NEW YORK,
14.6.2015 –
L'attore
Fredric
March, al secolo
Ernest Frederick McIntyer
Brickel, era uomo
apparentemente burbero, severo, distaccato ma nel
complesso risultava una persona simpatica, dalle gentili
sfumature toscane da cui scaturisce un
linguaggio accattivante.
Fu al Sardi che feci
conoscenza, e quindi amicizia con March,
letteralmente innamorato dell’Italia, della
Toscana e del Connecticut, dove si ergeva una
sua villa vicina (New Milfords) alla residenza
del drammaturgo Artur Miller.
Con March avemmo una
cordiale discussione parlando del cinema-teatro americano che,
all'epoca, sembrava essere in panne,
ma Fredric non temeva il futuro avendo già
spianate le vie più difficili che fanno capo
alla capitale della celluloide.
Quella sera cogliemmo
l’occasione per strappargli qualche notizia
inedita, circa la “donna più bella del mondo”,
per dirla con l’American Film Institute di
Hollywood che l’ha inserita al quinto posto tra
le più grandi star della storia del cinema:
Greta Lovisa Gustaffson, “convertita“ in Greta
Garbo, detta la “Divina”, sua partner nel
celebratissimo film "Anna Karenina" (1935).
Al Sardi, March non si
sbilanciò, badava a non cadere nella critica
vuota e sorvolò su tanti dettagli avvincenti che
riguardano gli alti e bassi e amarezze della
storia di Greta Garbo della qualità dei suoi
primi film girati nel 1926 nella “Mecca del
cinema” e delle lettere agli amici svedesi, di
sentirsi sola e infastidita dal clamore della
celebrità, dalle incursioni di giornalisti e
paparazzi nella sua vita privata e di essere
scontenta della qualità dei suoi primi film
sempre nei panni di seduttrice, un ruolo, a suo
dire, da lei “detestato”.
Chi meglio di March poteva
offrire una panoramica personale della Diva del
firmamento cinematografico? Azzeccato fu il
giudizio di Marlon Brando, che definì Fredric un
incredibile attore capace di lampeggiare dalla
gioventù alla maturità. Al Sardi scaturì
l’invito al cronista di visitare il suo “covo”
per una chiacchieratina.
Fu un invito apprezzato,
considerata l’importanza del padrone di casa,
proprietario anche di una villa in Hollywood,
che al suo trapasso fu acquistata da Madonna.
Un giorno mi raccontò delle
infuocate partite a scacchi che effettuava con
Humphrey Bogart durante le pause della
lavorazione del film “Ore Disperate” (“Desperate
Hours”, 1955) e
quando mi sfidò dovetti arrendermi poichè
inesperto…in materia.
Allorchè il cronista
citava Greta Garbo, pressochè inavvicinabile dai
giornalisti, Fredric se la cavava con una
frase abulica,“negativa” come: «Confesso di non
essere impresso della sua vita che poggia più
con le donne che con gli uomini. Lei ha sedotto
generazioni di cinema con il suo carisma ed il
suo fascino misterioso appassionato - commentava
March -. Nella vita normale, Greta era attratta
più dalle donne che dagli uomini. La sua vita era un pozzo
di complessi mentali, sempre intimorita di
qualcosa di strano ed inconcepibile».
Molto chiacchierata a
Hollywood fu la storia d’amore, o quanto meno di
intensa amicizia, che la Garbo ebbe con l’attore
John Gilbert, una delle figure più fulgide del
cinema, mentre altre biografie confermano
l’intensa relazione lesbica con
Mercedes de Acosta, poetessa di origine spagnola.
«D’estate, quando prendeva
il sole - spiegava Fredric - soleva cambiarsi
anche quattro costumini, ungendosi con mezza
dozzina di creme. Prima mi domandava se poteva
applicarle, poi mi chiedeva scusa di averle
usate. Invece di preoccuparsi della “Karenina”
(il film) si lamentava del fatto di essere
ignorata perchè non sapeva cucinare: Sono come
un povero frate, con un dentifricio, un biscotto
ed un po’ di crema, dimenticando che per il film
riceveva 275 mila dollari».
Chiedemmo: Greta aveva
preferenze per qualche attore?
«Si,
il suo “favorito” era Gary Cooper col quale
non ha mai lavorato», rispondeva March ed
aggiungeva: «A me interessa di più parlare
della dolce Toscana, e sorvolare il resto
inconcludente».
Un giorno il telefono
squillò. Era Mike Buongiorno, che veniva nel
nostro ufficio per tentare di parlare, sia pur
brevemente, con la Garbo! La telecamera del
nostro operatore poteva entrare in casa, dalle
finestre dell’attrice, ma la legge proibiva
simili riprese clandestine. Studiammo lo
stratagemma e, l’indomani, verso le 14 la diva
apparve sulla porta di casa, vestita
stranamente come una zingara, col cappotto
lungo fino ai piedi e il capo avvolto da una
grande sciarpa.
Con operatore e telecamera
nascosti, il cronista, munito del sensibile microfonino, tentò il tutto per tutto scusandosi
e chiedendo all’attrice se quella era la strada
giusta dove abitava un certo…’mister X‘.
Non so se fortunatamente o
furbescamente l’attrice mi indicò una strada,
poi, frettolosamente, con uno strano timbro di
voce disse: «Adesso non scriva una storia su
questo incidente. Voi giornalisti siete streghe
imperdonabili».
Detto questo, abbassò la
velina sugli occhi e si allontanò in cerca di
sole e il povero Mike restò all’asciutto… Per
me, ovviamente, l’incontro rappresentò un
successo. Voi che
direste, fortuna o savoir faire? |