Jacopo
Barnabei è nato a San Benedetto del
Tronto
nel luglio 1989. Il padre Sandro è professore di
educazione fisica in pensione e preparatore atletico e
tecnico di calcio, soprattutto nel settore giovanile,
mentre la madre Laura è dipendente della Regione
Abruzzo. Il fratello minore Gianmarco (1992) ha avuto
accesso a un Master program presso UnipolSai
Assicurazioni a Bologna. Nel 2008, dopo il Liceo
Scientifico, Jacopo si è trasferito a Milano dove,
presso l'Università Bocconi, ha conseguito la laurea
Triennale in Business Administration e poi la
Specialistica in Amministrazione, Finanza e Controllo.
Durante questo periodo ha anche lavorato part-time («per
supportare un po’ le spese», dice) prima presso
l’ufficio eventi dell’università e dopo presso uno
studio commercialista. Inoltre, ha avuto l’opportunità
di partecipare a un Erasmus (2010) a Reykjavik in
Islanda per 5 mesi e a un
internship (2013) alla Diacron di Sofia in Bulgaria per
4 mesi. Conseguita la laurea (aprile 2014), è tornato a
Giulianova e ha iniziato a lavorare a Pescara presso la
Fater SpA per 6 mesi come Controlling Intern. E’ stato
poi assunto dalla Tod’s Spa (novembre 2014) come Opex
and Capex Global Controller nella sede centrale di
Casette D’Ete, a Sant'Elpidio a Mare (FM). Dopo un anno
trascorso nelle Marche ha ricevuto una proposta
dall’azienda di andare a lavorare a Shanghai, come
Controlling Manager della Region Cina, dove attualmente
Jacopo risiede da 4 anni e mezzo. In questi anni ha
imparato anche un po’ di cinese superando l’HSK 3. Le
sue passioni: viaggi, calcio, lettura, fotografia,
trekking, nuoto.
Jacopo
bambino (a destra) con mamma Laura, papà Sandro e il
fratellino Gianmarco
Jacopo Barnabei, a passo
veloce in Cina con le scarpe Tod's
Jacopo Barnabei...scalzo
sulla sabbia del deserto di Dubai, una delle numerose
tappe dei suoi amati viaggi che lo hanno portato anche
ad Abu Dhabi, sempre negli Emirati Arabi, e in Corea,
Laos, Mongolia, Birmania, Giappone e svariate città
della Cina, compresa Pechino
aprile
2020 -
In un
periodo surreale e complicato per il mondo intero a
causa della pandemia da Covid-19, la nostra rubrica
dedica il suo quarto numero a Jacopo Barnabei, giovane
di Giulianova che da quasi 5 anni vive e lavora a
Shanghai nel ruolo di manager del gruppo Tod's e nel vivo
di una rapida carriera cominciata nella sede centrale
del regno dei Della Valle, a Casette d'Ete di Sant'Elpidio
a Mare.
Come diremmo
noi, Jacopo
"sta m'past'
a lu lip'",
in pasto al lupo, ovvero in Cina, da dove è partita la
diffusione del virus che sta tenendo in apprensione
l'umanità. La Cina, tuttavia, è sterminata e Shanghai
dista oltre 800 chilometri da Wuhan, la città del
focolaio originario dell'epidemia. Per di più, sembra
ormai acclarato che, salvo qualche apprensione
per sporadici casi di recidiva dei contagi, il
cosiddetto rebound, nel lontano
paese dell'Estremo Oriente la situazione di emergenza
sembra superata e lo stesso Jacopo, dopo un mese e mezzo
in Italia, è rientrato a Shanghai nei primi di marzo
riprendendo il lavoro a pieno regime una volta terminato
il periodo di quarantena. Chi
rientrava dai paesi a
rischio, una volta superata la trafila dei controlli
sanitari e degli interrogatori sui 14 giorni precedenti,
veniva ricondotto a casa in pullman speciali per una
quarantena forzata se il building accettava di
controllarti e assisterti (in quanto non si poteva
varcare la soglia di casa neanche per scendere in
cortile). In caso contrario, ti mandavano in centri /hotel dove, spese a carico del governo per molte
municipalità, restavi completamente isolato in camera
per 14 giorni. Alla luce dei nuovi contagi di ritorno, invece,
da alcuni giorni, il Governo
cinese ha
inasprito
l’allerta e vietato l’ingresso a tutti gli stranieri per
un periodo non definito.
Inevitabile aprire dall'argomento di attualità
planetaria
l'intervista con la quale cerchiamo di conoscere il
giovane giuliese, uno dei tanti lanciati dal Liceo
Scientifico "M. Curie" verso mete molto ambite e
prestigiose.
Jacopo Barnabei , l'ottavo
da sinistra dei ragazzi in piedi, con i compagni di
liceo
Dunque,
Jacopo, come vanno le cose?
La
situazione in Cina è sotto controllo e si sta tornando
piano piano ad una sorta di vita normale salvo
continuare ad usare tutte le precauzioni necessarie come
mascherine, guanti e controllo temperatura. Dopo le
gravi omissioni iniziali della Provincia dell'Hubei,
l'epidemia in Cina è stata gestita in modo esemplare con
leggi molto rigide che risultavano a volte eccessive
agli occhi di noi occidentali, ma che si sono rivelate
fondamentali e corrette per scongiurare una situazione
catastrofica.
Si parla
spesso della Cina in modo generalizzato ma dobbiamo
ricordarci che è un Paese grande quanto l’Europa. In
realtà, ci sono stati 80 mila casi in tutta la Cina, di
cui 68 mila nella Provincia dell'Hubei. Dunque,
escludendo quella Provincia sfortunata, su un territorio
che conta 1.3 miliardi di persone, ci sono stati "solo"
12 mila casi. Questo sicuramente grazie all'intervento
duro e tempestivo del governo ma anche per la differente
cultura che lo ha reso possibile.
Ecco,
appunto. Vivendo il problema dal vivo, puoi spiegare
meglio la differenza di gestione e atteggiamento
riscontrata sulla vicenda tra l’Italia e la Cina?
Credo che
ci siano sostanzialmente due differenze: una a livello
politico e una a livello culturale. La Repubblica
Popolare Cina è quasi un totalitarismo: non esiste
opposizione e il governo può intraprendere azioni
pesanti in pochissimo tempo senza rendere conto a
nessuno e senza preoccuparsi del consenso. Di
conseguenza, se qualcosa serve all'interesse del popolo
si fa e basta, "senza se e senza ma". Inoltre, a livello
culturale qui c'è una forte visione collettivistica dove
l'interesse del popolo prevale sempre sull'interesse del
singolo. Dunque, c'è un altissimo senso civico e il
popolo ha seguito da subito le direttive in modo serio e
con pazienza, anche se questo comportava pesanti rinunce
individuali. In Italia, sulla scorta dell'esempio
cinese, l'ideale sarebbe stato chiudere immediatamente e
totalmente le zone rosse e prendere misure drastiche in
tutto il Paese per bloccare il problema sul
nascere....Tuttavia capisco che non sono decisioni
facili....
Comunque,
proprio da Shanghai è partita una seconda equipe di
medici con tonnellate di materiale sanitario. Che
considerazione hanno i cinesi degli italiani?
Si,
davvero un bel gesto. Ho letto che si tratta di circa
mezzo milione di mascherine chirurgiche e moltissime
tute protettive e ventilatori polmonari oltre al
supporto del team di esperti.
E’ bello
anche ricordare che questi aiuti sono stati accompagnati
dalla dichiarazione governativa “la Cina non dimentica
la generosità italiana”, riferendosi al terribile
terremoto nella provincia del Sichuan del 2008, dove
l’Italia era stata la prima nazione a prestare soccorso.
Per il
resto credo che i cinesi abbiano una buona
considerazione di noi e tanta simpatia per il nostro
Paese... Quando dico di essere italiano si illuminano in
un grande sorriso e iniziano a parlare di calcio, di
cibo, di musica italiana o di quanto vorrebbero venire a
visitare l'Italia un giorno. Poi, in questo periodo, ci
sono anche interessi economici, come la "nuova via della
seta" e il 5G, che spingono il governo cinese ad
enfatizzare l'amicizia e la cooperazione tra i nostri
popoli.
Torniamo
a te. Puoi parlarci deltuo lavoro?
Lavoro
nel dipartimento Controlling del Gruppo Tod’s a Shanghai
dove ci occupiamo della gestione dei nostri quattro
Brand (Tod’s, Hogan, Roger Vivier e Fay) nel mercato
cinese. Il nostro team ha il compito di partecipare alla
definizione delle strategie e obiettivi futuri e,
successivamente, di lavorare con gli altri dipartimenti
per fare in modo che si realizzino. In concreto consiste
nel pianificare e monitorare le vendite, gli
investimenti e i costi futuri, stimare lo stock
necessario, valutare aperture e chiusure di negozi,
analizzare l'efficacia delle azioni intraprese,
monitorare i flussi di cassa, confrontare le performance
dei competitor, oltre a preparare tutta la reportistica
aziendale per il Top Management e interfacciarsi con la
contabilità durante le chiusure di bilancio.
Hai
trovato difficoltà nell’affermare la tua managerialità
in un Paese così lontano?
In realtà
non troppo. Ho trovato colleghi fantastici che mi hanno
aiutato e supportato fin dall'inizio. Forse la cosa più
difficile è stata entrare nella "mentalità cinese", in
quanto ci sono differenze culturali che vanno capite e
rispettate. Qui è molto importante la "mianzi"
(reputazione) e non va mai fatta perdere la faccia in
pubblico a qualcuno anche se ha sbagliato oppure se ha
detto una cavolata. Per questo motivo non bisogna
rispondere mai con un "no" diretto ma sempre in modo
indiretto con un "si, ma.." e girarci intorno per un
po'. Inoltre, c'è un rispetto totale delle gerarchie e
degli anziani e ci sono alcune etichette e superstizioni
che vanno rispettate (esempio il numero 4 ha una
pronuncia simile alla parola "morte" quindi è spesso
escluso dagli indirizzi e ascensori, se bussi 4 volte
stai annunciando un lutto, mai regalare un orologio,
sedersi a tavola in una certa maniera, etc). Però, a
parte queste piccole cose, personalmente credo che noi
culturalmente siamo molto più simili ai cinesi piuttosto
che ai tedeschi o agli americani. Ad esempio abbiamo in
comune tantissime cose come: l'importanza della famiglia
e dell'amicizia, la cultura del cibo, una storia
millenaria, l'inventiva e l'arte dell’arrangiarsi, il
fatto che molte cose si basano sui "guanxi" ovvero le
relazioni interpersonali.
Al di là
della fortuna commerciale e del merchandising, il
marchio Tod’s è considerato in Cina “un made in Italy”
tra i più prestigiosi in assoluto? E il suo prodotto è
“alla portata” del popolo cinese?
I clienti
cinesi sono estremamente importanti per le aziende del
lusso. Gli esperti stimano che nel 2025 i loro consumi
peseranno addirittura per il 40% del mercato del lusso
globale. I nostri marchi Tod’s, Hogan e Roger Vivier
sono molto apprezzati dai clienti cinesi che riconoscono
la qualità dei nostri prodotti e, nonostante sia
diventato un mercato molto competitivo, riusciamo a
concorrere allo stesso livello dei principali marchi del
lusso mondiale. Per quanto riguarda il marchio Fay,
invece, è stato lanciato in Cina solo recentemente e
stiamo ancora sviluppando la brand awarness.
Jacopo nel giorno della
laurea alla Bocconi
Quali
sono i passatempi che Shanghai offre a un giovane come
te?
Shanghai
è una metropoli enorme, conta circa 25 milioni di
abitanti e offre tante distrazioni e passatempi per
tutti i gusti. E’ una città super sicura in quanto
davvero non esiste criminalità, risulta inoltre
collegata molto bene a livello di trasporti con bus,
metro, bike sharing e anche i taxi sono super economici
(con 2 o 3 euro ti portano ovunque). Ci sono molti
locali ed è facile conoscere gente. Il weekend di solito
con amici usciamo a fare un giro o a prendere un caffè,
poi andiamo a mangiarci qualcosa e si finisce in qualche
bar o pub fino a tardi. Ogni tanto si va al parco a
giocare a pallone, al cinema, allo stadio o ci facciamo
qualche gita fuori porta. Nelle festività più lunghe ne
approfittiamo per viaggiare in altre Province cinesi o
in altri Paesi dell'Asia.
Hai modo
e occasioni di frequentare altri italiani a Shanghai? Per
esempio, Armando Giannattasio, a cui abbiamo dedicato il
primo numero del 2020 della nostra rubrica...
Si, ho
avuto il piacere di vedere Armando diverse volte e
sicuramente non mancheranno altre occasioni.
Molto
spesso esco con i miei colleghi italiani e con altri
amici connazionali. Per il resto, Shanghai è una città
molto internazionale dove trovi gente da tutto il mondo,
tra cui moltissimi italiani.
Tu
provieni da una famiglia di giuliesità radicata:
lasciare Giulianova prima e l’Italia dopo è stata una
scelta, una opportunità o una necessità per realizzare i
tuoi sogni?
Direi che
è stata più che altro un'opportunità di crescita
personale e professionale. Cinque anni fa, lavoravo
nelle Marche e riuscivo a tornare a Giulianova ogni
weekend e non avevo fatto nessuna richiesta di essere
trasferito all'estero o in altre sedi... La proposta di
trasferimento a Shanghai è arrivata del tutto
inaspettata. Quando l'ho ricevuta, alla fine ha prevalso
il desiderio di andare a vedere cosa c'è dall'altra
parte del mondo e vivere una realtà che non avrei mai
neanche immaginato di vedere. Ovviamente c'è anche un
caro prezzo da pagare in termini di lontananza ma il
cambiare prospettiva e mettersi in gioco in contesti
diversi aiuta anche a capire tante cose.
Hai
saputo che una ricercatrice giuliese, Laura Di Sante,
più o meno tua coetanea, ha isolato il coronavirus
insieme ad una sua collega presso l’Ospedale Torrette di
Ancona? Cosa ne pensi da concittadino?
Si, ho
letto la notizia e le faccio i miei più sentiti
complimenti e spero che abbia tantissime altre
soddisfazioni e successi. Credo che l'Italia dovrebbe
sostenere i ricercatori molto di più di quanto faccia
attualmente. Loro fanno un lavoro utilissimo, spesso
senza le adeguate risorse e senza i giusti
riconoscimenti.
Jacopo (capotavola a
destra) in una spensierata serata con gli amici giuliesi
C'è da
immaginare cheGiulianova ti manca. Ti
capita di tornarvi spesso?
Si, cerco
di tornare il più possibile! Appena ne ho l'occasione
scappo a Giglie, di solito almeno due volte all'anno. Mi
mancano tantissime cose, soprattutto la famiglia e gli
amici con cui sono cresciuto. Poi ci sono tante altre
piccole cose di cui ti accorgi l’importanza sono quando
sei lontano ... è un posto magnifico: sul mare e con la
montagna a due passi, un clima fantastico e cibo
spettacolare.
Tuo padre
Sandro insegnante di educazione fisica con la “malattia”
del calcio, sia come appassionato e tifoso del
Giulianova sia come allenatore a livello giovanile. Tu
quale passione sportiva coltivi?
Anche io
sono stato contagiato da papà e dalla malattia per il
pallone, e fino alle superiori mi sono divertito a
giocare tra le squadre di Giulianova, Cologna e Villa
Rosa. Adesso mi limito a fare il tifoso. Per il resto,
qui a Shanghai, cerco di andare in palestra un paio di
volte a settimana e fare qualche nuotata o corsetta ogni
tanto. Quando torno in Abruzzo mi piace fare trekking in
montagna.
Jacopo (secondo accosciato
da sinistra) in versione calciatore
Se ti
dico Cupola di San Flaviano, cosa ti viene in mente
d’acchito?
E’ forse
il simbolo di Giulianova! A me, personalmente, viene da
pensare ai miei nonni che abitavano lì vicino e alle
giornate passate con loro, e con i miei cugini e zii.
Inoltre, la associo alla festa del 22 di aprile e alle
serate estive di "attenti al luppolo".
Cosa ti
senti di dire ai giuliesi in questo particolare momento
da così lunga distanza e dal Paese di origine del
coronavirus?
Spero che
tutto passi presto e che il peggio sia ormai alle
spalle, siamo gente tosta e sono sicuro che riusciremo a
rialzarci anche questa volta! Raccomando di seguire le
direttive per sconfiggere questo maledetto virus come
evitare di uscire di casa e portare le mascherine.
Auguro
comunque a tutti di approfittare dei questo periodo
anche per godersi la casa e la famiglia e per dedicare
tempo a hobby e passioni o a progetti futuri.
(foto poste
a disposizione da Jacopo Barnabei, che ringraziamo)
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