NEW YORK,
22.9.2015 –
Ventiquattro anni or sono, ovvero il 29
settembre 1991, sul glorioso album del Lago
Salato di Bonneville si inserivano i record
mondiali di due vetture tricolori pilotate dal
giornalista Gianni Marin, direttore di Gente
Motori, e dal figlio Riccardo.
Il primo record di velocità, mai registrato nel
passato, fu salutato calorosamente da circa 2
mila spettatori giunti dal sud a nord degli Usa,
che la Rai, presenti l’elicottero e l’operatore
Phil Whitley, che riprese i
momenti elettrizzanti della manifestazione sotto
lo sguardo della Salt Flat Association, ovvero
l’ente di Bonneville che organizza la
manifestazione, e consegna il
simbolo del trionfo ai vincitori e ai nostri
rappresentanti.
Erano due i bolidi impegnati nell’impresa:
l’Alfa Romeo 164 sport e la Lancia-Dedra 10Y
che fermò il tachimetro sui 140,405 miglia
all’ora, risultato notevole che consentì di
stabilire un primato nella classe berline di un
litro e mezzo.
Fu allora un’esperienza entusiasmante. Il Lago
Salato ci conquistò ancora una volta, pur
essendo arrivati lassù in diverse passate, col
suo sale abbacinante, le nere montagne di un
mondo dove l’automobilismo vive ancora quella
sua forma di primitismo naif che ormai
è impossibile trovare
altrove.
Fu la Fiat Tipo 16 valvole ad ottenere il record
assoluto (128,841 miglia all’ora pari a 207,305
chilometri orari) che i nostri
rappresentanti festeggiarono nel corso della
settimana. La presenza dell’Alfa scosse i
partecipanti che non si stancavano di
osservare i prodotti dello “Stivale” che finì
per sbalordire organizzatori e tecnici che non
si stancavano di rimirare “la coraggiosa
macchinetta italiana”.
Sotto la grande tenda fiancheggiata dal
colossale camion che aveva portato le due
vetture da Detroit sin lassù non si bevve
champagne ma si aprirono un paio di pregiati
vini italiani con una tavola gustosa preparata
da un giovane chef giapponese.
“E’ stata una esperienza entusiasmante -
dichiarò Marin -. Il Lago salato ci ha
conquistato ed io ne sono innamorato”.
Sì, questa è la saga, la capitale della velocità
pura, dove una volta l’anno i “pellegrini della
speed˝ si appellano alla magia, irrealtà, sogno,
seduzione, speranza ammantata di storia.
BONNEVILLE,
un nome, una storia, scoperta dal capitano
Benjamin Louis Eulalie de Bonneville nel 1834,
che si ripete annualmente con le sue prodezze,
trionfi e sconforti, un attimo di gloria,
una manciata di secondi, che ripagano mesi di
lavoro, sacrifici economici e che corona, alla
fine, tanti sogni, arricchendo il palmares del
maestoso Panheon automobilistico, dove
“esistono” i grandi Rudolf Caracciolo, Sterling
Moss, Donald Campbell, Gari Gabelich De Vesco,
Phil Hill, Andy Granatelli e tanti altri
“prodigiosi”.
Va detto che il primo a raggiungere questa
impresa fu il capitano Evston che fermò il
tachimetro sui 575 chilometri all’ora.
Bonneville Salt Flat vive per sette
giorni ininterrotti la sua apoteosi e accoglie
con amore questi “schiavi” della velocità che,
dicevamo, si danno appuntamento per un attimo di
gloria, una manciata di secondi che ripaga mesi
di lavoro sui loro mostri, alla ricerca di un
record che li farà salire su un gradino della
celebrità.
Ventinove anni or sono fu l’anteprima dei record
conquistati dall’industria italiana sul più
famoso percorso, sognato da miriadi di sportivi,
durante la settimana di sbornia di sale e
velocità.
Una data indimenticabile, un
meraviglioso ricordo che si ripeterà fra 365
giorni. |