PESCARA,
9.12.2019 -
Quattro riserve regionali abruzzesi valgono
oltre due milioni di euro in termini di servizi
ecosistemici “forniti”. È quanto emerge da uno
studio elaborato nell’ambito di
un progetto coordinato dal Prof. Davide Marino
dell’Università degli Studi del Molise, esperto
di contabilità ambientale e servizi ecosistemici,
che sarà presentato in un incontro pubblico che
si terrà presso la sala convegni della Stazione
di Pescara Centrale giovedì 12 dicembre dalle
ore 9.30
(nella foto Monti Genzana).
Il convegno, promosso dall’Istituto Abruzzese
per le Aree Protette (IAAP), Legambiente Abruzzo
e WWF Abruzzo, vedrà la partecipazione tra i
relatori del Vice Presidente della Regione,
Emanuele Imprudente, del Vice Presidente del WWF
Italia, Dante Caserta, del Presidente di
Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, e del
Responsabile dell’Ufficio Aree Protette, Igino
Chiuchiarelli.
Durante i lavori saranno illustrati i risultati
del progetto pilota che ha definito una proposta
per un modello di valutazione dell’efficacia e
dell’efficienza di gestione delle riserve
regionali che potrà fornire elementi
per monitorare il raggiungimento degli obiettivi
delle riserve, migliorandone così la gestione.
Lo studio, condotto su 4 riserve naturali
abruzzesi (Calanchi di Atri, Gole del
Sagittario, Monte Genzana e Lecceta di Torino di
Sangro), ne ha calcolato il valore in termini di
servizi ecosistemici, vale a dire di benefici
multipli forniti dagli ecosistemi all’uomo
(servizi di supporto quali formazione del suolo
e produzione primaria, di approvvigionamento di
cibo, acqua e materie prime, di mitigazione dei
cambiamenti climatici, di contenimento
dell’erosione, ma anche di promozione
territoriale e culturale come turismo, cultura,
ecc.).
È così emersa, in maniera evidente, l’importanza
delle aree naturali protette, capaci di fornire
enormi benefici a fronte di piccoli
investimenti: ogni euro impiegato dalla Regione
Abruzzo nelle sue riserve regionali ne
produce 5.958 in benefici ecosistemici, tanto
che le quattro riserve prese in considerazione,
ad una prima valutazione, valgono da questo
punto di vista complessivamente
ben 2.216.739.806 euro.
Lo studio ribadisce la necessità di individuare
standard minimi e obiettivi di conservazione,
tramite linee guida regionali, introducendo
degli indicatori e una metodologia che aiuti a
valutare efficacia ed efficienza della gestione
e a programmare su tempi medio-lunghi.
Ciò che appare indispensabile è però garantire
maggiori risorse alle aree protette regionali.
Negli ultimi anni, infatti, il numero delle
riserve è cresciuto mentre sono rimasti fermi i
finanziamenti stanziati.
Senza considerare, poi, che alcune delle riserve
regionali sono diventate anche dei modelli di
sviluppo sostenibile affiancando alla finalità
principale della conservazione quella della
crescita socio-economica delle aree interne o
marginali, spesso svantaggiate dai modelli di
sviluppo tradizionali. Anche per questo è
necessario garantire finanziamenti adeguati a
quelle realtà che hanno avviato un percorso
virtuoso facendo nascere piccole, ma
significative economie locali capaci di dare
occupazione e contrastare quindi lo spopolamento
delle aree interne.
Lo studio mette poi in evidenza come il deficit
tra finanziamenti e attività da svolgere viene
colmato con il volontariato per il 40% tramite
reti di associazioni e volontari legate alle
Riserve che coprono attività che altrimenti non
sarebbero svolte. Il lavoro dei volontari,
preziosissimo, diventa indispensabile e
rappresenta una risorsa aggiuntiva su cui però
gli enti gestori non possono effettuare una
programmazione pluriennale.
Emerge la necessità di dare pertanto stabilità
al personale delle Riserve Regionali che vive
nella precarietà più estrema legata di anno in
anno alle disponibilità di bilancio e che rende
difficile la programmazione.
A ben guardare i fondi ordinari non sono
sufficienti neanche per dare attuazione agli
interventi previsti nei Piani d’Assetto
Naturalistici approvati dalla stessa Regione che
sempre di più dovrà destinare in maniera
funzionale e diretta parte dei fondi comunitari
(PSR, POR ecc.) legandoli anche alla
programmazione e alla progettazione per
intercettare ulteriori finanziamenti della Rete
Natura2000 dell’Unione Europea.
La proposta rivolta alla Regione è quella di
avviare un percorso di governance che
coinvolga tutti gli attori in campo, per attuare
efficacemente la salvaguardia della biodiversità,
garantire il flusso dei servizi ecosistemici,
assicurare finanziamenti adeguati alle realtà
consolidate e nuovi finanziamenti a quelle
nascenti, risolvendo le criticità e l’attuale
precarietà nell’ottica di avere un vero e
proprio sistema di aree protette regionali,
efficace ed efficiente secondo le indicazioni
dell’Unione Internazionale della Conservazione
della Natura (IUCN). |