TERAMO,
15.11.2017 -
Riapriranno il 15 dicembre gli impianti
sciistici di Prati di Tivo, lo ha deciso questa
mattina l’assemblea della società (in
liquidazione) Gran Sasso Teramano di cui la
Provincia è socio di maggioranza. La stagione si
chiuderà il 31 marzo anche per consentire
un’agevole conclusione dei lavori di messa in
sicurezza dell’intero bacino, lavori finanziati
dalla Regione con 2 milioni di euro e che sono
in via di realizzazione da parte della
Provincia. Impianti e personale saranno gestiti
direttamente dalla Gran Sasso Teramano come è
accaduto per la stagione estiva dopo che la
scadenza del contratto di affidamento (il 2
maggio scorso) al Consorzio Gran Sasso-Prati.
Ieri pomeriggio, intanto, si è
svolta la selezione del personale per la
stagione invernale: sono state individuati 22
addetti con mansioni e qualifiche specifiche,
dal battipista al responsabile del Piano
valanghe. Nei prossimi giorni, quindi,
inizieranno le attività per la predisposizione
dell’assetto invernale degli impianti mentre la
Provincia sta completamento l’individuazione
degli interventi per la messa in sicurezza del
bacino sciistico.
«La gestione estiva,
con le sue 23 mila presenze, è finita in
pareggio anzi con un piccolo utile – dichiara
il presidente Renzo Di Sabatino
–. La gestione diretta degli
impianti da parte della Gran Sasso Teramano, con
una serie di operazioni che hanno consentito una
sensibile riduzione dei costi fissi e una
oculata organizzazione del personale, ci fanno
ben sperare per la stagione invernale. Anche
sulla base di questa esperienza l’assemblea ha
deciso di valutare la possibilità di una
trasformazione societaria, dalla società per
azioni, sovradimensionata e oggi in
liquidazione, a società a responsabilità
limitata. Faremo delle proiezioni con un piano
industriale e un piano finanziario: stiamo
cercando di sciogliere uno alla volta tutti i
nodi che avevano reso aggrovigliata e oltremodo
onerosa per le casse pubbliche, la gestione
degli impianti di risalita».
Altro discorso per gli impianti
di Prato Selva: quelli dell’Abetone sono a fine
vita e hanno subito danni con il terremoto,
potrebbero essere sistemati quelli della
Ginestra ma non c’è alcuna possibilità di una
gestione attiva o quantomeno in pareggio mentre
permangono i “passivi” che si sono accumulati
con le gestioni precedenti affidati a terzi. Al
momento, quindi, gli impianti rimangono chiusi. |