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La confessione di Jack Dempsey:  «Fui avvelenato»

 

NEW YORK, 5.9.2015 - Correva il 2 gennaio 1964, Broadway la strada bianca di New York,  con le sue magnifiche esplosioni di luce, scossa dal via  vai animato di una folla in cerca di chissa’ cosa, e poi il restaurant Jack Dempsey pronto a servire le sue gustose “fiorentine”.

Quattro passi  per Broadway ed un saluto al  “grande Jack” sempre disponibile a narrarci qualche “scoop’ per Boxe Match del lunedì.

Quella volta il grande peso massimo aprì lo scrigno dei suoi segreti, e disse: “Sì, ora posso confessarlo. Il 23 settembre del 1926 qualcuno tento’ di ammazzarmi con la droga. E si, mi avvelenarono… Prima di salire sul ring  di Filadelfia contro Gene Tunney avvertii  tremendi mal di pancia, nausea e diarrea. Salii sul ring con la testa annebbiata e l’indomani la diarrea piu’ acuta, che io ricordi, mi stese a letto.”, Jackey Dempsey, uno dei piu’ grandi campioni del  palcoscenico cordato confermò di essere stato “drogato”, o se vogliamo usare una parola piu’

forte, “avvelenato,” con una sostanza chiamata dagli americani: “Mickey finn,” che traduciamo liberamente “Topo finlandese”. Il Mickey Finn indebolisce, da la nausea, capogiri e quindi diarrea. Se presa in forti dosi, avvelena.

Andiamo all'epoca dei fatti. Lo scrittore di pugilato Jack Farrell, direttore sportivo degli Yanke, rivela i nomi dei presenti  facenti parte dell’entourage Dempsey, composto da Mike Trent, il “fedelissimo del campione”, Kerry il Greco, l’allenatore ,ed il menzionato giornalista sportivo il quale fa notare che tutti, eccezione fatta di Trent, usarono la crema per il caffe’ e tutti accusarono dolori al ventre, nausea ecc.

”Con un pizzico di sarcasmo Farrell faceva rilevare che Trent (il fedelissimo) aveva interessi in Tunney e che, sul caffè, fece cadere soltanto due  gocce di “veleno”.

 

Il particolare fu rivelato anche dal capitano di polizia, addetto alla sicurezza di Dempsey il quale  riaffermava: ”Non sono mai stato tanto male come quella volta. Era una cosa indescrivibile, terribile, sudavo e sentivo i muscoli  a pezzi, ma lo show doveva andare avanti ed io salii sul ring."

 - Perche,’ abbiamo chiesto a Dempsey, non accuso’ mai questo avvelenamento?

“Il match era passato alla storia.Persi , e mi avevano detto  che a Chicago avremmo incassato tanti soldi, per cui pensai che fosse stata la pura immaginazione. Ma in effetto non lo era.”

- Dunque lei e’ sicuro che le abbiano somministrato ”Mickey Finn” e non qualche altro veleno?

“L’effetto era di un “Mickey Finn”. Comunque, chiamatelo come volete, ma quello fu un veleno capace di tutto. Per fortuna fu dosato, altrimenti avrei fatto la morte dei cavalli “drogati” prima della corsa che si scapicollano e ammazzano, a volte, il fantino. A Chicago persi nuovamente, dopo essere stato scaraventato fuori dal ring, poi comincio’ per me la naturale “routine” di ogni ex campione. Andare a rivangare, allora, un episodio che avrebbe potuto nuocermi di piu’, sarebbe stato inutile,

Oggi lo confermo perche’ ormai non  ho piu” nulla a che fare con i guantoni intendo  personalmente, poiche’ la boxe e’ rimasta il mio primo amore.”

Dempsey trascorre 4 ore  al giorno al restaurant firmando autografi a centinaia di clienti, poi va a casa per un pisolino, quindi legge sdraiato sulla poltrona masticando un sigaro.

- Ma il sigaro non le fa male mister Dempsey?

“Si, almeno cosi’ dicono, ma io ormai, sono vecchio. Insegno la boxe ai ragazzi del  “Boys Club”, che ha sede a Minneapolis. Impartisco suggerimenti utili, tuttavia a me  un sigaro non potra’ piu’ nuocere. Mia moglie Diana me lo dice spesso, ma ormai sono diventato incorreggibile.”

 

La signora Dempsey, oriunda triestina, e’ un’ottima cuoca, segue il marito dappertutto, ma non riesce a correggere il vizio del coniuge  il quale continua a posare dappertutto mozziconi di sigari.

“Non drammatizziamo - soggiunge Mr. Dempsey -. Le pastette, gli avvelenamenti appartengono al passato, datelo in pasto al pubblico, ma non facciamone un’arma capace di colpire la boxe.”

 

Jack Dempsey e’ un ottimo oratore, un grande campione, un filosofo delle cose della vita.

Al gancio sinistro risponde con una lezione teorica piu’ efficace, che soltanto un grande Dempsey puo’ impartire.

l'angolo sportivo

di Lino Manocchia

 

 

 

 

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