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Numero 15 -Ottobre
 
il profilo
 

 

Matteo Mucciconi è nato a Giulianova nel 1991. Ha frequentato il Liceo Scientifico "M. Curie" conseguendo la maturità nel 2010.

 

Ha studiato Matematica presso l’Università di Roma laureandosi nel 2015.

 

Con la laurea in tasca, ha iniziato a cercare lavoro ma, dopo alcuni colloqui e uno stage a Milano in una società di ingegneria informatica, ha deciso di seguire il suo sogno e di tentare la carriera accademica.

 

Ha ricevuto una borsa di studio dal governo giapponese e ha vissuto a Tokyo dal 2016 ad agosto 2021.

 

Nel 2020 ha ottenuto un dottorato in Fisica e nel successivo anno è stato professore presso il Tokyo Institute of Technology.

 

A febbraio del 2021 ha vinto un prestigioso grant dell’Unione Europea e da settembre si è trasferito in Inghilterra, all’Università di Warwick.

 

Nel 2017, a Tokyo, ha conosciuto Natasha, che in quel periodo stava facendo uno scambio culturale dall’Indonesia. A dicembre 2018 Matteo e Natasha si sono sposati a Jakarta e poco dopo lei lo ha raggiunto a Tokyo, dove ha proseguito gli studi conseguendo un master in ingegneria.

 
 
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ATTUALITA'

giuliesi nel mondo 2021

 

di Ludovico Raimondi

 

Accademico a Warwick (Inghilterra)

Matteo Mucciconi, la matematica è il mio mestiere
 

 

OTTOBRE 2021 - Si racconta che Albert Einstein non fosse bravo a scuola. In realtà si tratta di una "falsità romanzata", forse originata dal fatto che il più celebre degli scienziati risultò il solo tra i diplomati del suo anno a non conseguire il posto da assistente al Politecnico di Zurigo, ma per vicende disciplinari. Incidente di percorso, se vogliamo definirlo così, che certo non gli precluse di arrivare al premio Nobel e di diventare un'icona della scienza!

Con il dovuto rispetto ma con intento benaugurale, è balzato alla mente questo aneddoto su Einstein dedicando il servizio della nostra rubrica a Matteo Mucciconi, trentenne giuliese, matematico di professione e accademico in carriera presso l'Università di Warwick, in Inghilterra, dopo un'esperienza quinquennale altamente qualificante a Tokyo.

Matteo confessa candidamente che «nonostante adesso stia ottenendo successo nella mia carriera accademica, al liceo non mi dedicavo molto allo studio». Succede ai geniali!

Di sicuro, Matteo è un giovane tutto da conoscere e da cui aspettarsi piacevoli e clamorose sorprese...

 

 

 

Matteo e la moglie Natasha

 

 

Matteo, puoi parlarci del tuo lavoro?

Sono un matematico di professione. La mia specialità è la teoria della probabilità e in particolare le sue applicazioni alla fisica. Il mio obiettivo è capire con precisione le leggi della natura. Spesso accade che processi complicati, come ad esempio la formazione di polimeri in un composto, siano descritti con buona approssimazione da solo un paio di regole, come in un gioco da tavola. Il ruolo del matematico e’ di capire e formulare queste regole e poi giocarci in modo da dedurre formule che siano utili dal punto di vista sperimentale. Finora nella la mia ricerca mi sono concentrato sullo studio di processi di crescita random (come ad esempio la neve che si deposita sul finestrino, un incendio che si propaga in un bosco) e su come lo studio di questi fenomeni nasconda misteriose e nuove strutture matematiche. Da settembre di quest’anno sono Marie Curie Research Fellow all’Università di Warwick. Questo vuol dire che sono detentore di un grant di ricerca dell’Unione Europea che mi permetterà nei prossimi anni di svolgere i miei studi a tempo pieno.

Sei in Inghilterra da poco tempo. Con quali pregi e difetti ti sei imbattuto, comprese le situazioni legate alla pandemia e alla Brexit?

Il trasferimento dal Giappone all’Inghilterra è stato leggermente laborioso. Da cittadino europeo e da detentore di un grant prestigioso, non ho avuto difficoltà a ottenere il visto inglese. La parte stressante è stata dover organizzare un trasloco tra due continenti con la consapevolezza che, in qualsiasi momento, un covid-test positivo mi avrebbe relegato in quarantena per diverse settimane, costringendomi a cancellare voli e ritardare l’insediamento a Warwick. Con l’aiuto di mia moglie Natasha alla fine siamo fortunatamente riusciti a organizzare ogni cosa senza problemi  e di questo sono felice.

 

 

 

Matteo nel parco di Okayama, in Giappone

 

 

Cinque anni in Giappone: quale esperienza hai vissuto e ti porti dietro?

Sono arrivato in Giappone nel settembre 2016. Prima di quel momento non mi ero mai avvicinato alla cultura giapponese e la mia scelta di trasferirmi lì era stata dettata puramente da interessi di ricerca. Ciononostante da subito sono stato colpito e affascinato dalle tante differenze che esistono tra i paesi europei, l’Italia in particolare, e il Giappone. Si pensi ai modi educati e delicati dei giapponesi o al celebre rispetto che hanno per le gerarchie. Presto ho stretto amicizia con colleghi e vicini di casa e negli anni ho anche imparato a parlare la lingua. Tokyo, il Giappone in generale e i giapponesi che ho conosciuto mi hanno fatto crescere come individuo e professionalmente. Questa esperienza continuerà ad ispirarmi negli anni a venire.

A quale realtà ti sei trovato di fronte in Inghilterra rispetto a Tokyo?

L’Inghilterra ha molti vantaggi per me e mia moglie. Il principale è forse la lingua, essendo lei indonesiana e io italiano, e avendo come uniche lingue in comune inglese e giapponese. Dal punto di vista professionale, l’università di Warwick è un luogo importante in Europa per il mio ramo di ricerca e molti scienziati di fama lavorano qui. Inoltre la città in cui viviamo è un posto tranquillo, che può ricordare Giulianova in quanto relativamente piccola e accogliente. Negli ultimi anni ho sviluppato una grande passione per Tokyo, che ritengo una metropoli molto vicina alla perfezione se si parla di servizi, sicurezza e opportunità. Essermi spostato in una cittadina più piccola mi ha offerto la possibilità di recuperare spazi personali, diminuire il costo della vita, senza dover rinunciare a sicurezza e alle opportunità lavorative.

 

 

 

Matteo liceale

 

 

In Italia non intravedevi queste opportunità per realizzarti compiutamente?

La scelta di trasferirmi all’estero è stata dettata da interessi di ricerca e per questo non mi sento di dare giudizi negativi sulle possibilità che avrei avuto in Italia. Molti scienziati che conosco hanno fatto il mio percorso all’inverso e si sono trasferiti dal loro paese di origine in Italia. L’importante è che l’Italia abbia come obiettivo quello di attrarre i migliori ingegneri, scienziati ed esperti in generale.

Sei intervenuto spesso sui social in merito alle problematiche globali, anche sulle origini della pandemia. Ci puoi sintetizzare le linee guida del tuo pensiero?

Non ho posizioni precise sull’origine della pandemia. In molti credono sia di origine naturale, ma alcuni sostengono si tratti di un virus creato in laboratorio. Non ho alcuna competenza né motivo per escludere l’una e l’altra ipotesi. A scanso di equivoci, non sono scettico sui vaccini e infatti mi sono vaccinato appena mi è stato possibile. La riflessione che cerco di fare sui social è però un'altra. Spesso, per fini di propaganda, politici o giornalisti pretendono di parlare in nome della scienza. Da un punto di vista storico questo tipo di fenomeni è tutto fuorché nuovo: ogni regime ambisce a parlare in nome della scienza, poiché questo silenzia facilmente le critiche e invita gli indecisi a rassegnare il loro pensiero critico. Ma ritengo che questo atteggiamento debba essere combattuto da chi, come me, ritiene di essere un libero pensatore. L’essere un libero pensatore ha lo svantaggio di avere dubbi sulla maggior parte dei temi. Ma questo è lo stesso destino dello scienziato, al quale ogni risposta costa cento e più domande.

Quali sono le tue aspettative e le tue ambizioni?

Le mie aspettative sono quelle di continuare ad avere successo nella mia carriera accademica e produrre risultati che nel tempo si possano rivelere utili. Questo include divenire professore universitario, costruire un gruppo di studenti e collaboratori, ricevere fondi, scoprire teoremi e soprattutto continuare a divertirmi nel giocare con le regole matematiche e nel capire come funzionano le cose.

E il vero sogno nel cassetto?

Il sogno nel cassetto è che i miei studi mi portino a scoprire qualcosa di rivoluzionario. Spesso nella scienza, oltre al duro lavoro, sono curiosità e anche una certa dose di fortuna a fare la differenza. E queste spesso portano alle scoperte più sorprendenti: bisogna trovarsi nel posto giusto al momento giusto e soprattutto farsi le domande giuste.

Come ti senti senza Giulianova nella quotidianità? Hai un’idea, seppure da lontano, della “nuova” Giulianova?

Non sono una persona nostalgica. Sono in contatto con alcuni dei miei amici di Giulianova e questo mi aiuta anche a sentirmi a casa ovunque vado. Da quanto leggo e vedo Giulianova sta andando incontro ad un riammodernamento e sono estremamente felice di questo.

La domanda ai Giuliesi nel Mondo: se ti dico Cupola di San Flaviano pensi subito a….?

Penso alla piazza e alle tante feste di paese a cui ho partecipato. Non vedo l’ora di tornarci.

 
(foto poste a disposizione da Matteo Mucciconi, che ringraziamo)
 

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