ATRI,
12.3.2015 -
Diciotto punti di interesse, due eventi
speciali, tre mostre fotografiche, un concerto,
uno spettacolo teatrale, una installazione
artistica allestita ad hoc, oltre 150 volontari
tra studenti/ciceroni, scout, protezione civile
e croce rossa, Italia Nostra, più di 20 ore di
apertura continuata dei monumenti e una macchina
organizzativa che sta lavorando da settimane.
Sono questi i numeri che Atri metterà in campo
il 21 e 22 marzo per le giornate di primavera
indette annualmente dal FAI (Fondo Ambiente
Italiano). La città ducale metterà a
disposizione dei visitatori i propri scrigni
monumentali e per la prima volta garantirà
l’apertura dell’antica filanda “Fioranelli” (dal
nome degli ultimi proprietari). Un vero gioiello
di archeologia industriale
(foto)
rimasto per oltre 60 anni chiusa al pubblico ed
ora resa visitabile grazie all’impegno del
Comune e di alcune associazioni di volontariato.
Con una punta di orgoglio Domenico Felicione,
assessore al Turismo e alla Cultura, commenta
l’importante iniziativa: “Diciamo che per la
nostra città è l’ennesimo riconoscimento. E per
questo mi sento di ringraziare la sezione
teramana del FAI che mesi fa ci propose
l’evento. Senza di loro non saremmo riusciti ad
entrare in uno dei circuiti più apprezzati del
nostro Paese. Così come – conclude Felicione –
devo dire un grosso grazie agli istituti
scolastici e a tutti quei volontari atriani che
si sono adoperati per la riuscita di questa
importante manifestazione”.
Impianto dell'industria tessile e
della carta
Filanda di Atri
Cronologia: fine
XIX sec.
Comune: Atri
Provincia: TE
Notizie: I
macchinari della filanda, di cui si hanno
testimonianze, costituiscono le fasi di un ciclo
produttivo per la cardatura, filatura, torcitura
della lana con una organizzazione aziendale di
ridotte dimensioni e con l'utilizzo di energia
elettrica, secondo un sistema di trasmissione a
cinghia, tipico dell'industrializzazione
ottocentesca. Le macchine provengono da zone di
importante tradizione prima artigianale, poi
industriale: Prato e il Biellese. In
particolare, la macchina proveniente da Calle
Mosso (Biella) è interessante poiché molte
macchine del genere andarono perdute
nell'alluvione del 1969. Oggi è conservata nel
museo etnografico del paese. Un esempio tipico
nel suo genere è costituito anche dalla
filatrice a Leeds, simile a quelle impiegate in
Inghilterra in tutta la seconda metà dell'800. |