di Ludovico
Raimondi
Mosciano S.
Angelo (Te), Giovedì 21 Aprile 2011
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Tre amori dello sport: Giulianova, Pescara,
ciclismo. Pietro Scibilia li conserva nel cuore,
li alimenta a dosi di giornali e di televisioni,
ma ne sta fuori ormai, dedito alla sua Gis
Gelati. Il Commendatore, a dispetto dei suoi 82
anni, diventa senza tempo e senza età quando si
tratta di lavoro, ed è in trincea che lo trovi,
nello stabilimento di Mosciano S. Angelo. Tra
confidenze e licenze, Scibilia conversa con lo
sguardo e il tono paterno che ha sempre usato
con chi vi scrive. Inevitabile approfittare
della circostanza per una “toccata e fuga” sui
suoi tre amori. Il Giulianova, di cui fu
presidente dal 1979 al 1982, dalla promozione in
C1 con la squadra dei Gianluigi Savoldi, Roberto
Ciccotelli, Salvatore Amato, Guido Angelozzi,
guidata da Gianni Corelli, alla retrocessione in
C2: “Seguo sempre con grande interesse il
Giulianova, a volte anche al Fadini. Sono tempi
duri, ma devo esprimere vero apprezzamento per
l’allenatore Di Meo. E’ riuscito a trasformare
la squadra ed a portarla verso una ormai sicura
salvezza. Se non ci fosse stato questo cambio
nella conduzione tecnica, il Giulianova non ce
l’avrebbe fatta”, la chiarissima opinione di
Scibilia. Chiarissima anche la sua risposta a
precisa domanda su come potrà risolversi la
crisi societaria per il futuro: “Solo il
sindaco potrà dare una svolta, coinvolgendo le
forze imprenditoriali”. Tra queste ci sarà
lui? Risposta netta anche questa, accompagnata
dal cenno della testa: “No”. In realtà il
logorio del lungo matrimonio con l’altro suo
amore calcistico, il Pescara, alla
cui presidenza è rimasto per 18 anni non
consecutivi fino al 2004, portandolo per due
volte in serie A, gli ha dato più di un
motivo valido di uscire dal calcio per non farvi
più rientro: “Ci ho rimesso abbastanza”,
rivela con un sogghigno. Naturalmente si augura
le migliori fortune per la squadra biancazzurra,
ma il realismo lo porta a guardare le
possibilità di promozione in Serie A con il
giusto equilibrio: “La società del presidente
De Cecco è ben strutturata e la formazione di Di
Francesco sta facendo buone cose. Credo,
tuttavia, che il Pescara debba lavorare per
tenersi ben stretta la Serie B. I costi in Serie
A sarebbero insostenibili e rischierebbero di
far ripiombare la squadra in Serie C”, la
sua idea. Chiusura d’obbligo con il ciclismo,
l’altra passione che, mista ad acume
imprenditoriale, gli ha regalato grandi
soddisfazioni e intense emozioni: “Mi duole
vedere questo splendido sport in balia dei
problemi di doping”, la sua amarezza. Sarà
ospite del gala a Tortoreto in occasione
dell’arrivo del Giro d’Italia in Provincia di
Teramo. “Un invito che mi ha fatto piacere.
Sarà una circostanza felice di rivedere
soprattutto Francesco Moser”, confessa il
patron della Gis. Già, Francesco per lui è come
un figlioccio, anche se la maglia della Gis è
stata indossata da un certo Saronni e da altri
campioni nella ventennale attività dalla metà
degli anni ’70 alla metà degli anni ’90. Con
Moser, del resto, ha raggiunto l’apice dei
successi nell’anno d’oro 1984, grazie alla
vittoria nel Giro d’Italia e nella Milano
–Sanremo, ed al record dell’ora su pista a Città
del Messico. Ma non è solo questo. Ci sono dei
sentimenti dietro: “Francesco passa a
trovarmi quando può. E’ un po’ diverso da
Giuseppe, è più campagnolo. In senso buono,
ovvio”, chiosa Scibilia con l’amorevolezza
dell’uomo dal cuore tenero sotto la scorza dura. |