PESCARA,
13.8.2015 -
Da
Walter Squeo di Federpesca
e Cogevo riceviamo e pubblichiamo:
Ogni
operatore economico esistente prima della
nascita dell'Area Marina Protetta Torre del
Cerrano è stato accontentato nelle sue richieste
o almeno non è stato penalizzato nello svolgere
la sua attività anche andando contro la politica
che un parco dovrebbe avere, cioè quella di
tutela e conservazione, nello specifico di un
parco marino quella di tutela e riproduzione
degli esseri viventi in quanto un parco nasce
anche per il sostegno delle attività produttive
fuori la AMP. In poche parole tutelo qui il
pesce si riproduce ed esce fuori dall'area
marina protetta. Questo principio è stato il
cavallo di battaglia dei fondatori dell'AMP come
anche il principio di tutelare le dune e il suo
habitat, di tutelare il FRATINO (riflessione...
anche la tigre del bengala è tutelata ma gli
avvistamenti sono rari, il fratino lo s'incontra
ovunque) ma spesso non teniamo in considerazione
che questo parco nasce in una zona antropizzata,
con una costa sabbiosa e a circa 1 km in mare
fangosa, senza una zona denominata “A”, forse
unico caso in Italia ma solo in Italia può
succedere questo. La costa nel tratto compreso
nel perimetro AMP è insidiata di stabilimenti
balneari che non si sa se rispettano le regole
con le loro strutture in muratura e se sono
compatibili con una AMP. Questi stabilimenti
balneari hanno ottenuto l'autorizzazione,
attraverso una suddivisione dell'arenile in C1
C2 C3, a pulire la spiaggia antistante i loro
chalet. I mezzi autorizzati anche se condotti a
mano sono sempre a motore rimuovono e livellano
la sabbia senza lasciar fare il corso alla
natura. Poi si scopre che a Silvi nei pressi del
torrente Cerrano dopo la mezzanotte entra in
spiaggia un mezzo comunale di grosse dimensioni
con conducente a bordo che pulisce le spiagge
libere e la battigia senza diversificare il
raccolto e lo butta nei pressi del torrente
Cerrano. Ma da alcune foto abbiamo notato che
residui di pulizia dell'arenile vengono
accantonati vicino a dune selvagge. L'ISPRA non
ha perso tempo a bocciare la draga vibrante
perchè incompatibile senza sperimentazione,
quelle gomme che solcano la spiaggia sono
compatibili con l'arenile? A quell'ora
l'operatore che costeggia le dune riesce a
vedere la presenza di un nido fratino? Senza
parlare di altri esseri viventi che potrebbero
popolare la battigia in orari notturni (vedi
la tartaruga "caretta caretta" a Roseto).
Aggiungiamo
inoltre che per venire incontro alle esigenze
economiche dei proprietari degli chalet questi
possono iniziare a pulire, a far rumore, con i
propri mezzi dopo il 15 maggio perchè si ritiene
che in quel periodo il Fratino abbia finito la
cova ma non è cosi dato che abbiamo le prove di
nidi esistenti e monitorati anche in giugno ma
per accontentare gli operatori del settore si è
accorciata la gestazione del fratino. Bisogna
vedere se gli chalet non solo sono
ecocompatibili ma anche se questi possono
lucrare su un bene pagato dalla comunità quale è
il parco torre del Cerrano.
Piccola
pesca artigianale, che poi di artigianale non ha
nulla in quanto sono diventati in alcuni casi
dei veri allevamenti naturali a costo zero.
Innanzitutto non “calano” e non “salpano” le
attrezzature a mano ma usano un verricello
idraulico (con olio in pressione). A noi è stato
detto di tornare a pescare in modo manuale ma
questi soggetti residenti possono invece usare
un attrezzo meccanico quindi avere la
possibilità di calare più nasse o più reti in
quanto non hanno la fatica nelle braccia. In
secondo luogo questi soggetti possono mettere
l'intero ammontare della propria attrezzatura,
consentita dalla legge, all'interno del
perimetro del parco. Addirittura possono
aumentare il quantitativo in base alle persone
imbarcate. Considerando che i pescatori
residenti non sono pochi fate voi un calcolo di
quante nasse o reti o cestini possono essere
messi dentro al parco, qui cade il concetto di
riproduzione per far sì che operatori fuori al
parco possano usufruire dei frutti di esso. L
'ente parco dovrebbe consentire un PRELIEVO
LIMITATO e una posa limitata per ogni soggetto
economico. Inoltre questi soggetti finito il
prodotto all'interno del parco possono spostare
le proprie attrezzature fuori dai confini e
questo crea una concorrenza sleale per chi non
può mettere le reti dentro al parco. Ci è stato
detto che in recenti riunioni tra ente gestore
parco e piccola pesca si è parlato
dell'allargamento delle maglie delle reti per
limitare la cattura ma la piccola sommossa dei
più, i pescatori locali hanno fatto fare marcia
indietro a chi consigliava questa pratica.
Ennesima dimostrazione che quando un operatore
locale alza la voce viene ascoltato... chissà
perchè??
Abbiamo
notato che sono state recintate delle zone di
arenile meglio conosciute come "dune" con
cartelli che chiedono di non camminare
all'interno del recinto in quanto habitat di
riproduzione del Fratino. Lodevole... ma non si
capisce perchè alcune dune sono recintate e
altre del tutto simili, identiche e vicine non
sono recintate, non sono tutelate, forse non
meritano di essere difese eppure il coccolato
Fratino in quanto animale selvatico potrebbe
fare il proprio nido in una duna non tutelata
oppure fuori dalla duna, sperando che la ruspa
non lo schiacci. Forse non sono recintate perchè
molti usano queste dune come rimessaggio per le
barche. Sia da diporto che piccola pesca. Come
mai non si è perso tempo a rimuovere le
vongolare e invece queste barche possono
distruggere le dune? Ricordo che le dune sono
uno dei 3 fondamenti per cui nasce questo parco
(Antico porto, fratino e dune).
Proprio il
caso di un parco a metà tra legalità e
autorizzazioni per rendere legale ciò che fa
comodo per il quieto vivere tra gli operatori
economici locali e il parco stesso. |