NAZARETH (Usa), 25.2.2014 - Da lontano
Nazareth ha le sembianze di un artistico
Presepio ammantato di neve, caduta
abbondantemente nelle ultime settimane. Sulla
collina delle rose si erge la lussuosa villa del
Campione dei Campioni, Mario Andretti, dove
fummo ospiti un’altra volta, sempre coperta da
manciate di neve. In casa Andretti si giubila
per la nascita di due gemelli (maschio e
femmina) che papà Michael (figlio di Mario) ha
battezzato con i nomi di Mario e Mia. Quassù il
Sindaco del Libero Comune di Montona in Esilio
(organismo
che riunisce tutti gli esuli di Montona; ndr),
il Comm. Mario Andretti, ex campione di F.1,
vincitore nelle più difficili e prestigiose
categorie automobilistiche, che il 28 febbraio
compirà 74 anni, trascorre le ore libere dalle
sue molteplici attività in compagnia della
consorte Dee Ann, guidando una batteria di auto
pregiate, compresa la classica Corvette ZR1, e
ricordando che a 13 anni, sospinto dal prurito
al piede destro, lanciò per la prima volta una
macchina da corsa cui fece seguito una
cornucopia di episodi, uno più avvincente
dell’altro.
Mario occupa il tempo...”lavorativo” istruendo
novelli driver da introdurre nelle file della
Indycar , e guidando, prima di ogni gara, uno
speciale bolide biposto. In questo modo rende
felici gli ospiti desiderosi del brivido.
Interessante appare il nostro discorso sulle
categorie, le corse e le vittorie poiché Mario
rappresenta la storia centennale del campionato
monoposto (nato nel 1909), nel quale egli ha
trascorso 20 anni partecipando a 897 gare,
vincendone 111 e segnando 109 pole position.
Più che logica dalla nostra conversazione,
appare la domanda:
Mario, provi nostalgia della F.1?
«Sempre. Come si può dimenticare uno dei mosaici
più belli dello sport, un amore che mi ha retto
in vita per anni? Lo segui, lo ami, non lo puoi
dimenticare»
E quel “nomignolo” affibbiatoti dal grande asso
del volante Jimmy Clark ti solletica ancora?
«Già, sì, il Piedone!...
- dice Mario, arricchendo la frase con un
sorriso tra il patetico e l’orgoglioso-.
E’ che non riesco a trovare un freno capace di
ridurre la velocità...Comunque oggi si guarda
più alla sicurezza che al pericolo delle
velocità, che è sempre esistito ed esisterà,
altrimenti addio interesse»
Francamente parlando, la velocità è pericolosa
nelle corse?
«Tu sai che le velocità fanno parte delle corse,
eccitano il nostro sport»
Mario, ti trovo in ottima forma, come fai?
«Non sono più attivo nelle piste come pilota, ma
colà io vivo notte e giorno. Le corse sono come
una bella amante: ti eccitano, ti conquistano e
ti spingono a tenerti in forma. Regolarmente
pratico molti sport, tennis, sci acquatico e
tanti altri esercizi che praticavo nel passato».
Ti piacerebbe rifare tutto quello che hai fatto?
«Senza dubbio, non ci penserei un sol momento,
poichè’ non sono superstizioso e attaccherei
ogni soggetto a cuore aperto».
Mario
accenna un sorrisetto semicanzonatorio...
«mi piacerebbe tornare indietro nel tempo, come
quando ci conoscemmo nella pista del New Jersey,
poco dopo il tuo arrivo dall’Italia».
Il primo incontro
di Mario
Andretti con
Lino Manocchia
Gia’, ricordo, ricordo quando mi dicesti che in
pista non si viene incravattati e fazzoletto al
taschino. Fu un suggerimento intelligente ed
appropriato.
Mi sembra superfluo chiederti qual è il tuo
numero preferito, considerando che sei salito
sul podio sempre come numero uno…
«Quei momenti non si dimenticano più»
Il Commendatore Mario Gabriele è sempre stato
così, animato da una forza straordinaria ed un
entusiasmo straripante che ha saputo trasmettere
anche al figlio Michael. Istriano d’origine,
sollecitò il grande Drake a scrivere nel suo
libro ”Andretti è coraggioso, generoso, serio
professionista, idolo d’America, salito anche
alla gloria di Indianapolis, è divenuto campione
del mondo. Al nome del “kid” sono legate alcune
delle più belle vittorie Ferrari”.
La nostra conversazione vira verso la serie
Indycar, dove Marco, nipote di nonno Mario, sta
consumando la pista che conduce al grande
traguardo
Pensi che prima o poi il “delfino” di casa
Andrtetti riuscirà a sfondare la porta,
presentandolo al traguardo iridato?
«Stiamo lavorando, lottando accanitamente,
risponde Mario. I mezzi non mancano, ma il
“pollaio” della serie Indycar è popolato e
sempre più difficile, pertanto il passo non è
facilmente attuabile. Mi piacerebbe vedere Marco
su un bolide iridato, capace di imitarmi in
qualche risultato. E’ un grande sogno di nonno,
ma non dispero»
Siamo sul soggetto corse e ci interessa
conoscere il parere di Mario “Piedone” su come
vede la Indycar oggi.
«Sembra abbiano trovato il dirigente adatto in
Mark Miles, ma ci sono tanti problemi da
risolvere che, se positivi, potrebbe presentare
un campionato di rispetto. Stanno lavorando
seriamente, vedremo»
E’ impressione del cronista, però, che da
qualche anno quella serie, un tempo rivale
rispettata anche dalla F.1, stia procedendo
contro corrente, nonostante una schiera di
reporter casalinghi esultino apertamente. Sarà
tutto da vedersi.
Dopo Mario Andretti chi è stato il più grande
campione degli ultimi 40 anni?
«Domanda scabrosa, senza dubbio, e sono
impacciato a rispondere, poichè temo di lasciar
fuori qualche meritevole. Ma ce ne sono tanti»
Qual è il ricordo più bello della tua carriera?
«Vincere il mondiale, che vale una vita»
Chi è Mario Andretti?
«Un lavoratore che ha dato il cento per cento ed
ha ricevuto tutte le soddisfazioni immaginabili
dell’automobilismo, il mio primo, vero amore».
Scambiamo con Mario gli auguri di Buon
Compleanno (il cronista ha salutato la 93ma
primavera, il 20 febbraio scorso; ndr).
Brindiamo al successo di casa Andretti,
scambiamo qualche foto e via, il ritorno a
Cambridge (N.Y.), un angolo di paradiso poco
diverso da Nazareth in Pensilvania. |