TERAMO,
5.2.2015 - Quella
che era stata definita da più parti “la
deriva petrolifera abruzzese”
subisce un netto smacco dai giudici
amministrativi e proprio su uno degli aspetti
più controversi: il diritto delle
amministrazioni locali ad avere un ruolo nelle
decisioni.
Il
Tribunale amministravo del Lazio, infatti, ha
annullato il Decreto del Ministero dello
Sviluppo Economico con il quale si accordava
alle società Gas Plus, Medoilgas e Petrorep
Italiana il permesso di ricerca idrocarburi
liquidi e gassosi nell’area “Colle dei Nidi”:
circa 83 chilometri di territorio fra la
provincia teramana e quella ascolana con dentro
11 Comuni.
Una sentenza che farà giurisprudenza perché è la
prima volta (l’unico precedente riguarda solo
concessioni a mare) che un Tribunale riconosce
il diritto degli enti enti locali a partecipare
alla fase istruttoria e procedimentale. I
permessi, infatti, sono stati concessi tutti
prima della Sblocca Italia (peraltro già
impugnato da sei Regioni e fra queste l’Abruzzo)
quando era ancora in vigore la legge 239 del
2004 che, esplicitamente, prevede la
“partecipazione delle amministrazioni statali,
regionali e locali”.
La
portata giuridica e politica della sentenza
emessa dal Tar Lazio su ricorso dei Comuni di
Bellante, Campli e Mosciano Sant’Angelo è stata
illustrata questa mattina nel corso di una
conferenza stampa che si è svolta in Provincia
con la partecipazione dei sindaci, Giuliano
Galiffa, Mario Di Pietro e Pietro Quaresimale,
del presidente Renzo Di Sabatino, dell’avvocato
Pietro Colasante e del consulente giuridico Enzo
Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale
all’Università di Teramo; degli avvocati
dell’ente Antonio Zecchino e Luigi De Meis.
“Ci
avevano dato dei velleitari
– ha dichiarato il sindaco
del Comune di Bellante, Mario Di Pietro
– oggi non ci sentiamo
più soli. La nostra non è una battaglia contro
il progresso, come qualcuno vorrebbe farla
intendere: ma una azione altamente istituzionale
a difesa dei diritti e degli interessi dei
cittadini. Noi sappiamo, semplicemente, che un
programma di petrolizzazione del territorio
abruzzese e teramano è sbagliato come modello di
sviluppo; agli incerti esiti economici per la
comunità si contrappone un sicuro danno per la
nostro territorio e per il tessuto produttivo
locale fatto di agricoltura di qualità, di
ecosostenibilità, di qualità ambientale e
turistica”. Nell’area
Colle dei Nidi, per fare un esempio, esiste
tutta la produzione della DOGXC Colline
teramane.
Alza il tiro il presidente
Di Sabatino (la
Provincia si è costituita prima dell’udienza
revocando la delibera della precedente
amministrazione di “non adesione” e questa
mattina il Presidente ha sottolineato la piena
condivisione delle ragioni dei Comuni): “La
politica abruzzese deve fare un salto di
qualità, l’ho dico anche al mio partito il Pd,
non è possibile che le amministrazioni locali
assumono una posizione, la difendono nei
Tribunali spendendo dei soldi, e poi, in
Parlamento, i nostri rappresentanti prendono
decisioni diverse. Ci deve essere un’unica linea
politica” ha affermato
aggiungendo: “Il
programma di petrolizzazione, anche per la
consistenza numerica delle concessioni,
rappresenta una vera e propria aggressione ad
una Regione che sta disegnando il suo futuro in
senso completamente diverso”.
Il ricorso , ha spiegato
l’avvocato Colasante, si fondava su tre
obiezioni: omessa assoggetabilità al Via;
l’intesa della Regione sottoscritta da un
dirigente; il mancato coinvolgimento degli enti
locali. “Il Tar ha
annullato la concessione basandosi solo sul
mancato coinvolgimento degli enti locali perché
ha ritenuto questo motivo sufficiente da solo.
In caso di ricorso della controparte, quindi,
abbiamo altre carte da giocarci”.
La sentenza del Tar ha un effetto
domino ed è per questo che è ritenuta ”altamente
strategica” rispetto alla filiera istituzionale
e al rapporto fra territori e società
petrolifere. “Non
c’erano precedenti – ha chiarito
Enzo Di Salvatore–
e la coraggiosa decisione dei tre Comuni
teramani di fare ricorso è stata considerata da
più parti temeraria. Ma ora abbiamo un
precedente che pone più di un paletto alle
modalità utilizzate dal Governo prima del 2009,
praticamente la maggior parte. Ci sono numerosi
motivi per credere che il distretto abruzzese è
particolarmente strategico per le società
petrolifere, visto che a San Benedetto, la
stessa Medoil vuole aprire un impianto per lo
stoccaggio del gas. Certo, con lo Slocca Italia,
che pone ogni potere decisionale in mano al
Governo bypassando completamente Regione ed Enti
locali, lo scenario potrebbe cambiare
completamente. Ma sei Regioni hanno già fatto
ricorso e fra queste c’è anche l’Abruzzo”. |