PESCARA
,
1.10.2014 -
Venerdì 3 ottobre, alle ore 18:00, nella
magnifica cornice del Mediamuseum a
Pescara in Piazza Alessandrini, si inaugurerà la
Mostra SILVIO MASTRODASCIO Sinfonia di forme
a cura di Giuseppe Bacci con testo di
Maurizio Calvesi.
La mostra, che rimarrà
aperta per due settimane, fino al 18 ottobre
2014, rende omaggio alla produzione plastica di
Silvio Mastrodascio, legata alla tradizione
dell’arte figurativa italiana, e si inserisce
nel solco della ricca tradizione della scultura
italiana confrontandosi con i grandi artisti del
passato e caratterizzandosi anche per i segni
evidenti delle sue origini. Le sue radici,
infatti, si impiantano nella più nobile
tradizione abruzzese e la sua arte trae forza ed
ispirazione dal fertile humus culturale
della nostra terra, che negli ultimi due secoli
ha espresso prestigiose figure di scultori e
pittori.
Ennesimo ritorno
espositivo nella sua terra d’Abruzzo quello di
Silvio Mastrodascio (nato a Cerqueto nel 1943 e
vive e lavora a Toronto, in Canada), che ha
visto la sua personale storia d’artista formarsi
artisticamente in Italia e maturare
professionalmente oltreoceano, in Canada. Sono
state le condizioni contingenti dell’epoca che
gli hanno suggerito di farsi “emigrante”, per
portare avanti la propria storia “artistica” nel
mondo.
Mastrodascio ritorna
volentieri in Abruzzo, che per lui, “artista
lontano”, non è la terra ingrata che ha
dimenticato i propri figli, ma riscopre
l’ardimento di riconoscere i suoi figli lontani
e rendere omaggio alle ragioni del loro operato.
È così che la Città di Teramo, nel 2004, gli
commissiona l’opera La reincarnazione
dell’Universo, una grande scultura in bronzo
patinato collocata all’ingresso del centro
storico della città, con dodici figure
rappresentate all’interno del globo terrestre,
che si fanno sofferti portavoce del proprio
martirio, della propria condizione di “esuli”.
Sempre a Teramo, lungo la
“passeggiata dei tigli”, sono collocati i suoi
busti bronzei dedicati a eminenti personaggi
abruzzesi, lungo un percorso che termina con il
Monumento ai Caduti di Venanzo Crocetti, al
quale certamente Mastrodascio ha ammirato.
Sempre nel teramano, nel Comune di Montorio al
Vomano, gli vengono commissionate altre due
opere: una fontana bronzea ed una poderosa
scultura dedicata alla memoria di Padre
D’Andrea.
Questa personale
Sinfonia di forme al Mediamuseum, che
riunisce più di trenta opere della sua
produzione artistica, offre la possibilità di
approfondire la conoscenza dell'autore, a
partire dalla pluralità di sculture che lo hanno
fatto conoscere al pubblico e chiude la rassegna
la sua ultima creazione Bozzetto per il
monumento all’emigrante di prossima
collocazione a Celano che offrirà un’analisi del
“migrante” mostrando le implicazioni
tecnologiche della collocazione in uno spazio
pubblico e offrendo una sintesi del suo stilema
artistico.
Assai svincolato ed
originale nella scelta di nuove iconografie,
Mastrodascio è un artista di particolare qualità
tecnica, che condivide e sa dare forma a temi
cari alla società del suo tempo, come
dimostrano, ad esempio, le molte immagini legate
all’emigrazione, al sociale e in particolare
alla donna muovendosi con autorevolezza e piena
autonomia nella prestigiosa “Linea italiana”
della scultura figurativa moderna, che ha
raggiunto le massime vette espressive con
Medardo Rossi, Boccioni, Martini, Marini, Manzù,
Crocetti e tanti altri maestri del Novecento.
Lo storico d’arte Maurizio
Calvesi scrive in proposito presentandolo: “Se
parliamo di scultura, occorre tenere presente
che ancora oggi, superata la soglia del Duemila,
la tendenza più viva e vitale in questo settore
della creatività artistica è quella che potremmo
definire genericamente come “figurazione”:
ovvero, un linguaggio
ancorato alla
rappresentazione del corpo umano, immagini e
figure che attingono alle radici della
tradizione”.
“La linea italiana”,
definizione con cui io stesso avevo cercato di
spiegare la straordinaria e singolare eccellenza
della nostra scultura nel mondo, intendeva
sottolineare come la figurazione costituisca un
linguaggio in sostanza ininterrotto a partire
dalla grande tradizione della statuaria romana
fino alle forme tornite e palpitanti del
Rinascimento, e a tutto il Novecento quando si
torna a rivedere, rinnovandone le forme, la
struttura del corpo umano come elemento
irrinunciabile della vocazione plastica.
Non diversamente si
comporta Mastrodascio che, nato in terra
d’Abruzzo, sin dai suoi primi esordi si incontra
con l’affabile e forte scultura dei conterranei
Barbella,
Dantino e Crocetti,
artisti tutti figurativi che attraverso percorsi
e stili diversi, convergono nella scelta di un
prototipo femminile”. |