TERAMO, 21.4.2015 - Il
Coordinamento Ciclabili Abruzzo teramano, dopo
il servizio del sempre ottimo Giancarlo Falconi
sul dissenso dei cittadini del Quartiere
Gammarana di Teramo in merito alla realizzazione
della pista ciclabile progettata
dall'amministrazione Brucchi, vuole dare alcuni
elementi di riflessione in un dibattito che, si
spera, porti questa città a diventare,
realmente, la città del pedone e della
bicicletta.
Da
anni, come coordinamento di diverse associazioni
che hanno a cuore i temi della mobilità
sostenibile, della tutela dell'ambiente e della
vivibilità degli spazi urbani, chiediamo alle
amministrazioni comunali di mettere in atto
azioni concrete per restituire ai cittadini gli
spazi urbani, permettendone la fruizione,
prioritariamente, a piedi e in bicicletta.
In
molte città europee e in alcune città italiane
tale scelta è stata già fatta, e tutti i dati
dicono che è la scelta giusta. A livello di
pianificazione urbanistica il pensare la città
con un punto di vista autocentrico si è
dimostrato perdente, anche se dalle parti nostre
ancora in pochi lo comprendono. L'invasione
delle auto di spazi che dovrebbero essere
patrimonio dei cittadini, favorendo il gioco dei
bambini, la socializzazione nei quartieri, il
passeggio e lo stazionamento di giovani e
anziani, è diventata, purtroppo, una schiavitù
di cui non riusciamo a fare a meno.
E
quando un'amministrazione, come quella teramana,
dopo anni di promesse e tentativi, spesso
falliti, mette in campo un'azione che va
finalmente nella direzione giusta, non sorprende
il fatto che un "intero" quartiere si ribelli.
Tralasciando il
fatto che, spesso, fa molto più rumore un
singolo che grida che una folla silenziosa (e
quindi bisognerebbe capire "chi" è, nel
quartiere, che è contrario al percorso
ciclabile), va sottolineato come nei nostri
quartieri,
sostituire ad esempio molti parcheggi per auto
con quelli per bici, realizzare piste ciclabili
laddove l’auto è regina, favorire l'uso del
mezzo pubblico rispetto all'auto privata, non
solo renderebbe più vivibile il centro abitativo
ma aiuterebbe chiunque a stare più in sintonia
con l’ambiente circostante senza dover
sopportare eccessivamente i problemi legati al
traffico: la salute delle famiglie, così come
l’umore di ogni singolo cittadino,
accoglierebbero positivamente tale cambiamento
in modo da impiegare meno soldi nella cura della
salute ed evitare incidenti dovuti all'utilizzo,
spesso improprio, del mezzo meccanico.
Ma privilegiare la
mobilità pedonale e ciclabile non ha effetti
solo sulla salute, fisica e psichica, delle
persone. Riprendendo un articolo pubblicato on
line, sul sito tuttogreen, evidenziamo come la
bicicletta, ovunque si sia scelto di
privilegiare il suo utilizzo rispetto a quello
dell'automobile, si dimostra essere un canale
efficace in termini di contributo
all’economia, specie l’economia locale, al
punto che in America è stato coniato il termine Bikenomics,
da fusione delle parole bike, bicicletta ed
economics.
Questo per due
ragioni principali:
in primo luogo usare più la bici significa risparmiare
e aumentare il reddito disponibile per
i consumi locali (gestire un auto media ha un
costo annuo di circa 4.000 euro). In secondo
luogo, muoversi in bici nel proprio quartiere /
città e non usare la macchina per fare acquisti,
magari a decine di chilometri di distanza, ci
costringe a scoprire meglio e privilegiare l’offerta
più vicino alla
nostra residenza.
Last, but not least, l’indotto, anche solo turistico,
delle due ruote: si pensi che in uno stato
medio-grosso degli USA, il Wisconsin, uno studio
parla di una bike
economy,
di un impatto
economico,
turistico in primis, della bicicletta, che da
solo vale 1,5
miliardi su base annua per
lo Stato. In Europa uno studio dell'Unione
Europea dimostra che il turismo in bicicletta
muove qualcosa come 44 miliardi di euro l'anno,
di cui 2 miliardi in Italia.
Insomma, bicicletta
vuole dire più soldi che restano nella comunità:
partendo dalle realtà più immediate come il
fatto che l’utilizzo della bicicletta per
recarsi al lavoro migliora chi la utilizza di
conseguenza il datore di lavoro vedrà più
profitti o che lasciando l’auto in garage, e
girando la città pedalando, i negozi della città
risulterebbero essere un’attrattiva maggiore. La
comunità, inoltre, vedrebbe destinarsi più soldi
dato che i cittadini
non si impegnerebbero più grosse somme per la
benzina,
le assicurazioni e
per l’acquisto
dell’auto.
Certo è che, per far sì che questo avvenga, è
comunque necessario mettere a disposizione i giusti
strumenti: un servizio
di bike-sharing semplice,
un trasporto urbano efficiente, percorsi
promiscui sicuri che permettano la convivenza di
auto, ciclisti e pedoni (zone 30) e che
colleghino i percorsi esclusivamente ciclabili,
parcheggi di scambio e politiche di
incentivazione dell'utilizzo del mezzo pubblico,
delle due ruote e delle gambe al posto
dell'automobile.
Sicuramente il
progetto della Gammarana è solo un primo passo,
e andrà coordinato con altre progettualità (in
primis il collegamento ciclabile con i parchi
fluviali ed il percorso ciclabile
Teramo-S.Nicolò a Tordino), con la
realizzazione, dove non è possibile costruire
piste in sede propria, di zone 30; con
l'attivazione del bicibus e del piedibus; con il
potenziamento del trasporto pubblico urbano su
gomma e del trasporto ferroviario; con politiche
che favoriscano il posteggio dell'auto ai
margini della città (per i non residenti) e
l'utilizzo del mezzo pubblico e/o della
bicicletta; con la realizzazione di parcheggi
protetti per le biciclette e parcheggi di
interscambio auto/bici; con la valorizzazione
degli ambienti urbani per renderli a misura
d'uomo e permettere ai pedoni, e ai ciclisti, di
fruirli in sicurezza per tutto l'arco dell'anno,
in modo che la città torni ad essere uno spazio
per i cittadini, e non un enorme parcheggio per
le loro auto.
I critici diranno:
e noi le macchine dove le mettiamo? Ogni
rivoluzione ha bisogno di tempi, e di qualche
sacrificio. Se il Comune, e i cittadini, avranno
il coraggio, e la lungimiranza, di andare avanti
per la giusta strada, sicuramente ci sarà sempre
meno bisogno di auto, e di spazi per
parcheggiarle. Nel frattempo potrebbero essere
realizzati spazi di sosta di prossimità, dove
realizzare anche cicloparcheggi, in modo che
residenti e visitatori possano spostarsi
agevolmente nel quartiere, raggiungendo il
proprio mezzo in tempi brevi. In Europa quasi
tutti i quartieri sono zone 30, dove l'auto è
elemento marginale della mobilità, che
privilegia i pedoni e i ciclisti. Teramo
potrebbe essere la città del pedone e della
bici, ma soprattutto la città dove tutti i suoi
abitanti siano contenti di vivere serenamente,
senza i pericoli del traffico, godendo dei
propri spazi urbani finalmente riconquistati.
Invitiamo quindi
l'amministrazione ad andare avanti per la sua
strada, pur coinvolgendo i cittadini nelle
scelte, organizzando incontri di
sensibilizzazione, momenti di confronto,
discussione su progetti reali, ricalibrando le
scelte quando necessario, ma tenendo sempre bene
in mente che la città autocentrica ormai è un
retaggio di un passato che non può più tornare. |