BELLANTE,
19.2.2015 - Nel
quadro delle attività culturali connesse con la
ricorrenza del centenario della prima guerra
mondiale e in concomitanza della prossima 88^
Adunata Nazionale degli Alpini a L’Aquila, la
Sezione A.N.A. Abruzzi presieduta da Giovanni
Natale, intende tra l’altro far conoscere e
promuovere in questa occasione non solo gli
alpini decorati al valore militare, ma anche
singolari figure di alpini meno noti, che per
fatti d’arme meritano anche loro la giusta
attenzione. L’incarico di riproporre singolari
fatti d’arme è stato affidato all’alpino Sergio
Paolo Sciullo della Rocca decorato medaglia
d’oro mauriziana della Repubblica Italiana,
esperto di storia militare, delegato per il
coordinamento degli alpini abruzzesi all’estero,
che in occasione di un recente briefing tenutosi
a L’Aquila, ha ricordato tra l’altro che
l’Italia è entrata in guerra il 24 maggio 2015 e
nel prossimo mese di maggio oltre all’adunata
nazionale degli alpini ci saranno anche varie
iniziative culturali per la commemorazione del
centenario della prima guerra mondiale.
Appuntamento questo che in buona parte ha visto
impegnato gli alpini nei duri e aspri
combattimenti in montagna, Sciullo della Rocca
ha precisato che alla prima guerra mondiale gli
alpini parteciparono con 88 battaglioni e 66
gruppi di artiglieria da montagna per un totale
di 240.000 uomini mobilitati, tra questi vi
furono anche molti abruzzesi. E’ in quarantotto
mesi di continui combattimenti scrissero pagine
memorabili di eroismo nella nostra storia
patria. In questo contesto ha presentato la
figura del caporale degli alpini Carlo De
Berardinis di Bellante un paese nella Provincia
di Teramo che per l’Abruzzo, risulta essere una
singolare testimonianza storica. Lo stesso era
già alpino nel 1908 nel Battaglione Alpini Pieve
di Teco inquadrato nel 1° Reggimento Alpini,
prima ancora dell’ inizio della Prima Guerra
Mondiale. Successivamente viene inviato in
Cirenaica nel 1912, dove conosce il Generale
Antonio Cantore, morto successivamente nelle
Dolomiti ampezzane. Il fatto è significativo in
quanto il Generale Cantore venne poi considerato
dagli Alpini nella Gerusalemme Celeste un pò il
San Pietro della situazione, cioè quando muore
un Alpino questo va tra gli alpini, accolto nel
Paradiso di Cantore. Altra coincidenza
significativa la partecipazione del soggetto con
il Battaglione alpini “Feltre” ai combattimenti
sul Monte Cauriol, dove morirono ben oltre
10.000 militari italiani sia in azioni di guerra
e sia a causa del freddo e del gelo. Questi
caduti vennero definiti “le morti bianche”, è
tra queste morti bianche, rientra anche il
caporale Carlo De Berardinis di Bellante
deceduto il 15 settembre 1917 a Canal San Bovo.
Lo stesso meritò “La Medaglia per l’Unità
Nazionale” – “La Medaglia commemorativa della
guerra Italo – Turca” e la “Medaglia a ricordo
della guerra 1915 – 1918” la sua figura per
singolarità, è stata segnalata al Sindaco di
Bellante Mario Di Pietro per un giusto ricordo
in ambito locale. Giova inoltre ricordare che il
Monte Cauriol per gli aspri combattimenti
divenne il simbolo del sacrificio degli Alpini e
oggetto di numerosi libri di storia e di canti
militari. Il Cauriol è una vetta della catena
montuosa del Lagorai ed è sita tra il Monte
Grappa e il Monte Ortigara, campi di battaglia
questi, oggi assunti a simbolo perenne della
prima guerra mondiale, la sua conquista facilito
lo sfondamento italiano sul Piave e
l’arretramento dell’esercito Austro-Ungarico.
TESTO DELLA CANZONE DEL “MONTE
CAURIOL”
Fra le rocce, il vento, la neve,
siam costretti la notte a vegliar.
Il nemico crudele e rabbioso
lui cerca sempre il mio petto colpir.
Genitori, piangete, piangete,
vostro figlio è morto da eroe.
Vostro figlio è morto da eroe
su l'aspre cime del Monte Cauriol.
Il suo sangue l'ha dato all'Italia,
il suo spirto ai fiaschi de vin.
Faremo fare un gran passaporto
o vivo o morto dovrà ritornar.
Carlo (I) De Berardinis
(Bellante, 3 maggio 1888 – Caoria di Canal San
Bovo (TN), 15 settembre 1917). Alpino. Nasce a
Bellante in contrada Collemoro, figlio di
Gaetano e Annunziata Di Giangiacomo, entrambi
agricoltori alle dipendenze della famiglia
Tattoni di Bellante. Era il settimo di dieci
figli (gli altri erano: Domenicantonio, Maria,
Celeste, Olindo, Teresa, Giovina, Santino,
Carmela e Giovanni). Solo
in parte trascorrerà l’infanzia in questo paese,
poco dopo, il papà Gaetano sarà costretto per
motivi di lavoro a trasferirsi presso un’altra
famiglia di Mosciano Sant’Angelo (TE), i Savini,
in contrada Ripoli, era il 1896. Successivamente
alla decisione del padre di spostarsi di nuovo,
il Regio Esercito Italiano lo chiama per la
visita di leva, è sarà giudicato idoneo il 14
aprile del 1908, inquadrato tra le file degli
Alpini. All’età di 20 anni parte militare, il 16
ottobre del 1908, nel 1° Reggimento Alpini –
Battaglione Pieve Di Teco, rimarrà fino al 1
settembre del 1910, quando viene posto in
congedo con il 7° Reggimento Alpini –
battaglione Feltre. Durante i due anni di ferma
obbligatoria, partecipò al recupero e al
soccorso dei terremotati di Messina e Reggio
Calabria, del 28 dicembre del 1908 (95.000
morti). Nel frattempo la sua famiglia si era di
nuovo spostata, nei primi di dicembre del 1908,
suo padre Gaetano si era trasferito in un'altra
masseria più grande di proprietà della famiglia
dei Mazzarosa-Devincenzi di Notaresco e Roseto
degli Abruzzi, qui si stabiliscono in località
Cologna paese, nel comune (oggi Roseto degli
Abruzzi) di Montepagano (poi, nel 1936, la sua
famiglia si trasferirà definitivamente a
Giulianova, perché nel 1924 erano diventati
proprietari di un vasto appezzamento di terreno
a Colleranesco). Il 26 settembre del 1911, a
causa della dichiarazione di guerra dell’Italia
alla Turchia, ritorna sotto alle armi nel 6°
Reggimento Alpini – Battaglione Verona, dopo 9
mesi di addestramento, partirà per la guerra
Italo-Turca. Il 20 gennaio del 1912 parte da
Napoli alla volta della Tripolitania e Cirenaica
e successivamente rientrerà il 23 aprile dello
stesso anno. Dopo pochi giorni, il 26 aprile,
verrà congedato con il 7° reggimento Alpini -
Battaglione Feltre. Riceverà dal suo Comando una
medaglia commemorativa per la “Campagna di
Guerra Italo-Turca 1911-1912”. Intanto, il
giovane Carlo, conosce e sposa il 29 aprile del
1914, nel comune di Montepagano e il giorno
successivo, nella Chiesa Madre SS. Annunziata e
Sant’Antimo, Grazia Di Bonaventura (Montepagano,
17 dicembre 1892 – Giulianova, 21 settembre
1966), una giovane ragazza di Montepagano.
L’anno successivo, il 24 aprile del 1915, sua
moglie darà alla luce il primogenito di nome di
Arturo.
Il 10 maggio del 1915, prima della dichiarazione
di guerra all’impero austroungarico (24 maggio
1915) da parte dell’Italia, Carlo lascerà
Cologna paese con destinazione Verona. Dopo solo
13 giorni d’addestramento verrà inviato in zona
di guerra. Dentro la Valle del Vanoi, in
Trentino Alto Adige, sulle montagne della catena
del Lagorai. Rimarrà, senza più rivedere la sua
terra natia e la famiglia, oltre 2 anni e mezzo
sul fronte delle Alpi orientali.
Il Caporal maggiore, a seguito delle ferite e
delle malattie contratte durante la guerra,
morirà la mattina (06:00) del 15 settembre del
1917, nell’Ospedale da Campo numero 131,
allestito nella piccola frazione di Caoria di
Canal San Bovo (TN). Il suo corpo verrà sepolto
prima nel piccolo cimitero di guerra di Caoria e
successivamente spostato nel Sacrario Militare
di Castel Dante di Rovereto (TN). Con il 7°
Reggimento Alpini, Battaglione Feltre, 64°
Compagnia, tra il 23 e il 27 agosto del 1917
conquistò la vetta del Monte Cauriol (quota
2.494 m.), fino al 18 dicembre dello stesso
anno. Sarà onorato con delle medaglie:
dell’Unità D’Italia 1848-1918; Campagna di
Guerra 1915, 1916 e 1917 e Interalleata della
Vittoria 1915-1918. Oggi rimane una sola foto in
divisa, le cartoline dal fronte che scriveva
alla sua amata moglie Grazia e le medaglie
conquistate sul suolo africano e italiano. Caso
volle che prima di partire e per paura di morire
al fronte, si scambio la foto con la moglie
(fatto presso lo studio fotografico di Alfonso
Pela. Paradorsalmente nell’Ospedale da campo 131
operava un capitano amico dell’ufficiale medico
giuliese, Arturo De Martiis. Solo alla fine
degli anni 90, sono riuscito a ritrovare la
salma ritrovata a Caoria di Canal San Bovo (TN).
Dopo anni di ricerche, in collaborazione con: il
Ministero della Difesa Italiano-Commissariato
Generale Onoranze Caduti in Guerra; lo Stato
Maggiore dell’Esercito Italiano-Reparto Affari
Generali dell’Ufficio Storico; l’Archivio di
Stato di Teramo; il Comune di Canal San Bovo
(TN); la Città di Roseto degli Abruzzi (TE); la
Città di Giulianova; l’Associazione Nazionale
Alpini di Trento, Feltre e Caoria e il Centro
Studi Storici Primiero di Fiera di Primiero
(TN), ho ritrovato il luogo della sepoltura.
Alcuni parenti erano certi che le spoglie erano
nel Sacrario militare di Fogliano Re Di Puglia
(GO) in Friuli Venezia Giulia, tanto che in
passato si erano recati per omaggiare il loro
compianto congiunto. Già dal 1996 mi ero
prodigato, attraverso i Ministeri e anche gli
uffici periferici della nostra provincia (comuni
e archivi), ricostruendo il mosaico dei suoi
spostamenti, fino al recentissimo ritrovamento
del luogo della morte e delle sepoltura.
Per onorare
degnamente la figura di questa persona, che
lasciò la sua terra natia e i suoi familiari per
combattere contro gli austroungarici, ho posto
una targa commemorativa a 90anni dalla sua
scomparsa (15 settembre 1917 - 15 settembre
2007) nella cappella di famiglia presso il
cimitero di Giulianova. Sempre lo stesso giorno,
presso la Chiesa di Sant’Antonio, a Giulianova
alta (centro storico), ho fatto celebrare una
messa in suffragio. La targa, posta all’interno
della cappella, reca la seguente scritta:
A CARLO DE
BERARDINIS .
Ad excelsa tendo
(Sempre più in alto) e Nec spe nec metu (Ne con
speranze ne con timore), con questi due motti il
valoroso Caporal Maggiore degli Alpini, Carlo De
Berardinis (detto il Vecio) e il 7° Reggimento
Alpini - Battaglione Feltre - 64° compagnia,
conquistarono tra il 24 e il 27 agosto del 1917,
il Monte Cauriol (a quota 2494). Il 15 settembre
del 1917, all’età di 29 anni, a seguito delle
ferite riportate, si spegneva nell’Ospedale da
Campo n°131 di Caoria. Dopo 90 anni, dai tragici
fatti, la famiglia lo ricorda per aver
sacrificato la propria vita per l’unità
d’Italia.
3 maggio 1888,
Bellante (TE) -15
settembre 1917, Caoria di Canal San Bovo (TN. (Giulianova
lì, 15 settembre 2007).
L’ADDETTO STAMPA
Giuseppe Del Zoppo |