TERAMO,
12.2.2020 -
Il
rigetto dell’istanza della Ditta Wash per la
realizzazione di una piattaforma per il
trattamento di rifiuti liquidi a Nereto (TE) nel
corso della conferenza di servizi dello scorso
10 febbraio rappresenta un’ottima notizia sia
per il territorio che per il rispetto della
legge.
Nella fase
consultiva enti locali, comitati locali,
associazioni ambientaliste, associazioni di
categoria ed esponenti politici hanno più volte
evidenziato tutte le problematiche nell’iter
procedimentale seguito, nonché l’impatto
ambientale che sarebbe derivato dalla
realizzazione dell’impianto.
Una
procedura nata tre anni fa che si era
sostanzialmente avvitata su se stessa su un
doppio binario legato all’autorizzazione del
nuovo impianto di trattamento rifiuti, da un
lato, e alla presunta sanatoria per la
concessione di prelievo di acqua per l’impianto
già esistente di lavanderia industriale,
dall’altro.
Dal punto
di vista ambientale questo stop deve
rappresentare il punto di avvio per il
risanamento dell’area del Torrente Vibrata.
Il “Piano
di Tutela delle Acque” regionale classifica lo
stato ecologico del bacino del Vibrata come
“cattivo” a causa di ben 19 pressioni esistenti:
depuratori di acque reflue urbane, siti
industriali abbandonati, prelievi ad uso
industriali, abbandono di rifiuti, discariche da
sottoporre a bonifiche o comunque con
superamento di concentrazioni soglia di
contaminazione, ecc.. E sempre nel Piano la
situazione del Vibrata viene descritta in
termini molto gravi: “il corpo idrico presenta
criticità nel tratto a monte, dovuta ad una
scarsa portata idrica per più periodi durante
l'anno in cui la portata del fiume è data
solamente dallo scarico dell’impianto di
S.Egidio (conforme). Si tratta di un corpo
idrico con delle pressioni antropiche
elevatissime rispetto alla portata dello stesso
e alla capacità autodepurativa. Il carico di
reflui urbani è elevatissimo e costituisce
l’intera portata del corpo idrico. Anche le
pressioni agricole sono notevoli e l’area è una
Zona Vulnerabile da Nitrati di origine
agricola”. E diversi altri studi condotti
sull’area evidenziano problematiche nella falda,
nelle acque superficiali e in tutta la piana del
Vibrata.
Come
richiesto da sempre, il WWF ribadisce che è
tempo di avviare per il bacino del Vibrata un
piano di risanamento ambientale che miri
all’eliminazione degli apporti inquinanti e
contestualmente alla rinaturalizzazione del
corso d’acqua. |