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L'angolo sportivo di Lino Manocchia

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Speciale automobilismo: Ecclestone punta alla Nascar

 

Sogni, vanità, speranza: rumors sul futuro delle corse Usa

 

NEW YORK. 4.2.2013 - Allo scadere di gennaio un cielo nevoso ha fatto passare in seconda fila i desideri, le idee, le proposte di coloro che intendono giocare e vincere una tombola motorizzata. Proprio così, desideri e propositi, colorati da Sogni, Vanità e Speranze sono sgorgati dalle labbra di nuovi e vecchi “abitué” delle gare rombanti americane, che i cacciatori dei “si dice” oppure di “è una voce” hanno dilagato presto, raccolti dalla stampa.

Sorvoliamo sulle altre voci senza fondamento e segnaliamo i rumors che propendono per la verità, Era forse d’obbligo ascoltare una dichiarazione, per molti non nuova secondo la quale il senile Deus ex macchina Bernie Ecclestone, annoiato dalla situazione poco chiara del Gran Prix di Nurnberg ha riacceso il pensiero quinquennale secondo il quale egli, Presidente dei Presidenti di F.1, sarebbe disposto a versare una grossa somma pur di poter possedere il Colosseo d’acciaio di Indianapolis dove, con dovuta trasformazione, un

giorno fu adattato a pista per fare spettacolo a suon di migliaia di dollari con i “giocattoli a 4 ruote” della serie internazionale.

Al primo tentativo, il magnate inglese fece cilecca con una sua ridicola offerta, che salì di grado la volta seguente, ed ora ritenta con una proposta che lascia di stucco gli sportivi.

Ma “Casa Hulman” tace. Accenna sì un sorriso all’acqua di rose, ma lascia in sospeso l’offerta.

Quando tutto sembra placato, spunta la procace bagnina Pamela Anderson la quale ha creato un team con tanto di macchina (Downgrade 1) e team bianco blu con lei “patron” che ha accettato le varie proposte dei pretendenti ed ora intende partecipare al campionato 2013 Stock della Nascar.

«Ma, intendiamoci - ha detto Pamela - non mi dispiace aver accettato le varie proposte dei pretendenti poichè mi trovo al centro delle attenzioni, e pertanto intendo partecipare al campionato 2013 Stock della Nascar. Io non mi fermo al primo salto – ha chiarito l’ex baywatch televisiva -. Ho in mente da diverso tempo un progetto che potrebbe farmi diventare partner di un altro magnate delle quattro ruote come avvenne 8 anni fa con il noto, poderoso CEO della Indeck, nonchè creatore e patron della rinomata serie “CHAMP CAR”, il quale entrò in società con l’altro industriale Kevin Kalkhoven».

Ma le circostanze, la situazione avversa, e quindi una guerra fratricida fece saltare tutto con grande disappunto del magnate di Wheeling, il quale giurò che non avrebbe mai più pensato di ritornare, sia pure con un binomio sicuro.

Gerald "Jerry" Forsythe, a sinistra, con il giornalist italomricano Lino Manocchia: Cresce la febbre per la 500 Miglia di Indianapolis del 30 Maggio prossimo Fortunatamente conosciamo Jerry Forsythe (nella foto con Manocchia) da anni ed abbiamo compreso che un suo “no” e’ “no” e che le sue intenzioni appaiono fondate.”Tornare nell’atmosfera Irl sarebbe il peggior pericolo e vergogna” disse un giorno” e ciò dice tutto. Del resto, il miliardario dell’Illinois è un “racing magnate”, per dirla con la stampa americana. Ha sulle spalle 30 anni di corse su ovali e stradali, e compì il passo giusto allorchè, disgustato dalla nevrotica guerra dell’ex “principe” di Indianapolis Tony George liquidò il binomio. Tenendosi la casa inglese Cosworth, acquistata in esclusiva, l’Associazione del Gran Prix di Long Beach e Toronto liquidò le piste di Monterrey e Messico city nonchè Rockingham in Corby (UK) dove aveva fatto svolgere magnifiche gare con successo.

Gli amici intimi lo considerano un “Concord”, malgrado i suoi 72 anni. Ha lo stile compunto e distaccato del signore, cortese, affabile, rifugge dalle interviste e nulla sembra scomporlo. E’ come il Re Mida, tutto quello che tocca - e tocca tutto - diventa oro.

Avremmo voluto rivolgergli qualche domanda, onde conoscere il suo parere di un probabile “duetto” con la Anderson, ma il “train” delle operazioni Indeck, le centinaia di ettari di terreno coltivato nell’Illinois, i suoi numerosi Golf Club (come il “Cayata” e l’”Ironhorse”, per citarne alcuni) non consentono divagazioni.

E Mamma Hulman, con le due figlie si trovano avvolte in un tourbillon di notizie non troppo facili, specie se dopo il defenestramento dell’ex Presidente Randy Bernard - tornato a reclamizzare i tornei di tori e cavalli - e la nomina di nuovi “famosi sconosciuti” riuscirà a forgiare una risposta favorevole a mister Eccleston

A dar retta alle “voci”, il 2013 potrebbe essere l’anno della rinascita della serie monoposto americana. Ma sia la ricca Nascar che la Irl e le serie a lunga gittata, in fase di fallimento, non avranno la forza per risanare un “malato” che richiede un cervello capace, visionario, serio ed intelligente.

Sino a quel giorno torneremo ad udire “voci” di coloro che, abbiamo detto, vivono di Sogni, Vanità e Speranza.

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, dagli anni '50 si è trasferito negli Usa. Il mondo dei motori ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale della sua prestigiosa e lunga carriera di giornalista
 
 

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