NEW YORK,
10.1.2013 –
Cinquantaquattro anni or sono, più esattamente
il 18 Novembre il mitico film
BEN HUR
vedeva la luce sullo schermo del lussuoso cinema
Lowes State di New York. Alla eccezionale serata
erano presenti il protagonista principale
Charlton Heston ed un compatto
stuolo di divi giunti da Hollywood per il film
ispirato dall’omonimo romanzo del generale
Lew
Wallace, e prodotto dalla
Metro
Goldwin Mayer. Heston, nato
nell’Illinois, era da poco giunto dall’Italia
dove aveva trascorso diversi mesi per la
preparazione e riprese del film, imparando,
abbastanza comprensibile, la nostra lingua.
Fu quella sera che con Charlton ebbi una
interessante conversazione grazie alla quale
imparai vari dettagli della produzione che vinse
l’Oscar e un anno dopo venne presentata, fuori
concorso, al Festival di Cannes.
“E’ stato indubbiamente il periodo più
entusiasmante della mia vita che il tempo non
riuscirà a cancellare. Ritorno a casa, portando
quanto di più bello, storico, vivo l’Italia mi
potesse donare. Ho lavorato come un forsennato
– aggiunse Heston -, mi bruciavano le mani ed
I piedi ma in quei momenti non me ne accorgevo.
Sono ancora visibili i segni del lavoro,
composto da giornate di 14-15 ore durante le
quali imparavamo storia, usanze e tanti dettagli
dell’amica Italia che col suo valido apporto ha
reso lo show più naturale e bello. Un lasso di
storia della grande Roma”.
L'indimenticabile scena della corsa delle bighe
in "Ben Hur"
Charlton, vuol
dirmi qualcosa delle comparse, delle bighe,
delle Galee … del
probabile pericolo di incidenti, durante le
riprese?
“Posso dire che il regista
William Wyler
ordinò l’applicazione di un set di “contac lens”
regolari onde evitare che durante la corsa i
miei occhi fossero protetti da schegge, polvere
ed altro. Ma più grandioso era l’apparato
generale composto da galee romane che operavano
in un lago artificiale allestito in Cinecittà,
per le due più importanti battaglie navali (di
55 m. l’uno) furono trovate in un Museo
nazionale, e grazie alla cooperazione di ricchi
signori, potemmo far funzionare la Villa di
Quintus
Arrius, fornita di 45 fontane,
che poi divenne luogo di turismo ospitando oltre
25 mila nobili e turisti al termine dei lavori.
Tutto colossale degno di un grande film”
E quei magnifici cavalli da dove spuntarono?
“Dalla Sicilia e dalla Jugoslavia e trovammo
ottimi allenatori che facilitarono il lavoro.
Debbo dire, senza tema di smentite, che l’Italia
nel film Ben Hur ha “recitato” un ruolo
principale con Cinecittà, ed i luoghi e
riferimenti dell’antica Roma, a molti ignari.
In una parola potremmo considerare l’Italia
come una ”madre putativa”, che ha retto con
coraggio, il massimo della produzione, di fronte
alla Francia, Messico, Spagna e Inghilterra. E’
stato come la vitamina per un figlio che faceva
spendere molti più dollari, considerando la
situazione economica mondiale del momento, tanto
da costare 125 mila dollari per il solo
smantellamento. E parlando di vitamine -
diceva Eston - il regista, alquanto
impressionato dal ritmo lavorativo, fece
acquistare numerose fiale di Vitamina B Complex
per iniezioni capaci di rifocillare i più
deboli. E mi creda, questa non è una battuta
spiritosa, ma la pura verità; come è vero che ho
potuto imparare un po’ della dolce lingua madre
e apprezzare l’affetto espresso dalla sua
gente”.
Il suo curriculum annovera “La città nera” come
il primo film (1950) della carriera. Soddisfatto
dei risultati sino ad oggi ottenuti?
“Charlton
Heston nella memorabile scena di Mosè che "apre"
le acque del Mar Rosso ne I Dieci Comandamenti
Come primo approccio al cinematografo posso
dirmi lieto del successo avuto da “Marco
Antonio”, in tecnicolor, per
giungere al “masterpiece” della mia carriera
”I
dieci
comandamenti”, il cui incasso
iniziale, di 65 milioni di dollari, lo issarono
in testa alla classifica dei film più seguiti,
ricevendo sette Accademy Award nomination. Io
lavorai con ardore anche per l’applaudito film “Il
più grande spettacolo del mondo”
e poco dopo giunse la mia magnifica fata con “I
dieci
comandamenti”
per i quali il regista
Cecil B De
Mille riteneva che io incarnavo
la statua di
Mosè del
Michelangelo”.
Per i suoi oltre cento film girati, Heston venne
premiato con il Golden Globe e l’Award come
miglior protagonista nel ruolo di
Ramses,
mentre il Presidente
George Bush
gli concedeva la Medaglia Presidenziale della
Libertà.
Il nome di
Charlton Heston
subì un “rallenty” di successi quando nel 1998
l’attore, che possedeva una ricca dozzina di
differenti fucili, divenne presidente
dell’Associazione
NRA
(National
Rifle Association, organizzazione che agisce in
favore dei detentori di armi da fuoco degli
Stati Uniti; ndr)
che oggi conta oltre 3 milioni di iscritti in
possesso di armi da fuoco, e a rendere la sua
vita più penosa sopraggiunse il malaugurato
morbo di Alzheimer che lo accompagnò sino
all’ottantanovesimo anno di esistenza.
L’imponente attore dalla voce baritonale, che
ebbe una idilliaca giovinezza nel mondo della
caccia e della pesca, il 5 aprile 2008 lasciò
per sempre
Lidia Clarke,
la consorte di 64 anni, alternati da diversi
divorzi e matrimoni, e venne cremato.
Lino Manocchia |