Dopo
aver assimilato gran parte della mitologica
storia tutt’ora carica di mistero e curiosità,
Marco, spiegaci come nacque l’idea e la sua
attuazione, che, ovviamente, più si addice ad
una persona “navigata”?
«Nel tempo
libero, pensando a qualcosa per non annoiarmi e
leggendo molti libri e fumetti»
Ad un
anziano cronista sportivo sorge una domanda
naturale: la tua vita ha raggiunto 18 primavere
radiose, ma lo sport ti aiutò, con una spinta, o
lo rifuggi?
«Vado in
palestra, ma non mi considero uno sportivo, né
lo sport ha un ruolo rilevante nella mia vita.
Faccio solo quello che serve per star bene»
La tua
visione è immaginativa, ha un limite o sfocia
come un fiume alimentato dalla pioggia?
«Fumetti,
televisione, cinema, libri, tutti i media danno
qualche spunto che spinge a far lavorare la
fantasia, basta farci caso»
Quanto
credibile è la mitologica, antica rivelazione?
«Beh, è un
libro fantasy, la credibilità è l’ultima cosa a
cui penso. Anche se mi piace mettere in
contrasto “reale” e “sovrannaturale”, e per
questo meno una cosa è credibile, meglio è»
Posso
dire che i fumetti di vario genere hanno
influito nello sviluppo del tuo pensiero?
«Molto,
quasi più dei libri. Un libro ti insegna a
scrivere nel senso tradizionale del termine, un
fumetto ti insegna a far vedere quello che
scrivi a chi lo legge»
I tuoi
coetanei, a scuola , come hanno reagito?
«È tutto
esattamente come prima. Scrivere non ha mai
influenzato eccessivamente la mia vita personale
e spero che non lo farà in futuro. Mi piace che
sia solo un hobby»
Quali sono, secondo te, le qualità che non
possono mancare ad un scrittore del genere?
«Banalmente, fantasia e immaginazione. In più un
po’ di umorismo e memoria perché gli intrecci
possono divorarti letteralmente se non stai
attento»
Quale
parte del primo libro ti avvince maggiormente?
«La parte
centrale, in cui c’é la prima “battaglia”,
argomento di diatriba durante l’editing del
primo libro perché troppo lunga, ma che
immaginavo proprio così lunga perché in un certo
senso rifletteva l’ansia e il terrore provato da
delle persone normali catapultate in un mondo
sovrannaturale. Alla fine comunque abbiamo
trovato un punto di incontro e quella battaglia
rimane uno dei miei momenti preferiti»
Marco,
confessa: I vari premi che hai ricevuto per il
primo libro ti hanno stupito? E come hai
reagito?
«No,
principalmente perché non pensavo né penso
seriamente ai concorsi o alla parte “agonistica”
dello scrivere, quindi non pensavo neanche a
partecipare a un concorso, tantomeno di vincerne
uno»
Sei
felice? Ti autocompiaci?
«Sinceramente non mi hanno influenzato più di
tanto. Non ci pensavo prima e non ci penso ora.
Scrivo perché mi piace, se poi ricevo un
riconoscimento ben venga, ma altrimenti vincere
un concorso non è un obiettivo»
La trilogia di Pandora avrà una fine?
«Sì, con il
terzo volume Il Vaso di Pandora viene chiuso e
sigillato a tempo indeterminato, almeno per il
momento. Ho in mente altre cose da scrivere
lontane da quello che è stato il Vaso di
Pandora, sia per argomento che per genere che
per stile»
La tua
penna raggiungerà livelli più alti e profondi?
«Rispetto
al primo volume de Il Vaso di Pandora sono
sicuro di scrivere in maniera diversa, sia
perché sono cresciuto sia perché sono cambiati i
punti di riferimento e i modelli che seguo
quando scrivo»
Chi è
Marco Esposito al suo 18° anno di età?
«Un ragazzo
che ha scritto due libri e che spera di
scriverne altri» |