TERAMO,
4.8.2017 -
Sono ventitré su ventotto gli
edifici scolastici sottoposti agli studi di
vulnerabilità sismica in questi tre mesi: negli
altri cinque erano già stati misurati. Per tutte
le strutture scolastiche, la Provincia ha
commissionato anche le prove statiche (vera
discriminante di legge sulle eventuali chiusure
degli edifici per ragioni di sicurezza) in
maniera da avere un quadro complessivo sulla
tenuta delle strutture. I risultati sono stati
presentati questa mattina in conferenza stampa
dal presidente
Renzo Di Sabatino
e dal consigliere delegato all’edilizia
scolastica,
Mirko Rossi.
Prima della conferenza stampala Provincia ha
incontrato i dirigenti scolastici, l’Ufficio
scolastico e la Consulta degli Studenti.
E’ la prima Provincia abruzzese,
una delle poche in Italia, a dotarsi di una
mappa del rischio su tutti gli edifici anche se
l’obbligo della dotazione della vulnerabilità
sismica è scaduta nel 2013 e solo il 30% del
patrimonio edilizio pubblico italiano è stato
“misurato”.
L’ente ha investito fondi propri
di bilancio utilizzando le risorse derivate
dalla vendita della Caserma dei carabinieri di
Teramo: finanziamenti con i quali, nel corso
dell’estate, sono stati realizzati anche tutti
gli interventi riguardanti l’antincendio
mettendo a norma ciò che non era e sostituendo
gli impianti obsoleti.
Al momento - sono ancora in corso
le elaborazioni in alcune strutture di Atri e
Roseto e dell’Istituto d’arte Grue di Castelli -
due scuole, l’Ipsia “Pagliaccetti” di Giulianova
(foto)
e il “Marino” di Teramo, non superano la soglia
dello 0,20. La legge, in proposito, non fissa
una soglia minima di sicurezza (valore massimo
1) limitandosi a sottolineare che sono
prioritari gli interventi in quelle strutture
dove l’indice è più vicino allo zero. Occorre
tener conto che in una stessa struttura possono
esserci tanti indici di vulnerabilità quanti
sono i corpi di costruzione e che solo la
combinazione fra la vulnerabilità sismica e le
prove statiche rimandano un quadro corretto e
completo.
Altro calcolo compiuto sulla base
di convenzionali indicatori tecnici ed economici
quello relativo ai costi di adeguamento sismico
di tutto il patrimonio scolastico: per arrivare
al valore massimo di 1 occorrono 163 milioni di
euro.
«La
Provincia chiuderà le strutture che si trovano
al di sotto dello 0,20 in area sismica 2 (dove
possono verificarsi forti terremoti) quindi il
“Marino” di Teramo (200 studenti circa) e l’Ipsia
di Giulianova (circa 120 studenti) che pur
trovandosi in area 3 (la possibilità che si
verifichino forti terremoti è rara) ha
registrano numerosi parametri negativi anche
nelle indagini statiche. Stesso principio sarà
adottato per le altre strutture che non
raggiungono lo 0,20 in area 3: saranno chiuse
solo se l’indagine statica darà parametri
negativi (è il caso ad esempio del magistrale
Saffo di Roseto)».
L'aspetto determinante per ogni decisione sulla
chiusura delle strutture è proprio l'indagine
statica e il suo risultato negativo; il
parametro dello 0,20 non è un parametro di legge
visto che la norma parla di limiti vicino allo
zero e anche in questo caso non impone alcuna
chiusura. Solo l'indagine statica negativa
determina la decisione della chiusura. L'esempio
del magistrale Saffo di Roseto veniva usato in
questo senso perchè ha un indice al di sotto
dello 0,20 in area 3 ma sarà solo l'indagine
statica, che è in corso e che al momento non da
motivo di credere che sia negativa, a
determinare le decisioni della Provincia.
Soluzioni a breve termine
«Faremo subito i lavori nelle
strutture che hanno un buon indice e che in
tempi brevi e con investimenti già previsti
possono raggiungere un grado di sicurezza
ottimale–
ha dichiarato questa mattina il presidente Renzo
Di Sabatino
–
il Milli, il Comi, il Pascal a
Teramo sono tutte strutture sulle quali
certamente investire anche perché hanno spazi
significativi e che rappresentano una risorsa
significativa in un piano di riorganizzazione.
Gli indici sono solo l’inizio di un percorso:
sulle scuole c’è la nostra massima attenzione
sia per ragioni di sicurezza sia perché è chiaro
che le scelte hanno ricadute socio-urbanistiche
determinanti per le città dove sono ospitate: la
Provincia si è fatta una sua idea ma ci
confronteremo con gli enti locali».
Gli studenti del “Marino” di
Teramo saranno ospitati in una delle scuole dove
c’è disponibilità di aule (si stanno valutando
in queste ore un paio di opzioni ma certo si
pensa ad una soluzione di prossimità ha
specifico Mirko Rossi); quelli dell’Ipsia
“Pagliaccetti” di Giulianova verranno
momentaneamente trasferiti all’Iti “Cerulli”
(stessa dirigenza scolastica); inizieranno a
breve lavori al “Milli” di Teramo, scuola che ha
fra gli indici migliori (0,68) per sistemare il
tetto e i solai e recuperare altri spazi che
verranno utilizzati nel breve periodo per le
esigenze che si porranno.
A illustrare la mappa degli
indici lo stesso consigliere delegato Mirko
Rossi, che è entrato nel dettaglio delle schede:
«Entro
fine agosto arriveranno anche gli indici delle
scuole che ancora mancano all’appello –
ha sottolineato
– ma allo stato delle conoscenze non ci
aspettiamo sorprese negative. Il lavoro è
complesso significativo sul piano delle
procedure tecnico-amministrative: ogni scuola ha
più corpi, ogni corpo deve essere valutato
singolarmente. Ogni scuola ha una storia,
all’Einstein di Teramo, ad esempio abbiamo
deciso di compiere tutti e tre i livelli di
esame perché volevamo essere certi del
risultato».
Soluzioni a medio termine
La Provincia ha a disposizione un
ampio patrimonio di edilizia scolastica che, a
prescindere dalle priorità determinate dal
terremoto e dalla messa in sicurezza, consente
di pianificare la riorganizzazione degli spazi
anche sulla base dell’andamento delle iscrizioni
e della popolazione studentesca.
«“Al
Pascal” di Teramo sono già stati destinati 5
milioni e 400 mila euro per un intervento che
porterà la struttura a raggiungere l’indice
massimo sui corpi di fabbrica oggetto di
intervento
–
ha proseguito il Presidente
-
L’Ufficio scolastico per la
ricostruzione ha approvato definitivamente il
progetto di miglioramento sismico del “Comi” di
Teramo che porterà l’intera struttura del corpo
più antico (quello frontale) allo 0,80. in
questo caso si recupera uno spazio “sicuro” per
una popolazione studentesca di circa oltre 800
persone. Il liceo “Delfico” è titolare di un
intervento che prevede la sistemazione
dell’ultimo piano e del tetto per un importo di
1 milione e 175 mila euro ma questo, pur
migliorando l’assetto complessivo della scuola
non aumenterà l’indice di vulnerabilità. La
Provincia ha chiesto alla Regione altri 2
milioni e 500 mila euro per completare
l’intervento e recuperare ad uso scolastico
anche questa porzione».
Soluzioni a lungo termine
Considerato che la messa in
sicurezza al massimo degli indici di tutte le
strutture scolastiche esistenti comporterebbe
una spesa di 163 milioni di euro, la Provincia,
come sottolineato questa mattina in conferenza
stampa - avvierà un ragionamento su nuovi poli
scolastici che costerebbero meno e sarebbero
realizzati utilizzando le migliori tecniche e
tecnologie antisismiche. Un nuovo polo, già
previsto, sarà realizzato a Roseto, dove la
Provincia ha numerosi plessi in affitto
(l’attuale ubicazione del nuovo Polo,
Voltarrosto, non ha mai convinto la comunità
rivierasca e occorre individuare una nuova
area); anche ad Atri bisogna iniziare un
ragionamento per dismettere ciò che non è utile
o poco conveniente adeguare e realizzare una
nuova struttura.
Un discorso a parte merita la
città capoluogo: la Provincia vorrebbe
rilanciare l’idea di un Polo scolastico di ampie
dimensioni e di nuova concezione nello spazio
della “Gemma Marconi” a Piazza Dante: la
struttura è di proprietà dell’ ASP (ex Ipab). Ma
c’è anche la possibilità di acquisire strutture
antisismiche esistenti. E’ chiaro che a Teramo
come negli altri Comuni scelte di questo tipo
saranno condivise e concertate con gli enti
locali e la comunità. |