NEW
YORK,
10.10.2013
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Pieno di humor e calcolata
indulgenza, non alza la voce (salvo
quando serve e allora son dolori, mi dicono).
Rifugge dalla superstizione
la vita di Francesco Mastromauro, avvocato e
Sindaco della città di
Giulianova. Lui è una cornucopia di vicende
politiche e professionali che
lo seguiranno sicuramente sino ai più alti
pinnacoli politici.
Questo figlio di terra
abruzzese è senza dubbio un magnifico istrione
Giuliese.
In questa nostra intervista esclusiva, via
telefono da New York, il
Sindaco di Castrum Novum va diretto al sodo con
la perentorietà di
chi non ha dubbi quando parla chiaramente della
città dove è nato
e svolge la sua importante opera professionale e
politica.
Sindaco Mastromauro, su cosa ha puntato subito
all'indomani del Suo insediamento?
Il primo obiettivo, tra gli altri, è stato
quello di mettere mano al piano Regolatore
Generale che risaliva al dicembre 1994 e,
quindi, doveva essere adeguato alle mutate
esigenze. Per una città improntata a dinamismo e
innovazione, bisognava assolutamente eliminare
tutto ciò che in quel piano non andava. Tanto
vero che aveva ingessato per decenni molte zone
della città, vanificando le attese dei
cittadini. Ed io, come promesso, in cento giorni
ho fatto in modo che tutte le osservazioni
venissero portate in Consiglio. Dopo che l'iter
è stato ultimato, dal 13 marzo scorso il nuovo
strumento urbanistico è efficace. Finalmente
sono stati tolti lacci e lacciuoli. E i frutti
di questo impegno già si vedono.
Come e quando nacque la sua passione per la
politica?
Era il 1999 quando decisi di scendere in campo.
Prima di quella data seguivo le vicende
politiche della mia città non dico
distrattamente ma con l'atteggiamento di chi
cerca di capire piuttosto che criticare senza
disporre di una conoscenza approfondita dei
fatti. Insomma c'è stata una sorta di
apprendistato. E poi ho sempre pensato che per
fare politica bisognasse avere prima una
collocazione nella vita, di tipo professionale e
personale. E non raggiungerla attraverso la
politica. Sennò la politica non è impegno e
passione, ma strumento ed arrivismo. E
inevitabilmente la si sporca. Come mi sembra
stia accadendo diffusamente.
Mesi fa ha rinunciato a candidarsi alla Regione
per restare a Giulianova. Rimane ferma la sua
decisione anche ora che si voterà nella prossima
primavera?
La conferenza stampa dell'11 luglio scorso in
cui dichiarai che non mi sarei dimesso anzitempo
per candidarmi alla Regione, e ciò con lo scopo
di evitare il commissariamento del Comune, è
stata per molti una sorpresa. E ciò in quanto
alcuni, non conoscendomi evidentemente, davano
per scontate le mie dimissioni. Addirittura la
sera prima della conferenza stampa, il TG di RAI
3 Abruzzo aveva assicurato che la conferenza
stampa era stata indetta per ufficializzare le
mie dimissioni. La stessa cosa su alcuni
quotidiani, blog e siti web d'informazione. Beh,
il toto dimissioni ha fatto perdere molti
scommettitori, rimasti con un palmo di naso.
Quindi, nessuna candidatura se questa comporta
il commissariamento di Giulianova. E mi pare di
aver risposto.
Quanto
esatta è la voce secondo la quale lei ha in
proposito un “salto” politico nelle alte sfere?
Non so chi abbia messo in giro queste voci, né
sulla base di quali presupposti. Il mio partito,
che è il PD, da tempo, ed è stato il primo, ha
un sistema di scelta dei candidati, ad ogni
livello, attraverso le primarie. E ciò con lo
scopo di favorire la democrazia dal basso, come
si suol dire. Cioè si vuole che tutti, iscritti
e simpatizzanti, scelgano chi li deve
rappresentare, secondo un modello di democrazia
matura. Se e quando il salto ci sarà, saranno
gli iscritti ed i simpatizzanti a deciderlo
attraverso, appunto, le primarie. Da parte mia
non posso che ringraziare l'Unione comunale del
PD per aver pubblicamente espresso
considerazione ed apprezzamento nei miei
confronti. E ringrazio anche i cittadini, tanti
e non solo di Giulianova, che in ogni occasione
mi manifestano simpatia e considerazione.
Le piace essere riconosciuto per strada?
Si, è una bella sensazione. Amo molto
relazionarmi con gli altri, scambiare opinioni,
condividere altri punti vista, confrontarmi.
Credo però che per mia moglie e per i miei amici
sia un po' faticoso stare con me quando
passeggiamo. E la cosa vale a Giulianova come a
Teramo o in altre località. Molti mi fermano,
scambiano opinioni, chiedono il mio punto di
vista. Ed allora per percorrere i 175 metri del
lungomare monumentale di Giulianova impiego
quanto un mezzofondista.
Qual è la sua grande passione?
Non è un mistero per nessuno che io ami il
calcio, soprattutto la squadra della mia città,
il Giulianova. Al secondo posto c'è senz'altro
il cinema. A casa ho una filmoteca di oltre
1.500 titoli.
Considerato che è un Sindaco tifoso, dove va il
calcio giallorosso dopo la ferita del
fallimento?
Intanto va subito detto che come sindaco, e come
tifoso giallorosso, sono orgoglioso di aver
fatto in modo, ed è un risultato storico, che il
nostro stadio Rubens Fadini, grazie all'impegno
della mia amministrazione, abbia finalmente
ottenuto l'agibilità. Oggi il Fadini, con
quello di Teramo, è l'unico stadio a norma della
provincia Basta, dunque, con le ordinanze da
firmare per consentire di far disputare gli
incontri nel nostro impianto. Mi son beccato una
denuncia, e presto ci sarà il processo, per aver
firmato l'ordinanza che ha permesso, il 1 aprile
2012, di disputare al Fadini la partita
Giulianova–Vigor Lamezia, che consentì alla
nostra squadra di ottenere la salvezza sul
campo. Per quanto concerne invece il calcio
giocato, ritengo si debba ripartire dalla cura
del vivaio, dai giovani talenti che a Giulianova
nascono come funghi da sempre, e che hanno
consentito alla nostra squadra di vincere dieci
titoli nazionale a livello giovanile. La crisi
economica devastante non consente più agli
imprenditori operanti nel nostro territorio di
impegnarsi in spese divenute ormai insostenibili
ed io aggiungerei anche non più rispondenti a
criteri etici, tenuto conto che molti hanno
perso il lavoro, non arrivano a fine mese e
davvero non sanno più come andare avanti.
Se non avesse fatto l'avvocato, quale lavoro
avrebbe voluto fare?
Iniziai i miei studi universitari a Medicina
prima di virare verso il diritto. Mi chiedo
sempre come sarebbe stato fare il chirurgo.
Cosa vogliono oggi i cittadini?
Il lavoro, innanzitutto. Perché, come recita
esattamente la Costituzione all'articolo 4, il
lavoro concorre al progresso materiale e
spirituale della società. E poi pretendono
giustamente di essere ascoltati ed avere
interlocutori credibili. Vogliono pulizia.
Rigore. Rispetto dei diritti. E tornare a
sperare nel futuro.
I
suoi avversari politici l’accusano di
narcisismo, di molto fumo e poco arrosto: tutto
qui?
No, non è tutto qui. Sono state dette cose
molto più cattive di queste, con un livore quasi
belluino da sconfinare nell'odio. E' il frutto
tossico di un imbarbarimento che purtroppo tende
ad allargarsi, ma ancora per fortuna
minoritario, circoscritto a quei pochi che hanno
bisogno dell'invettiva gratuita per dare un
senso, anche minimo ma vitale, ad una esistenza
probabilmente anonima e incolore. La
frustrazione e la scarsa stima personale, si sa,
necessitano sempre di uno sfogo. Ma per fortuna
sono tanti coloro che apprezzano il mio lavoro e
sanno quanto sincero e faticoso sia il mio
impegno per la città. Narcisista? Un po' si, lo
ammetto. Ma credo che un po' di "sano"
narcisismo non faccia ombra ad uno sviluppo
armonioso della personalità. Condivido chi ha
affermato che la patologia non sta nel
narcisismo in sé, ma nel modo in cui si integra
con tutti gli altri aspetti della nostra
personalità. Sul fumo e sull'arrosto invece
credo proprio di poter dire che il primo non mi
appartiene.
Il collega Ludovico Raimondi mi ripete spesso,
scherzosamente, una “sentenza” che la riguarda
da vicino: Il film “Filadelfia” si conclude con
questa sentenza:”mille avvocati legati assieme
in fondo all’Oceano sono un buon inizio”.
Lei, brillante avvocato e
cinefilo, cosa ne pensa?
Ha affermato Efraim Medina Reyes in “Quello che
ancora non sai del pesce ghiaccio”, prendendo
spunto proprio dalla risposta data da Thom Hanks
in quel film, che gli avvocati suscitano una
naturale avversione. Penso derivi dal fatto che
la pratica del diritto è antichissima, e quindi
nei secoli si sono sedimentati stereotipi
negativi su questa professione che ha
indubbiamente un peso molto incidente, a volte
persino condizionante, nella vita degli
individui. Tanto da essere stata accostata in
parallelo a quella del medico, altra categoria
antichissima che, non a caso, ha conteso agli
avvocati la primogenitura. Illuminante in
proposito come Benedetto XIV risolse una
querelle tra medici e avvocati che non volevano
muoversi, durante un corteo religioso,
accampando diritti antichi di precedenza. Papa
Lambertini sentenziò nel suo arguto latino
“Praecedant latrones – sequantur carnefices”,
cioè precedano i ladroni, seguano i carnefici.
Quindi, caro Lino, il sospetto e l'avversione
nei confronti degli avvocati vengono da lontano.
Ed anche i giornalisti non ne sono immuni.
Scriveva Fred Allen che per un giornalista un
essere umano è un oggetto avvolto nella pelle.
Che dire? Siamo esseri umani, con pregi e
difetti. La differenza la fa sempre l'individuo.
E poiché si è citato un film, ed io in effetti
sono un cinefilo impenitente, allora voglio
tirare in ballo “Un eroe borghese”, un film ed
un libro di Corrado Stajano, a me molto cari,
sulla storia, verissima, del milanese Giorgio
Ambrosoli. Lui era un avvocato che fece il suo
dovere fino in fondo e perciò pagò con la vita.
In ogni caso diceva giustamente Charles Dickens
ne “La
bottega dell'antiquario” che se
non ci fosse gente cattiva, non ci sarebbero
buoni avvocati.
Mi dica, com’è oggi la ridente spiaggia
adriatica?
La nostra è una spiaggia ambita e di grandissima
qualità. Non lo dico io, ma i riconoscimenti
ottenuti. Abbiamo la Bandiera Blu, Tre Vele di
Legambiente e la Bandiera Verde dei pediatri
italiani. Sa quante sono le località balneari
che, in Italia, possono vantare questo en plei?
Appena otto. E noi siamo tra queste otto.
Giulianova non aveva mai ottenuto prima questi
riconoscimenti e tutti assieme.
E come sogna la Giulianova di domani?
Una città in cui modernità, innovazione e
bellezze paesaggistiche e storiche siano
armoniosamente combinate. Ho lavorato per
questo. Stiamo lavorando per questo.
Il piatto preferito?
Da abruzzese verace, naturalmente i maccheroni
alla chitarra. Con le immancabili pallottelle. E
da giuliese innamorato della sua città e delle
tradizioni naturalmente il brodetto. Quello
nostro, ovviamente.
Chi è Francesco Mastromauro?
Un uomo che amando il sole, apprezza anche la
delicata luminescenza del crepuscolo. Perché la
vita è da amare tutta; anche nei suoi
chiaroscuri. |