Marcello
Sabbatini, l'amico di Ferrari che amava il mare
di Giulianova
di
Lino Manocchia
New York, Novembre 2011 - Gli anni
potranno aver indebolito le forze del cronista,
ma le esperienze passate e le persone che sono
state amiche restano intatte: la ruota della
memoria si ferma ancora per rievocare chi fu,
cosa fece e perchè è rimasto impresso nell’albo
dei ricordi.
Marcello
Sabbatini,
nacque a Teramo il 20 ottobre 1926. Decano dei
giornalisti di motori, lasciò questo mondo tre
anni or sono, il 27 gennaio 2008, per una crisi
cardiaca, all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna.
Incontrai il mio personaggio in pieni anni ’60
sulle sabbie dorate della spiaggia di
Giulianova. Marcello amava il mare, il
suo Gran Sasso, quell’aria tagliente che quasi
ti toglie il respiro, ma
prediligeva
l’odore dell’asfalto delle piste, delle gomme
bruciate, degli scarichi dei motori.
Eppure ogni volta che lo incontravo,
specialmente a San Lazzaro di
Savena, dove pubblicavamo la rivista ‘Rombo’,
Marcello non poteva fare a meno di attaccare a
parlare di
Giulianova, dove, quando il lavoro glielo
consentiva, andava in villeggiatura.
Modesto e apparentemente introverso e burbero,
ma in realtà con un cuore grande da padre e
nonno affettuoso qual era, fu grande amico
dell’Ingegner Ferrari con cui, il più
delle volte, seguiva alla Tv le corse di
F1
dal suo appartamento.
Si
guadagnò il soprannome di ’Zanzara’
perché sapeva come pizzicare al momento giusto,
con le sue precise disquisizioni, da semplice
cronista era divenuto in breve un deus ex
machina del mondo delle quattro ruote:
seguito, copiato, e spesso odiato da chi non lo
conosceva. A 81 anni, era ancora forte come le
montagne del suo Abruzzo, gli acciacchi
dell’inverno che veniva lo avevano rallentato
senza riuscire a
fermarlo.
Sabbatini (a
sinistra) mentre riceve uno dei tanti premi in
carriera
Scrittore poliedrico,
Marcello è stato
di fatto il fondatore del giornalismo sportivo
d’Italia. Si era formato col ‘Corriere
dello sport’, del quale divenne
anche vice direttore, quindi
fondò
’Autosprint’
- oggi diretto dal figlio Alberto -,
successivamente ‘Rombo’,
pubblicazione che diresse con vitalità per 10
anni fino al 1991.
In Italia prima e negli Stati Uniti poi, feci
parte della ‘grande famiglia’ di Carlo
Cavicchi e molti sono i
ricordi che mi restano dell’amicizia che mi
legava a Marcellino. Ogni volta che dagli Usa
arrivavo a Bologna, Marcello aveva pronto uno
dei famosi ristoranti della città
Felsinea, L’Orso, frequentato da attori e
personalità sportive. “Ma voi, in America – diceva -
ce l’avete questi paradisi gastronomici?”. E giù un’altra
battaglia per difendere l’alto lignaggio della
vecchia Teramo, e addirittura del coraggio dei
Giuliesi che respinsero i
Mori dall’epica
Castrum perchè avevano rubato le sue
campane.
Poi Marcello si rimetteva la casacca del
direttore e segnalava al sottoscritto una
dozzina di servizi da effettuare al ritorno in
America.
Pignolo, severo, sereno, fu un padre ed un
maestro, fino alla fine, anche quando ritiratosi
a Bologna ebbe modo di farsi conoscere anche dai
più giovani in veste di colto
opinionista.
Ricordo le continue battaglie vocali su
chi aveva visto
per primo
Nuvolari visto che, per
una strana coincidenza,
’Nivola’ era comparso a entrambi nello
stesso tempo: quasi un’apparizione, un grande
colpo per la carriera giornalistica di entrambi.
Ma Marcellino aveva il grande privilegio di
essere
fido amico del
Drake e questo
contribuiva a fargli vincere le nostre
scaramucce.
Fu sempre lui, un giorno, durante una mia visita
alla redazione a farmi provare una fiammante
Dino Ferrari. “Tieni,
prova, impara che cosa sappiamo fare, noi
italiani” disse. Carlo Cavicchi, al
fianco, sorrise sotto i baffi, ma Marcello non
vide e così evitammo l’ennesima sfida verbale
della redazione.
Se ne è andato via senza tante fanfare nella sua
città d'adozione, Bologna, in un giorno in
cui anche il sole faceva a malapena capolino,
quasi a voler salutare un Uomo dal cuore
generoso, pronto a difendere a spada tratta i
diritti e la giustizia del suo mondo, quello dei
motori.
E chissà se non scelse proprio febbraio per portare ad Enzo Ferrari gli
auguri per i suoi 110 anni da
lassù, aspettando con lui la partenza di un
altro anno ‘rombante’.
Ciao Marce’…
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