TERAMO
,
31.3.2014 -
Dalla
Voce delle Scienze Motorie dell’Università di
Bologna “Alma Mater Studiorum”,
riceviamo e pubblichiamo:
Turisti per sport
Crescono nel mondo le città che si candidano ad
ospitare i grandi eventi sportivi. Un evento
organizzato all’Università di Teramo ne
illustrerà domani le ragioni; ce le anticipa
Nico Bortoletto, professore di Sociologia nella
Facoltà di Scienze della Comunicazione
dell’Università abruzzese.
Dopo le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali,
svoltesi a Sochi (RUS), già lo sguardo si spinge
ai Mondiali di calcio, che dal prossimo 13
giugno per un mese polarizzeranno l’attenzione
di miliardi di appassionati e, perché no?, di
turisti. Il paese che li ospiterà, il Brasile,
ha promesso una calorosa accoglienza e già ora
si annuncia il tutto esaurito nei principali
alberghi di Rio. Ma il turismo per ragioni
sportive è un fenomeno sociale consistente,
capace di generare uno sviluppo duraturo nelle
città ospitanti, o si esaurirà appena i
riflettori si spegneranno sul grande evento
sportivo di turno?
Se ne parlerà domani 1 aprile, a partire dalle
ore 11:30, nella Facoltà di Scienze politiche
dell’Università degli Studi di Teramo (Campus
universitario di Coste Sant'Agostino, v. R.
Balzarini 1 - 64100 Teramo). I Professori Andrea
Ciccarelli (Statistica economica), Gabriele
Gravina (Economia aziendale), Adolfo Noto
(Storia delle Dottrine politiche) e Nico
Bortoletto (Sociologia) animeranno sul tema una
tavola rotonda, moderata da Everardo Minardi
(Sociologia generale), nel corso della quale
verrà presentato il Manuale di Sociologia dello
sport e dell’attività fisica (di S.Martelli e
Nicola Porro, FrancoAngeli, Milano 2013).
La “Voce”
ha chiesto all’organizzatore Bortoletto,
professore di Sociologia nella Facoltà di
Scienze della Comunicazione dell’Università
abruzzese, di anticiparci i contenuti principali
della tavola rotonda.
1) Sono già 8 le città che, nel mondo, si sono
candidate ad ospitare le Olimpiadi 2024 -tra
queste, anche Roma. Lei pensa che tali
candidature siano ispirate più dalla passione
sportiva, o più dalla speranza di sviluppare il
proprio territorio attirando turisti da tutto il
mondo?
«Lo
svolgersi di un mega-evento sportivo in un
territorio può significare molte cose. La prima
di queste è senz'altro la copertura mediatica,
che assicura visibilità alla località per molti
giorni in tutto il mondo. Non molti oggi
saprebbero dove si trova la cittadina norvegese
di Lillehammer, se nel 1994 non vi si fossero
svolti i Giochi olimpici invernali. Una
copertura mediatica totale, pur con tutti i
rischi del caso, rappresenta il sogno di ogni
amministrazione locale, e ciò per tre ragioni.
In primo luogo è un'occasione per realizzare un
piano straordinario di interventi urbani, al
fine di richiamare ed accogliere degnamente
atleti, dirigenti e tecnici sportivi, e turisti,
che provengono da tutto il mondo. Ad esempio nel
2006 per la gestione dei Giochi olimpici
invernali Sergio Chiamparino, sindaco di Torino,
ricevette poteri straordinari per realizzare
numerose opere e servizi, che hanno trasformato
il volto del capoluogo piemontese. In secondo
luogo un flusso rilevante di capitali, pubblici
e privati, vengono convogliati presso i luoghi
dell'evento, con quanto ne consegue in termini
di visibilità politica, economica e sociale. Una
terza ragione è la creazione di consenso, spesso
proprio a partire dalla passione sportiva.
Questo consenso politico, se ben gestito,
rappresenta un bene rilevante soprattutto per
via degli effetti a lungo termine, che
scavalcano la semplice durata dell'evento
sportivo e che possono innescare processi di
sviluppo, destinati a cambiare sia il tessuto
sociale, sia quello economico della città
ospitante».
2) Secondo lei si può essere turisti per ...
sport? e sportivi facendo turismo?
«Senz'altro.
Il turismo sportivo, vissuto sia da spettatori
sia da atleti, è una delle nuove frontiere del
turismo. Mentre il turismo sportivo degli
spettatori è assai diversificato, e va da
presenze brevi per una singola competizione, del
tipo «mordi e fuggi», fino a permanenze medie e
lunghe e/o a veri e propri viaggi organizzati,
altro discorso è rappresentato dal turismo
sportivo definibile come attivo.
Il corpo del turista, così come quello dello
sportivo, sono eminentemente dei corpi sociali.
In essi troviamo una continua costruzione e
decontrazione di significati, che portano a
continui modellamenti dell'io, in una sorta di
circolarità infinita tra i due poli. Il turismo
sportivo attivo rappresenta uno dei passaggi
forse più significativi dello sviluppo di un
nuovo sistema turistico. Meno ombrelloni e più
biciclette (da corsa).
Maneggiare adeguatamente questo nuovo modello di
turismo, significa ridurre l'impatto del turismo
sull'ambiente, ripensare in una chiave di
sostenibilità sociale alcune infrastrutture dei
luoghi, invitare le persone ad una vita più
attiva, più salutare».
3) Quale suggerimento si sente di dare a chi sta
organizzando la candidatura di una città ad
ospitare un grande evento sportivo?Quale sarebbe
la prima e più importante scelta da compiere per
salvare i valori dello sport e, al contempo, per
assicurare un bilancio positivo per l’azienda
turistica locale?
«Lo
sport è una istituzione sociale e in quanto tale
–come Norbert Elias insegna– è mera espressione
della società che tale istituzione produce. I
valori sono una mera espressione del criterio di
giudizio che una comunità usa per approvare o
disapprova le azioni dei propri componenti.
In questo senso lo sport è una istituzione in
continua trasformazione. Certo, si può
legittimamente ancorare lo sport a valori quali,
ad esempio, la lealtà nel competere, l’olimpismo
e il tendere con tutto se stessi alla vittoria;
ma il rischio di costruire un castello senza
fondamenta sociali è grande. Bisogna osservare
lo sport per ciò che è, in una data società e in
un particolare momento storico. Non è molto
utile comparare una partita di calcio del nostro
campionato con i giochi del Naadam mongolo.
Chiarito questo è però possibile agire,
nell'organizzare una manifestazione, per
rappresentare al meglio lo sport come
un’occasione per ripensare i luoghi e le
opportunità di vita sociale.
Per questo gli organizzatori devono, in linea di
massima, lavorare più con le comunità, che
sulle comunità. E' relativamente utile investire
somme rilevantissime in infrastrutture poco
compatibili, oltre che con l'ambiente, anche con
la vita della comunità. Altrimenti, dopo
l'evento, restano strutture sportive
inutilizzate, che, oltre a rappresentare un
evidente spreco di denaro pubblico, potranno
generare un impatto negativo sulla percezione
che tale comunità ha di se. Il trampolino
olimpico di Pragelato e relativo Hotel
abbandonato, per stare in Italia, rappresentano
un buon metro di misura per comprendere la
necessità di progettazioni sostenibili degli
eventi stessi. E per fare questo è sempre
necessario coinvolgere –con strumenti consultivi
adeguati– le comunità nella progettazione
dell'evento».
Informazioni sempre aggiornate su attività ed
eventi nelle Scienze dello Sport dell’Università
di Bologna si possono trovare nel sito web
dello SportComLab dell’“Alma Mater”
all’indirizzo:
http://www.sportcomlab.it<http://www.sportcomlab.it/>.
Stefano Martelli
Ordinario di Sociologia dei Processi culturali e
comunicativi
presso i CdS in Scienze Motorie
Responsabile dello SportComLab dell’Alma Mater
Per ulteriori informazioni riguardanti l’evento
è possibile contattare il Dott. Alberto Basalù:
vocescienzemotorie@unibo.it
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