Sulla macchina del tempo dalla pineta del Vate
alla sirena di Giulianova
Il
giornalista giuliese-americano rispolvera per il
nostro sito un articolo di qualche decennio fa,
una fotografia "viaggiante" in bianco e nero
della costa da Pescara a Giulianova
Il lungomare Matteotti di Pescara negli anni '60
(www.fotografieitalia.it)
New York, 21.7.2012 –
Scendendo giu’ dai colli
verdeggianti, sino alla moderna citta’,
l’itinerario preferito dal turista e’ seguire il
corso del Pescara che il poeta dei luoghi ha
femminilizzato con l’immancabile spirito
riformista.
Lungo il placido corso qualche
piccolo capanno e un “saliscendi”, avanzi
Michettiani e, perche’ no?, dei greggi alla
pastura.
Poi, piu’ in basso, esso si snoda
viscido e noioso come una biscia e tutt’intorno
reca ancora le tracce della guerra,vive,
silenti,sulla terra nuda. Ecco le prime case dei
sobborghi. Si specchiano nell’acqua limacciosa
che le scuotono,le tagliano, che sembrano
fanciulle sul verone d’un laghetto in subbuglio.
Poi la citta’ del “Parrozzo” e
dell’Aurum. Case moderne, palazzo e
palazzetti,strade ampie, asfaltate e per ovunque
la rovina a soppiatto tra I tronconi degli
stabili storpiati. Ecco l’ampio viale della
corsa automobilistica; quella che si chiamava
Coppa Acerbo e che non ha cambiato il nome
perche’ s’e’ esaurita. Ma i pescaresi ci
tengono a che essa ritorni rimbombante al pulsar
dei motori. Ci tengono e capiscono che ad essa
molto si deve dei progressi fatti dalla citta’.
Pescara viveva in questi giorni una vita di
Harlem europea, piena di traffico e frastuono,ed
ora bisogna che si ripeta…
Venendo giu’’ dal corso della
Liberta’ sino alla spiaggia si incontrano
diecine di locali sorti alla moda. C’e’ vita
qui’ a Pescara, spensierata, giuliva e un po’
burlesca come se la guerra coi suoi lutti si
fosse avvicinata alle porte senza varcarle.Ed
invece qui’ la guerra c’e ben stata. Ha frugato
tra i cumuli capaci del caseggiato, ha picchiato
dovunque con i suoi tonfi lugubri e tristi. Ma
finche’ c’e’ la vita e le orchestrine dei
ritrovi piu’ in voga disnoccolano ritmi e
melodie da ballare saltando ” l’amor non si
affiacchisce”.
E il mare, e la pineta di don
Gabriele, in cui il Vate rincorreva come
ossessionato la sua musa fraschetta e un po’
bizzarra .Sotto questi suoi pini la Pescara
maturo’ il suo figlio piu’ capace e pur piu’
strano, di qui sotto sgorgarono a catena le
novelle piu’ fresche e le piu’ belle di Gabriele
D’Annunzio.
La spiaggia di Pescara: tante
cabine, stabilimenti con a lato la foce del suo
fiume ed il porto provato dalle bombe. Si
riempie dall’alba di bagnanti di ambo i
sessi,tutti indaffarati a brunirsi le cuoia
sotto il caldo bacio del sole che s’e’
socializzato, dandosi un po’ a tutti.
Ma ora lasciamo il gran poeta
insieme alla Pescara poiche’ la verde-oliva
Lancia di Pierino De Felice ci porta lungo il
nastro stradale col suo pulsare rabbioso, come
un cuore colto da stizza..
Montesilvano ci accoglie
dolorante con le ferrite e appena di lontano
appare Scerni. E’ messa li, borgata di marina,
quasi a far punto sulla strada asfaltata, e
sembra un bel balocco di ceramica in riva al
mare.
Ecco Silvi: Tre pini in riva al
mare, un ciuffo di malerbe imbronciato alla
sabbia dunosa e la pace d’attorno che e’ diffusa
nell’alito di zeffiro.
E poi Pineto ci rotola
d’incontro, sgranata sul bel nastro dell’asfalto
come un rosario. L’annuncia una staffetta un po’
antiquate, la Torre di Cerrano. La ferrovia gli
passa d’accanto scuotendogli le antiche
fondamenta.
Una bionda damigella con le
trecce cadenti sino alla terra ci sorride
scandendo un bel saluto: “Benvenuto a Pineto, la
Torre di Cerrano ti saluta".
Qualche chilometro ancora ed ecco
la Rosburgo dei suoi duchi, oggi Roseto.
Simpatica, pittoresca, agghindata come per
festa. Villette tutte nitide e pulite, verande
di glicini fioriti e sul mare la dolce euritmia
della lirica bella.
A sera e’ mirabile la lega che
associa insieme i bagnanti e i locali. E’ un
tacito accordo che regna a Roseto, Rosburgo dei
fiori.
Giulianova anni '30: Piazza della Libertà, ex
Piazza Vittorio Emanuele, con il
Belvedere.
(www.giulianovaweb.it)
Ecco il lento, secco Tordino,
che apre la porta della Giulianova estiva. Qui,
si narra, una bella sirena, principessa di regge
marine, stanca alfine di cantare, si posasse
giu’,sulla riva, distendendo le sue belle membra
al sole di agosto. Il suo corpo si sciolse in
colori, in profumi ed in luci smaglianti, e fu
li che in corsa pazzesca rotolarono le rosee
casupole della Giulianova ed il suo secolare
Belvedere che osserva orgogliosamente il
progresso sulla sponda dell’Adriatico.
Poi, narra la storia, dal mare,
un corteo di bei pesci, rivestiti delle
redingote, si recò sulla spiaggia dorata a
portare l’estremo saluto alla bella dormiente.
Ed ogni anno dal giugno a
settembre, una schiera di dolci sirene e di
bruno-bianchi pinguini, e’ tornata a portare
l’omaggio delle stelle di mare alla
principessina. Sin dall’alba al tramonto
rossastro, le fanciulle brunite intrecciano.
ghirlande di boccioli belli, e i ragazzi, gli
eterni bambini di tutte le estate, costruiscono
tanti castelli di sabbia inzuppata, ove chiudono
i bei sogni dell’infanzia dorata: come il
castello di Celano, come la torre di Acquaviva.
Poi un calcio, e via tutto da
capo.
Lino Manocchia |