Quella vita spericolata alla
Steve McQueen
New
York, 3.4.2012 - Correva il marzo 1970,
un’altra 12 0re di endurance vedeva la luce
sulla mitica pista di Sebring (Florida). Un
folto gruppo di validi piloti si alternava
macinando chilometri su chilometri per
conquistare il glorioso trofeo.
Tra i grandi, il memorabile Peter Revson su
Porsche 908 e l’amico-pilota-attore Steve
McQueen (con un piede fasciato a causa di un
precedente incidente motociclistico) arrivando
primo nella sua categoria e secondo assoluto a
soli 23” dal vincitore, e il mitico Mario
Andretti su Ferrari. Proprio Andretti mi
presentò all’idolatrato attore MacQueen, col
quale, il cronista, presente alla corsa, stese
una interessante, talvolta strana e confusa
intervista.
Fu durante le pause per i cambi di piloti, che
il carismatico personaggio, nativo di Beach
Grove (Indiana), svuotò la mente dai momenti
agrodolci della sua esistenza, intervallando la
conversazione con un “mi senti, mi credi?”
che rendevano sempre piu’ avvincenti i capitoli
della sua problematica vita.
Steve McQueen e’ stato uno dei più celebri
attori degli anni sessanta -settanta, famoso per
il suo atteggiamento spericolato di anti-eroe
(che ha ispirato anche una notissima canzone del
rocker Vasco Rossi), nonostante sia sempre stato
un attore problematico per registi e produttori
dai quali ottenne sempre ruoli di grande
rilievo e ingenti compensi. Steve fu il
prototipo di una nuova star in grado di
dominare la scena con il suo stile di “lover
solitario”, distaccato, ma capace di usare i
pugni seguendo una sua regola di condotta.
Nato da uno “Stuntman” che abbandonò la moglie,
il piccolo Steve appena infante fu mandato a
vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio.
A 14 anni era già membro di una gang di strada e
la madre si vide costretta a mandare il ragazzo
presso una buona scuola di correzione.
Abbandonato l’istituto, Steve entrò nel corpo
dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al
‘50. Nel 1952, grazie ad un prestito fornito dal
Governo agli ex soldati, iniziò a frequentare i
corsi di recitazione. Nel 1955 Steve McQueen
esordiva a Brodaway, ma il grande esordio Steve
lo fece nel mondo del cinema, nel film ”Lassu’
qualcuno mi ama”, tuttavia la sua grande
interpretazione può essere considerata quella
del cowboy “Vin” nel western “I magnifici
sette” di John Sturges che lo aveva
precedentemente diretto in “Sacro e profano”.
La definitiva consacrazione per Mc Queen giunse
nel 1953 grazie a “La grande fuga”, in cui
interpretò il ruolo dell’audace e spericolato
capitano Virgil Hills, uno dei personaggi che lo
resero maggiormente celebre nel mondo del
cinema. A questo punto, Steve cambia il tono
della sua narrativa.
“Nel 1956 sposai l’attrice Nelle Adam dalla
quale ebbi una figlia, che mi morì per
acromatosi, ed un figlio Chad, ma nel 1972
divorziammo”
, racconta un giorno.
Steve
accusa un sospiro pesante nel narrare l’odissea
matrimoniale specie quando cita il matrimonio
con la magnifica attrice Ali MacGraw (con lui
nella foto). ”La nostra relazione fu
piuttosto tumultuosa dato che lei mi abbandonò
per un produttore (Robert Evans) che la
sposò...”.
Il 16 Gennaio 1980, dieci mesi prima di morire,
sposò la modella Barbara Minty. McQueen è
ricordato per il talento recitativo e per la sua
passione per le corse, motociclistiche e
automobilistiche.
Come noto le piu’ famose scene su due ruote,
sono state girate per il film “Bullitt”, e nel
finale del film “La grande fuga” quando cerca di
raggiungere la Svizzera a bordo di una
motocicletta come fosse una BMW bellica.
Alla sua morte, la sua collezione di moto
comprendeva oltre 100 modelli per un valore di
vari milioni di dollari, oltre alla fortuna di
possedere alcune tra le piu’ famose auto
sportive.
D’un tratto il volto dell’attore pilota
s’illumina, mentre offre la stura ad una varia
serie di commenti concernenti la sua vita, il
suo modo di vivere, e la sua esperienza.
“Vedi - mi dice - Non sarò mai un buon
attore, come vorrei esserlo. Ma io credo di
essere buono, e poi, scusami, ma io vivo per me
stesso e non devo rispondere a nessuno.”
Ma tu sei grande come attore ed i fans ti
adorano,
ribatto
“No, io non credo in tutta quella roba da
“eroe.” Vedi, quanto alle corse se sconfiggi un
avversario sei il migliore, quel tizio ti batte
ed è il migliore. Tutto appartiene alla bilancia
della fortuna.”
Ti consideri piu’ bravo attore o miglior
pilota?
“Non sono sicuro se sono un attore che corre o
un pilota che recita, so soltanto che correre è
roba della vita, tutto il resto prima o poi è
solo questione di attesa. Ricordo bene pero’ che
agli inizi (1951) non mi piaceva recitare e
dovevo sforzarmi per restare in campo. Mi
sentivo scomodo”
Come vorresti essere ricordato?
“Ho l’impressione che andandomene in un altro
mondo, lascio ai posteri la celebrità, mi sento
più un “film maker” che conquista sempre più
dignità. Sono stato una persona che quando crede
in qualcosa lotta come un dannato per il
successo.”
Disperatamente insicuro, McQueen ha sempre
lottato come una furia
scatenata per battere l’avversario . Fu l’attore
pilota James Garner a suggerirgli di passare
dalle corse al cinema e di non dare spazio
libero agli avversari della celluloide. L’attore
ci narra l’episodio con Paul Newman quando si
girò il colossal film “The towering inferno”
nel 1974. “Io chiesi ed ottenni -
precisa Steve - che il testo doveva
contenere la stessa quantità di parole di
ambedue e che le ultime sentenze dovevano essere
recitate da me insieme agli ultimi giri di
manovella.”. Poteva permetterselo, perchè
l'anno prima, nel 1973, aveva interpretato
magistralmente il ruolo di un detenuto in
Papillon, diventato un film cult.
Per tutta la durata della nostra chiacchierata
McQueen appariva indifferente specie allorchè
illustrava la sua “aspra educazione” ma senza
dare massima importanza definiva il tutto
un brutto sogno di una notte di mezza estate.
Difficile crederci, ma il giovane dell’Indiana
fu il più attraente uomo del suo tempo e neppure
Daniel Craig - eroe del ”James Bond” - ha
prodotto più vasta eco per la sua grazia felina
e l'aura genuina del pericolo.
Nel 1979 gli venne diagnosticato un tumore alla
pleura. McQueen morì in una clinica messicana in
seguito a due attacchi cardiaci, venne cremato e
le sue ceneri furono sparse nell’Oceano
Pacifico.
LINO MANOCCHIA |