Il montepulciano e la fiorentina
con Bartali, “leggendario” del ciclismo mondiale
New York, 15.7.2012 –
Era il mese di luglio, Siena era
gonfia di turisti, le bandiere delle Contrade
infervoravano l’agonismo del famoso “Palio di
Siena”, la corsa dei cavalli di ciascuna
contrada che, due volte l’anno, difendevano,
appunto, l’onore del loro centro.
Lo scrivente, ospite della zia -
Bonella Spadacci, maritata con Aldo Tanganelli,
ricco commerciante di stoffe in tutta la Toscana
-, francamente era alquanto confuso di fronte
alla decisione, coraggio e passione dei…
“toscanacci” alla guida dei veloci quadrupedi,
e la fortuna volle che a Siena fosse giunto
anche un “leggendario” del ciclismo italiano:
”l’intramontabile” Gino Bartali, nato il 18
luglio 1914, a Ponte a Ema (Firenze) da famiglia
povera. Dopo ripetuti scontri col padre, Bartali
iniziò a frequentare le gare ciclistiche e a
vincere tutti i premi più importanti.
Religioso genuino spinto da un
forte amore per la famiglia e per il
fratello Giulio, divenne anche lo sportivo
favorito dal Vaticano.
Intanto fu Adriana, una giovane
commessa di un negozio di stoffe, della quale
Bartali si innamorò e lo convinse di continuare
con le due ruote. E Bartali accettò e fece un
voto segreto: ”Non rivedrò la mia amata fino
a che non avrò vinto, per mio fratello, il Tour
de France” che egli considerava la corsa
piu’ importante del mondo. Infatti dopo il
trionfo francese portò sulla tomba del fratello
la maglia rosa e la maglia gialla per poi far
ritorno alla sua futura moglie Adriana.
Fu per fortuna che, ripeto,
riuscii a conoscere Gino e consumare con lui una
colazione in un piccolo ristorante senese, dove
raccolsi note preziose di questo ciclopico
personaggio sportivo, e potete immaginare la
sorpresa di mia zia Bonella che quasi piangeva
dalla gioia e soddisfazione. “Intanto -
narrava Gino - spuntarono sull’orizzonte
ciclistico i fratelli Coppi, ed io ingaggiai
nel mio gruppo Fausto Angelo Coppi, come
gregario” (al quale trasmise la tempra
necessaria per andare avanti. (n.d.r.). Più
tardi, e’ noto, sulla piazza sportiva nasceva
una rivalità che accompagnò i due campioni per
tutta la vita.
Quando il patrio governo chiamò
Gino al servizio militare, il toscano rispose di
”No” e venne arrestato, dalla polizia fascista,
per diserzione ed attività sovversive, ma
l’arrivo degli Alleati a Firenze mise in fuga le
Brigate Nere e Bartali venne liberato.
Finita la guerra, la rivalità dei
due assi del pedale riprese più accanita che
mai. Arriva il tempo del Tour de France e
Bartali vi partecipa mentre Coppi, condizionato
dalla presenza del suo rivale, decide di
restare in Italia.
E Gino compie la grande impresa
che aiutò a tenere unito il Paese e superare la
crisi politica creata dall’omicidio di Palmiro
Togliatti.
A questo punto “l’immortale” con
aria rassegnata spiega che “loro due (Coppi e
Bartali) si alternarono tra glorie e vittorie”,
ma intanto la carriera del toscano volgeva al
termine. L’eta’ avanzata ed un brutto incidente
d’auto lo compromisero definitivamente, pertanto
divenne ospite e rappresentante italiano, ma non
partecipò ai Mondiali (vinti da Coppi)
BARTALI E GLI EBREI
Tra un bicchiere di Montepulciano
ed una bistecca alla Fiorentina, il Cavaliere di
Gran Croce della Repubblica mi descrisse
rapidamente la sua intensa attività intesa a
proteggere gli ebrei perseguitati dai tedeschi
che avevano invaso l’Italia.
“Momenti, giornate intense, da
batticuore, che ricorderò sino a quando il
Signore mi richiamerà” sentenziò il
“personaggio” che in quei giorni tremendi era
stato sollecitato dagli amici a dare una mano
alle famiglie ebree della zona e per i quali
Gino aveva preparato documenti contraffatti che
consentirono ai ricercati di evitare i soldati
tedeschi scampando in tal modo alla deportazione
nei campi di concentramento.
“Io percorsi la Toscana, l’Umbria
e le Marche, toccando anche Roma, ripetutamente
con la mia fedele bici, che mi consentiva di
asserire: ”Mi alleno giornalmente per quando
riapriranno il Tour de France”. Intanto
acquistai un appartamento dove rifugiai una
intera famiglia ebrea,usando i soldi rimasti
dalle mie vincite sportive”
Dopo la guerra Bartali tornato al
“Tour de France” constatò che la sua “endurance”
fisica era ridotta di molto ed il successo
rimaneva lontano di fronte alle nuove leve,
dieci anni più giovani.
Spesso soleva dire al giovane
figlio Andrea: ”Se sei buono nello sport, ti
attaccheranno la medaglia sulla tua maglia che
finirà per luccicare in qualche museo, ma se
fai qualcosa di buono, di umano, la medaglia
brillerà nella tua anima e luccicherà anche
nell’altro mondo”.
Come noto, dopo il suo ritiro
dalle piste, Gino divenne direttore di una
squadra il cui capitano fu proprio il giovane
Fausto Coppi ( che ebbe un oscuro affare amoroso
con la celebre “Dama Bianca” da cui ebbe anche
un figlio)
Un giorno Coppi invitò Bartali ad
una battuta di caccia in Africa che lui rifiutò.
Laggiù il grande asso di Castellana
(Alessandria) contrasse la malaria a causa di
puntura d’insetti che fu letale. Bartali,
invece, si spense, dodici anni fa, 1l 18 luglio
1998, chiudendo un capitolo sensazionale ed
indimenticabile dello sport e della vita della
nazione italiana. Questo, in sintesi, un quadro
dell’intramontabile magnifico istrione Gino
Bartali.
Lino Manocchia |