NEW YORK,
29.2.2014 –
Il 25 febbraio
scorso è caduto il cinquantesimo anniversario di
uno dei più interessanti incontri di pugilato
che si siano mai svolti sul palcoscenico cordato
di Miami, “Capitale” della boxe americana. Era
appunto il 25 febbraio 1964 quando l'emergente
Cassius Clay, 22 anni, non ancora Muhammad Alì,
sfidò il ciclopico campione Sonny Liston, 32
anni, per il titolo mondiale dei Pesi Massimi.
Gli allibratori di Las Vegas davano Liston
favorito 7-1 dopo che il colosso dell’Arkansas,
nel Settembre 1962, aveva detronizzato un'icona
della categoria, Floyd Patterson.
La clamorosa
schiera mondiale attendeva con ansia il grande
match capace di distruggere il giovane
mussulmano che ”sul palco sembra una farfalla,
ma punge come una zanzara”.
Il cronista,
che all’epoca contava 43 primavere, in contatto
con il direttore di “Stadio” di Bologna, Luciano
Parisini, dopo le necessarie precauzioni di
lavoro si portò a Miami, e più esattamente
nella palestra della Quinta Avenue, dove conobbe
un vecchietto italo americano - che della lingua
ospitale ben poco conosceva - sperando di poter
effettuare un reportage corposo. Nella non certo
regale palestra, dagli odori indescrivibili,
una volta entrato, mi trovai di fronte al
suddetto anziano, il quale mi disse:
«Se
vuoi sapere qualcosa del combattimento, vai da
quel signore».
“Quel tale “
era proprio un signore col “panizzo” ultima
moda, un diamante colossale ed un sigaro Avana
che lo facevano apparire un superuomo.
Col mio
modesto inglese, mi presentai e dissi che
«ero
venuto a vedere il combattimento del secolo».
Conosciuto chi
fossi, mi disse:
«Tu
vuoi abbett? (bett, scommettere; ndr).
Abbett,
abbett, guadagnerai tanti soldi».
L’ordine di “Stadio” era: “Spara grosso e
velocemente”.
«Bene
- dissi con fare confuso -, ma io non
sconosco molto quei pugili».
Al che il
“milord” replicò:
«Scommetti
su Clay. Sei round e lui sarà campione».
Sorridendo, me
ne andai e corsi alla telescrivente, per
vergare un paio di pagine sulla situazione
pugilistica americana e predicendo con assoluta
certezza che l'irriverente sfidante Clay
avrebbe sconfitto il detentore del titolo
Liston in sei riprese. Un'impresa
inimmaginabile contro un pugile che sarebbe
stato riconosciuto dalla
"International Boxing Hall of Fame"
fra i più grandi di ogni tempo.
In
breve, il match ebbe vita, Clay sbatacchiò di
brutto il campione tanto che il manager di
costui, temendo il peggio, lanciò la spugna. E
Clay scosse il mondo.
Conclusione:
La A.P. riportò che gli unici giornalisti che
avevano previsto giusto il risultato erano Lino
Manocchia di “Stadio” di Bologna ed un collega
cubano, il cui nome mi sfugge.
Gli spezzoni
televisivi dell’evento andarono a ruba, ma alla
radio, la voce del leader musulmano Muhammad
Elijah dichiarava che a Cassius Clay mancava
qualcosa di divino, pertanto da quel giorno
sarebbe stato chiamato Muhammad Ali. E con quel
nome cambiò la storia del pugilato e degli Stati
Uniti.
Immancabili
furono le congetture ed i commenti aspri di
giornali e scommettitori. Si gridava allo
scandalo ed al “fix”, ma il pugile
sconfitto non si astenne dal congratularsi col
nuovo campione, chiedendogli una rivincita che
si tenne nel maggio 1965, a Lewiston (Maine),
con l’‘ex campione Joe Walcott referee.
Fu il match
più breve ed immaginabile della storia
pugilistica. Al primo round, Liston, colpito al
mento da un colpo di Alì, definito
“misterioso” dalla maggioranza, compì un giro
intorno alle corde schiantandosi poi al tappeto
e rialzandosi soltanto al conto di dieci mentre
Ali, a centro ring e pugni ai fianchi,
tentennava la testa in segno di disappunto.
La confusione
prese il sopravvento, ma alla fine del tempo
trascorso tra congetture, filmati e connessi,
Liston dovette “accettare” il verdetto
dell'inesorabile Ko.
Oggi l’ex
“ribelle” Cassius Clay ha 72 anni, ed è
notoriamente affetto dalla Sindrome di
Parkinson a causa dei colpi ricevuti
(sopra una sua foto recente).
Ha vissuto momenti memorabili, ma purtroppo
anche un grande campione del mondo è sottoposto
alla ghigliottina fisica. Muhammad Ramah,
fratello di Clay, ha annunciato che per il
campione non vi sono più speranze di vita. I
soliti “bene informati” affermano addirittura di
trattarsi dell’ultima ora, smentiti dalla figlia
di Alì la quale poco prima aveva parlato a lungo
col padre commentando una partita di football.
Vivi a lungo
vecchio campione, il mondo non ti dimenticherà. |