New York, 17.6.2012 - La 500 miglia della
Indycar, disputatasi due settimane or sono sul
ciclopico ovale di Dallas, nel Texas, ha
risvegliato un nome popolare e magnetico,
scrutinato dalla stampa a pie’ sospinto e
idolatrato da patetici telecronisti, Danica
Patrick, che in cinque anni ha cercato di
rendersi personaggio alla Mario Andretti, ma poi
ha deciso di varcare il Rubicone verso un’altra
categoria, con laute borse e tanta propaganda,
abbracciando un’altra serie, la NASCAR,
categoria tanto diversa dalla rivale Indycar, ma
altresi, molto piu’ quattrinosa.
“L’arrivo della “ragazza di Phoenix”,
affermano l’industria motoristica e gli esperti
”apparentemente ebbe un impatto tangibile, e
questo era prevedibile”.
Fu l’ex campione Bobby Rahal a farla assurgere
ad un certo livello, ma dopo sacrifici e
tentativi venne abbandonato. Tuttavia la
“novità” si placo’ poiche’ esistono altre
valide atlete che non vengono sbandierate
sfacciatamente quanto l’arizoniana.
Questa fu anche l’impressione del Presidente del
Texas Motor Speedway, Eddi Gossage,
risvegliatosi all’annuncio che la fanciulla del
West stava calcolando il passaggio ad un altro
lido, più remunerativo,
commentava: “Il passaggio da una all’altra
categoria non credo abbia creato alcuna scossa.
Penso, semmai, che lei porterà alla Nascar
qualche nuovo proselite sportivo, il quale
rimarra’ confuso notando che dopo gare penate
nella NASCAR guidate sempre intorno alla
trentesima posizione, Danica ha festeggiato
svariati incidenti di corsa. Fatto, questo, che
innervosisce sempre piu’ il plotone dei “ Good
Boy del sud””.
“I fan - prosegue Gossage - conobbero
la driver nel 2005 quando a Indianapolis ebbe
l’occasione di trovarsi in testa, per alcuni
giri, causa i rifornimenti. Fu una esplosione
che fece gonfiare il botteghino ma il “boom”
reclamistico ebbe breve durata. Soltanto la
spinta finanziaria dello sponsor “Go Daddy” la
tenne a galla, sino a giungere ai giorni nostri
quando il medesimo sponsor annunciava che la
reclame della Patrick subira’ un ”rivestimento”
drastico, lontano dai fumetti e foto sessuali
della driver”.
Ma non si pensi ch Danica Patrick sia l’unica,
la piu’ bella e la più famosa driver americana.
La storia ci offre un panorama attraente, ricco
di nomi, episodi e personaggi di un’era passata,
da quando Janet Guthrie, oggi 73enne, alla prima
gara in carriera (Charlotte Motor Speedway) fece
vendere il triplo dei gia’ numerosi biglietti
d’ingresso, tanto che la scorta di acqua
scomparve a meta’ gara per cui dovettero
chiamare i Vigili del fuoco affinche’ mettessero
in ordine l’apparato idrico della pista. Si
ricorda che, mezz’ora dopo l’inizio della corsa,
si registro’ una intensa attività di auto per
oltre un miglio di strada.
La Guthrie fu la prima donna a partecipare
alla Indy 500 e alla Daytona 500, mentre nella
mitica World 600 del 1976 otteneva il 15mo posto
d’arrivo su 36 partenti. Complessivamente l’ex
ingegnere gareggiò anche in 33 gare stock
finendo quasi sempre tra i primi cinque. Oggi
il casco, la tuta e la macchina
dell’antesignana delle driver fanno bella mostra
nello Smitsonian Institute di Washington, e dal
2006 la Guthrie fa parte della Hall of Fame dei
campioni. Un record eccellente se si considerano
i tempi, le macchine e la mancanza di tante
innovazioni nel settore automobilistico.
Qualcuno obbietterà: ”Ma anche la Patrick in
cinque anni ha vinto una corsa - con la
pioggia- in Giappone, nell’ovale della Honda,
quindi e’ vissuta nella zona dei “ventunesimi”
arrivati. E poi, dulcis in fundo, nel 2011 e’
stata inclusa tra le modelle dell’anno dalla
rivista ”Sport Illustrate”, con l’ovvio
vestitino estivo succinto.”Io preferisco
essere considerata carina e non “sexy”’,
ammette candidamente la modella abbozzando un
sorrisetto contradditorio.
Molto esplicito e’Joe Chitwood, presidente del
Daytona Speedway:”Non esiste un meccanismo
capace di spiegare come la popolarità di un
pilota si tramuti in vendita di biglietti al
botteghino. Molto ha a che fare con la fortuna e
la scelta delle fonti reclamistiche che il
promotore riesce ad ottenere.”
“Strano, ma la Indy car, in questa stagione, ha
goduto di un aumento di spettatori pur senza
Danica e soltanto lo speedway del G.Prix di
St.Petersburg (Florida) ha ricevuto via
Facebook qualche domanda circa la sua assenza
dalla Irl”
Dal canto suo Gossage dal Texas annuncia che
“nel G.P. dello stato, del 9 giugno non ha
notato assenze negative e le richieste circa la
driver si sono ridotte al minimo.”
Molto esplicito appare Peter De Lorenzo,
editore di “Autoextremist”: ”I direttori di
speedway spesso non sanno come rimediare alla
perdita di Danica Patrick, ma io credo che
nessuno perderà il fiato o noterà buche nelle
tribune perchè la fanciulla non c’e’ piu’, e
nessuno perdera’ il dieci per cento degli
incassi, e noteremo un grande aumento di
reclame da parte della Nationwide (Ditta di
reclame) anche senza Danica”.
E ‘ chiaro che, per ottenere risultati
finanziariamente corposi, ci vorranno i Dario
Franchitti, Tony Kanaan, Helio Castroneves e
compagni. L’assenza di un pilota non fa male a
nessuno, specie se il suo “grado” è di statura
mediocre.
Valido il detto ”Morto un Papa se ne fa un
altro”.
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