.
Il workshop nasce come una
collaborazione con tale progetto, luogo fisico e
virtuale di connessione; le consonanze che
legano la mostra al sopraccitato programma sono
da riscontrare non solo nell’utilizzo dei new
media, ma anche nella volontà di creare una
piattaforma aperta che metta in relazione
diversi individui e che si innervi, appunto, dal
e nel territorio in cui viviamo per aprirsi al
globale attraverso le vie informatiche. Se gli
artisti di Deborderline indagano
l’influenza della tecnologia e del mutamento
ontologico di spazio e tempo della nuova
dimensione dell’infosfera sull’uomo
contemporaneo, il progetto “Solstizio” sfrutta
le potenzialità del “cervello globale” per
creare un’opera d’arte transeunte e cangiante.
Il workshop sarà il momento effettivo in cui
l’arte in mostra il 3 maggio potrà coniugarsi
alle finalità di “Solstizio” in una riuscita
congiunzione di sperimentazione artistica e
azione socio-didattica e per porre le basi ad un
network reale e virtuale in cui tutti sono
invitati a partecipare.
Concept:
la mostra vuole mettere in
risalto l’ascendente sui tre artisti dello
scrittore, filosofo e regista francese Guy
Debord. Nel 1967 Debord pubblica “La società
dello spettacolo”, un libro che premonirà la
pesante influenza dei mass media sul popolo.
Scacchioli, Core e Sciolè, figli di un tempo in
cui le immagini hanno perso ogni referenzialità,
rispondono con un’arte che mette in risalto le
estreme conseguenze della profezia debordiana.
Fabio Scacchioli e Vincenzo Core donano nuova
vita alle immagini di un film indagando a fondo
la narrazione stessa; quest’ultima non viene
negata in toto, quanto indagata nei suoi
elementi costitutivi di rumore, musica, parola e
semantica: le loro figure, sonore e visive, sono
effigi “prismatiche” che risuonano mostrando
tutto il loro potenziale artistico, abbattendo
gli usi precostituiti dell’industria
cinematografica. Nei ‘videotesti’ di Flavio
Sciolè la tendenza anti-narrativa appare come
disagio, ma anche e soprattutto come
liberazione: l’uomo, immerso nel flusso continuo
massmediatico, perde la sua integrità
fenomenologica e diviene soggetto isterico che
ha ormai interiorizzato i movimenti meccanici
della
tecnologia.
L’uomo, a questo punto, si inceppa al pari di un
qualsiasi dispositivo, ormai incapace di
articolare sintatticamente i significanti di una
proposizione.
Biografie
FLAVIO SCIOLE’
(1970). Attore, regista,
performer. La sua ricerca opera nel teatro, nel
cinema e nella performance. Circa 300 i lavori
video proiettati-premiati-segnalati in festival
nazionali ed internazionali in Italia e nel
mondo e migliaia le proiezioni in Italia ( 52a
Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di
Venezia, Romaeuropa). Riceve premi,
retrospettive (Casablanca, Roma, Torino,
Berlino, Londra, New York), scritti. Moduli
principali dell’azione cinematografica:
anticinema, estetica, anti-regia, montaggio in
macchina. Codifica la recitazione inceppata. Ha
curato eventi d’arte e diretto festival
cinematografici, tra questi: CinemAtri (2000),
Exximent (Roma, 2004, 2005), Visioni
Sconsigliate (Pescara,2004). Hanno scritto di
lui: Nocturno, Segno Cinema, Bizzarro Cinema.
Curatori con cui ha lavorato: Lucrezia De
Domizio Durini, Franko B, Giuseppe Casetti,
Achille Bonito Oliva, Gabriele Perretta, Massimo
Nicotra.
FABIO SCACCHIOLI
(1979). Regista sperimentale.
Lavora sul concetto del détournement e del no
copyright; realizza i suoi video assemblando
scene prese da diversi film o modifica i frame
di tali film con mascherine che fanno risaltare
la concretezza delle immagini a scapito di una
narrativa lineare. Nel 2006 collabora con
Gianfranco Baruchello nella sua fondazione
Agricola Cornelia s.p.a. partecipando a mostre e
seminari e alla creazione del film “Un altro
giorno, un altro giorno, un altro giorno”.
Presenzia in varie esposizioni collettive e
partecipa a vari festival nazionali (Torino Film
Festival, Lucca Film Festival) e internazionali
(13ème Festival des Cinémas Différents et
Expérimentaux a Parigi, MADATAC a Madrid, 9th
Berlin International Directors Lounge). Nel 2011
partecipa alla 68.Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica di Venezia con il cortometraggio
"Miss Candace Hilligoss' flickering halo".
VINCENZO CORE
(1982). Studia musica elettronica
con Alessandro Cipriani nel Conservatorio di
Musica L. Refice di Frosinone. Dal 2008 compone
per video, balletti, installazioni e
performance. La sua ricerca espressiva si
concentra sulle relazioni tra i molteplici
materiali compositivi per tracciare percorsi di
senso. Percorsi che possano esprimere la
complessità e la vitalità del Sé. Realizza con
Fabio Scacchioli delle opere audiovisive che
ricevono vari riconoscimenti tra cui le menzioni
di Miglior Opera Audiovisiva nel Premio
Nazionale Delle Arti 2013 e di Miglior
Cortometraggio al Lausanne Underground Film
Festival. Il suo brano “Movimenti sulla Memoria”
per percussioni e nastro magnetico debutta al
Festival Suona Italiano nella Citè de la Musique
et de la danse di Strasburgo.
GUY DEBORD
(1931 – 1994). Filosofo,
scrittore e regista francese. Fonda nel 1957 a
Cosio D’Arroscia l’Internazionale Situazionista
con Pinot-Gallizio, Gianfranco Sanguinetti e gli
artisti del gruppo Cobra. Ha denunciato
l’alienazione dell’uomo dovuta al moderno
sistema del consumismo culturale nel secondo
dopoguerra le cui speculazioni sono culminate
nel libro “La società dello Spettacolo” (1967).
Ivi Debord condensa una teoria rivoluzionaria di
stampo marxista ad una critica del tempo libero
denunciando un mondo che ha perso il proprio
centro. E questo non solo a causa del consumismo
delle immagini, ma di un equivalente astratto
che ha preso il posto del loro referente
oggettivo, un logo capace di gestire i rapporti
sociali tra gli uomini. Fino al 1978 Debord
dirige cortometraggi e lungometraggi montando
frammenti estrapolati da altri film per deviarli
dal significato originario e attribuire loro un
nuovo valore: è il détournement situazionista,
il no copyright come unica via di
salvezza dall’esperienza culturale
preconfezionata dal capitalismo.
MARTINA LOLLI
(1987). Critica d’arte e
curatrice. Laureata in Visual cultures e
Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Belle
Arti di Brera. Nel 2012 partecipa ad uno stage
tenuto dalla performer Marina Abramovic in
occasione della mostra al PAC di Milano “The
Abramovic Method”; ha partecipato
all’organizzazione dell’esposizione “Attrazioni.
Sul collezionismo” a cura di Umberto Palestini
presso L’ARCA di Teramo stilando dei testi per
il catalogo. Scrive testi di critica d’arte e
musicale per il quotidiano di Teramo “La Città”. |