TERAMO,
3.9.2015 –
Il comitato "Zero Waste Teramo" manifesta
pubblicamente il proprio dissenso verso l’art.
35 della legge "Sblocca Italia", che prevede 12
nuovi impianti di incenerimento rifiuti sul
territorio nazionale, fra cui uno nella Regione
Abruzzo. Pertanto, chiede al Governatore
dell’Abruzzo Luciano D'Alfonso e al Consiglio
Regionale di opporsi alla sua attuazione nella
Conferenza Stato Regioni in programma per il 9
settembre, in quanto lesivo dell’autonomia e
degli interessi regionali.
L’articolo 35 del D.L. 133 del 12 settembre 2014
“Sblocca Italia” interferisce con i programmi
regionali e interviene sull’autonomia della
Regione Abruzzo, prevedendo un impianto di
incenerimento nel territorio abruzzese non
contemplato dal Piano Regionale Rifiuti di cui
alla legge regionale 45 del 2007. Secondo il
comitato "Zero Waste Teramo", in questa legge
gli inceneritori sono capziosamente definiti
“infrastrutture strategiche di preminente
interesse nazionale”, per autorizzare il
Consiglio dei Ministri a decidere in merito,
provocando un ulteriore innalzamento
dell’inquinamento atmosferico (metalli pesanti,
diossine, particolato ultra-fine) con gravi
ricadute per la salute e per l’economia, e
azzerando l’impegno dei cittadini virtuosi che
adottano le buone pratiche della raccolta
differenziata e della riduzione della produzione
dei rifiuti.
«Il territorio abruzzese è già
abbondantemente martoriato dall’inquinamento da
rifiuti, avendo sul suo territorio, densamente
abitato e a prevalente vocazione turistica, la
discarica abusiva di rifiuti tossici più grande
d'Europa, con ricadute negative sull'ambiente e
sulla salute», ha specificato il presidente
del comitato Zero Waste Teramo, Luciana Del
Grande. «Gli inceneritori sono
infrastrutture "pesanti", molto costose, che
richiedono alimentazione con flussi di
indifferenziato garantiti per 25 anni, deprimono
la Raccolta Differenziata e, per ammortizzare
l’investimento, inducono a produrre sempre più
rifiuti. Inoltre non risolvono l’annoso
problema delle discariche poiché producono
scorie solide pari a circa il 10% in termine di
volume e al 20-25% in termine di peso dei
rifiuti bruciati, oltre a ceneri per il 5%. Si
tratta in gran parte di rifiuti speciali e come
tali vanno stoccati in adeguate discariche. Si
renderanno per questo necessarie due tipologie
di strutture: una per lo smaltimento delle
ceneri volanti e una per le scorie».
Lo schema di Decreto è in netta contrapposizione
con le normative europee che puntano
sull'Economia Circolare, come previsto dalla
Direttiva CEE 98/2008, che stabilisce una
precisa gerarchia dei rifiuti, che vede le
seguenti azioni riguardo una corretta e virtuosa
gestione della “risorsa rifiuto”: 1) riduzione;
2) recupero; 3) riciclo; 4) riuso. Sono azioni
che preludono ad una sostanziale diminuzione
della produzione dei rifiuti, propedeutiche alla
conseguente diminuzione dello “smaltimento” dei
rifiuti. Il mancato rispetto di tale gerarchia,
e del raggiungimento degli obiettivi fissati per
la percentuale di raccolta differenziata,
provocherebbe automaticamente procedura di
infrazione, che il Paese sta già pagando per
varie centinaia di milioni di euro.
Rimangono in secondo piano le tante evidenze, di
cui il territorio abruzzese è ormai ricchissimo,
di distretti anche vasti che arrivano alla
minimizzazione del rifiuto avviato a discarica
grazie a quanto avviene a monte: ottimizzazione
continua della raccolta differenziata, programmi
di riduzione, introduzione dei sistemi di
tariffazione puntuale, ecc. Questa
“flessibilità” di sistema verrebbe messa a
repentaglio dalla necessità di alimentare un
inceneritore. In molti Comuni della Regione
Abruzzo, e in particolare nel territorio
teramano, realtà virtuose che puntano sulle
buone pratiche e che già fanno registrare
obiettivi del 60%-70% di RD (che prevedono
obiettivi superiori al 70-75% oltre ai piani di
prevenzione rifiuti) sarebbero costrette a
rivederli al ribasso, visto che con l’articolo
in parola si assume il conseguimento del 65% di
RD e non un punto di percentuale in più.
Esistono sistemi operativi alternativi,
"Fabbriche dei Materiali", ovvero impianti a
freddo con recupero di materia praticabili e
praticati, che costano molto meno, si
costruiscono più velocemente, comportano più
posti di lavoro, non inquinano e permettono di
risparmiare energia in quantità tripla. Sono
impianti che, combinando sistemi di selezione e
di stabilizzazione biologica, possono essere
agevolmente e progressivamente convertiti in
impianti di trattamento dell’organico pulito
(per farne compost) e dei materiali provenienti
dalla raccolta differenziata (per valorizzarli
sul mercato delle materie di recupero).
«Se questo tentativo passasse», ha
concluso il presidente del comitato" Zero Waste
Teramo", Luciana del Grande, «si
brucerebbe l’opportunità di estendere sempre più
le buone pratiche verso rifiuti zero. Queste
sono decisive non solo per la tutela sanitaria
ed ambientale delle comunità e dei territori, ma
addirittura per la nostra intera economia,
bisognosa delle materie primarie e secondarie
contenute nei rifiuti. Per tutte queste
motivazioni, il comitato "Zero Waste Teramo"
dice "no" agli inceneritori». |