NEW
YORK, 26.3.2013
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Novantatre anni or sono a Valmontone (rione
popolare di Trastevere, a Roma) nasceva colui
che, in una carriera che ha misurato sette
decadi, si sarebbe stabilito come icona del
cinematografo italiano con le sue abilità
rappresentative sia della commedia che del
dramma,
Alberto Sordi.
Quarto figlio di Pietro Sordi,
professore di musica e suonatore di bombardino,
e di Maria Righetti, insegnante
elementare, nel 1936 Alberto incise un disco di
fiabe per bambini - per la Fonit- e con il
ricavato partì per Milano dove si iscrisse al
corso di recitazione all’Accademia dei
Filodrammatici.
Il cronista è stato
fortunato di incontrare il “trasteverino” a New
York, dove l’attore era giunto per affari,
accompagnato da una deliziosa dama (foto con
Lino Manocchia ripresa da un ingiallito
quotidiano del 1975; n.d.r).
Che cosa ci fosse
nei personaggi di Sordi non sappiamo e forse non
lo sapeva nemmeno lui. Quel che sappiamo è che
questi “soggetti” non solo ci riescono simpatici
grazie ai talenti di chi imita le pose, ma ci
mettono di buon umore.
Sordi, la
sua più bella battuta?
«Ammazza
che fusto, mamma mia ch’impressione»
I giornali
la danno eternamente per fidanzato… Il suo più
lungo fidanzamento?
«Un
anno»
Il piu’
breve?
«Un
attimo. Il tempo d’una stretta di mano»
Cosa le
piace degli italiani?
«L’umorismo,
l’intelligenza, la fantasia»
(Alberto Sordi e Anna Magnani)
Tra il 1952 e 1955
la popolarità di Sordi esplose sul grande
schermo da prima con due film diretti da
Federico Fellini, ”Lo sceicco
bianco” e “I Vitelloni”, dopo di che
divenne molto consistente e quindi Sordi si
trovò in avanti a recitare senza soluzione di
continuità sino a girare oltre dieci pellicole
l’anno.
Quando decise di fare il regista?
«Quando,
invece di girare dodici film l’anno, cominciai a
girarne due. Quando, insomma, ebbi più tempo a
disposizione»
Che cosa le
ha insegnato l’avanspettacolo?
«Tutto.
Lei non sa che significhi il contatto diretto
col pubblico, un pubblico esigentissimo. Quante
cose si imparano vedendo in seconda fila gli
errori di chi sta in prima: il comico e la
grande soubrette»
Ed I film
americani?
«Mi
son sempre piaciuti. Con il film “America e
Tarzan” la popolarità dell’interpretazione
fu tale che il personaggio venne sviluppato e
consacrato in “Un Americano a Roma”.
Trionfo travolgente ed autentico al botteghino.
Ho avuto delle proposte che sto esaminando».
Sordi si fa notare
con una pellicola sceneggiata da Cesare
Zavattini e diretta in forma anonima da
Vittorio De Sica: ”Mamma mia
che impressione”.
L’avvento della
commedia all’italiana diede vita ad una
moltitudine di personaggi quasi tutti negativi
di “italiano medio”, poco edificanti ma
rispondenti ad una realtà evidente, riscattata
da un magistero recitativo senza eguali, molte
volte collaborando anche al soggetto e alla
sceneggiatura dei film interpretati (circa 150)
e alle 19 pellicole da lui dirette.
Sordi,
quale attrice italiana le piace di più?
«Anna
la bella, la divina Magnani, ma ce ne sono tante
altre»
La sua
specialità?
«Spaghetti,
spaghetti e naturalmente un buon secondo».
Questo era Alberto Sordi,
che amava recitare il ruolo di diversi tipi,
alcuni serio-drammatico ma mai a corto di quel
tocco umoristico-romantico; l’attore che metteva
quasi soggezione di dire qualcosa di originale
su un soggetto, complice il suo mostruoso
talento, geloso della sua vita privata ed amante
della squadra giallorossa della Roma. Dieci anni
fa, all’età di 83 anni, moriva in seguito ad un
attacco cardiaco. Una folla senza precedenti di
oltre un milione di persone partecipò ai
funerali che si tennero nella Basilica
di San Giovanni Laterano,
per esternare l’ultimo saluto:
’Addio Albertone
del nostro cuore’. |