Giulianova,
16.3.2012 - Benché non sia del
settore, vorrei porre alla vostra attenzione
alcune riflessioni che ho elaborato nel corso
dell'incontro del 14 marzo scorso, che ho
trovato chiaro e interessante:
«Parlare
di riqualificazione e di riantropizzazione dei
borghi e delle realtà montane, a mio avviso,
deve partire da una visione d’insieme del
tessuto economico e sociale dell’intero
territorio, promuovendone il patrimonio e le
variegate peculiarità e migliorando i servizi di
collegamento tra la costa e l’entroterra,
affinché, come si è detto, vi sia una adeguata
fruibilità da parte del turista. Migliorare
l’offerta e la pubblicizzazione della nostra
terra è un bisogno contingente e dovrebbe
partire dalla valorizzazione delle competenze e
delle
professionalità che, oggi più di ieri, sono in
campo. Dalla valorizzazione dei borghi a quella
dei parchi naturalistici, dai sentieri montani
alle piste ciclabili lungo la costa,
dall’artigianato all’enogastronomia, studiando
nuovi linguaggi e nuove forme di interesse per i
giovani, che sono sempre più dinamici e
partecipi di realtà differenti da quelle del
piccolo paese. Lo stimolo di tornare a una
produzione artigianale c’è, ma fatica a
concretizzarsi, causa le tante peripezie
burocratiche, politiche ed economiche. La
rivalutazione del patrimonio deve interessare
soprattutto le comunità che lo abitano, uscendo
dal campanilismo e dal localismo, per fare rete
con i comuni e le province della regione. A
volte sembra più facile sentirsi giuliese,
teramano, chietino, che pensarsi abruzzese.
Spesso siamo i primi a non conoscere le
bellezze, la storia e la cultura del territorio
confinante con il nostro. Come pensiamo di poter
promuovere e difendere la nostra identità da
mire speculatrici esterne?
Vivendo in una città
di mare ho come l’impressione che la tendenza
generale sia quella di “imprigionare” il turista
in questo o in quell’albergo, in questo o in
quel campeggio, proponendo spettacoli di
animazione che intrattengano l’ospite
nell’angusto spazio ricettivo. Di contro, però,
ho avuto modo di constatare che al mare viene
anche gente con interessi che guardano oltre la
siepe dell’albergo, per conoscere quello che di
bello e culturale la città offre, scoprendo
l’esistenza di paesi e attrazioni di pregio
appena fuori dal confine locale. La meraviglia
della inaspettata scoperta si tramuta in
curiosità e in entusiasmo, per cui quel turista
l’anno successivo, molto probabilmente, cambierà
meta per visitare i luoghi di cui ha sentito
parlare. O forse l’anno successivo programmerà
il suo soggiorno nella stessa località,
prendendo in considerazione la visita di quegli
stessi paesi memorizzati l’anno precedente. In
tal caso un operatore culturale avrebbe reso un
servizio a scapito dell’economia della sua città
o avrebbe reso un servizio a beneficio della
collettività abruzzese tutta?
La promozione
turistica o culturale di un territorio,
pertanto, esige che i primi turisti siano gli
abitanti autoctoni, spesso ignari delle proprie
potenzialità e della propria ricchezza. Questo,
a parer mio, manca all’Abruzzese o meglio al
sistema abruzzese. Se non si conosce non si può
né promuovere né difendere ciò che si possiede.
Negli ultimi tempi siamo tutti più o meno
informati dell’incombente minaccia petrolifera,
che rientra nel progetto politico e
imprenditoriale di tramutare l’Abruzzo da
Regione verde d’Europa in distretto minerario.
Altra spada di Damocle, appesa sulle nostre
nuche da qualche tempo a questa parte, è la
volontà politica di riperimetrare o abolire la
Riserva Naturale del Borsacchio, che è sita
nella provincia di Teramo. Come si fa a
difendere il territorio, l’agricoltura, la
salute umana e ambientale se non si conoscono le
nostre realtà economiche, culturali, sociali e
territoriali? Il No al consumo di territorio si
attua scongiurando sì la cementificazione
diffusa e incontrollata, ma tanto più
ostacolando fortemente i progetti di ricerca e
prospezione di idrocarburi gassosi e liquidi in
terra e in mare, pianificando accuratamente
l’installazione dei fotovoltaici e delle pale
eoliche, ascoltando e mettendo in campo le
competenze dei professionisti del settore.
Significa perciò pianificare il territorio
abbandonando le logiche clientelari e
lobbistiche. Anche per il progetto di
ri-antropizzazione delle realtà a rischio di
vanificazione bisognerebbe partire dall’esempio
della Basilicata, che è la regione con un
altissimo tasso di spopolamento e di migrazione
proprio a causa della petrolizzazione: il miele
e i prodotti della terra sono contaminati dal
petrolio; le falde acquifere sono ormai
contaggiate; i vigneti e i terreni agricoli sono
avvelenati; le case e gli appartamenti sono
svalutati. Nessuno più vuole vivere in quella
regione. Proiettando questa immagine nella
nostra realtà e prendendo il borgo di
Castelbasso come modello, si può dire che un
paese che sta impiegando sforzi, soldi e
professionalità nella cultura e nella rinascita
del posto, si vedrebbe crollare tutto,
vanificare tempo e risorse, nel caso in cui
venisse concessa la possibilità alle ditte
petrolifere di svolgere attività nel contesto in
cui esso si insedia. E Castelbasso è pienamente
inglobato nel progetto denominato “Villa
Carbone”. Lo stesso dicasi per la Riserva del
Borsacchio, addirittura inesistente nel progetto
della MOG, che stima l’area teramana priva di
alcun valore. Si potrebbe continuare con la
Riserva dei Calanchi di Atri, gioiello della
nostra terra. Quindi se da una parte c’è lo
sforzo di ri-popolare i borghi in stato di
abbandono, dall’altra la volontà di incidere sul
territorio con operazioni devastanti deriva
proprio dall’alibi che le aree interessate sono
scarsamente antropizzate. Ecco da dove nasce la
scelta di chi si vuole essere e cosa si vuole
valorizzare.
La migrazione,
inoltre, è un evento naturale dettato da diversi
fattori, tra cui quello di studiare fuori sin da
piccoli: la scelta di alcuni indirizzi
scolastici, prima ancora di quelli universitari,
spesso costringono a spostarsi. In alcune realtà
la scelta è obbligatoria. Questo comporta uno
scollamento con il luogo di origine e penso che
proprio in questa diaspora si insinui il germe
dell’ambizione di fare altro nella vita. I tempi
cambiano e l’economia costringe sin dall’età
dell’industrializzazione a spostarsi dove c’è il
lavoro ed è proprio il lavoro a delineare i
cambiamenti. La vergogna per i mestieri degli
avi coglie le età adolescenziali, credo, poco
quelle mature. Le comunità montane, a detta di
alcuni esponenti politici, sono un costo per lo
Stato Ma la politica si chiede se non sia
maggiore il costo che sostengono le comunità
stesse che abitano l’entroterra? Le vie di
comunicazione sono ancora lacunose e difettose.
Inoltre le nuove attività, a parer mio, più che
vertere nel ripristino esclusivo
dell’artigianato tradizionale dovrebbero
guardare alle nuove competenze e ai nuovi
sbocchi professionali, valorizzando gli studi
compiuti. Ecco, quindi, l’attenzione per
un’economia sostenibile ed ecologica, atta a
incentivare parchi naturali, percorsi
ciclo-pedonabili, ippovie, riserve, laboratori,
fruibilità nel mondo della cultura con aperture
di musei, teatri, cinema, etc.
Altro tasto dolente,
per concludere, è la recente situazione
ferroviaria, che sta portando la morte di gran
parte delle stazioni regionali. I treni a lunga
percorrenza non fermano più nella città di
Giulianova, lasciando scoperta l’intera
provincia di Teramo, come anche i treni locali
che sono obsoleti, sporchi e inadeguati al
trasporto di un numero cospicuo di pendolari.
Ben presto le stazioni della fascia costiera
abruzzese saranno un ulteriore patrimonio
abbandonato, in futuro da riqualificare, perché
in stato di degrado. Altre iniziative, altre
lotte e altri soldi. Altre disillusioni. Altri
eventi migratori. Altri declassamenti sul piano
della sicurezza e del turismo regionale.
E’ questo che vogliamo? E’ questa
la regione o la provincia che desideriamo
abitare e promuovere? I borghi non hanno vita
autonoma. Le realtà urbane esistono in una rete
e in un contesto, da cui non si può prescindere,
specie oggi che il mondo entra in casa via
internet.».
Mi scuso per la mia
prolissità e vi ringrazio della cortese
attenzione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Ludovica
Raimondi
Via Montello, 23
64021 Giulianova
Tel. 3389060136
E-mail
ludorai@yahoo.it
|