TERAMO,
3.9.2014
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Il Consiglio di Amministrazione
di Cirsu SpA, nel corso della conferenza stampa
tenutasi questa mattina presso la Sala Giunta
della Provincia di Teramo, ha fatto chiarezza
sul ricorso cautelare ante causam
depositato da Cirsu SpA in data 20.07.2014
davanti al Tribunale di Teramo, diretto ad
ottenere il sequestro del credito asseritamente
vantato da AIA SpA nei confronti della Società;
il ricorso è stato notificato anche alle persone
fisiche potenzialmente coinvolte nel giudizio di
merito, nonché anche a Deco SpA.
L’iniziativa, frutto di un
complesso lavoro di ricostruzione degli ultimi
anni della storia societaria, si colloca
all’interno delle intricate vicende di
accertamento delle cause della negativa
esperienza del sistema Cirsu SpA - Sogesa SpA,
che ha messo in crisi la gestione pubblica dei
rifiuti su scala provinciale e regionale, a
vantaggio della gestione privata, divenuta nei
fatti di tipo monopolista, in capo proprio alla
Deco SpA e alle altre società ad essa
riconducibili. Una volontà di conoscenza più
volte avanzata anche dai Comuni Soci, attraverso
i deliberati delle giunte, dei consigli e delle
assemblee.
Il ricorso cautelare è stato
proposto in ragione del fatto che Cirsu SpA non
ritiene di dover versare 2,250milioni di euro ad
AIA SpA, ritenendosi al contrario creditrice
della medesima per una somma ben maggiore in
conseguenza dei fatti illeciti posti in essere
da questa quale socio privato ed operativo di
Sogesa SpA a danno della parte pubblica; in
particolare Cirsu SpA contesta a diverso titolo
ad AIA SpA, a Deco SpA (socio di maggioranza di
AIA SpA), e a chi, tempo per tempo, ha
amministrato o diretto le società, specifici
fatti astrattamente inquadrabili in diverse
fattispecie di reato, che sarà compito
dell’Autorità Giudiziaria accertare, al di là
delle prospettazioni di parte.
Anche a prescindere
dall’intrapresa azione giudiziaria, che
purtroppo vede oggi la Società contrapposta,
oltre che ad AIA SpA e a Deco SpA, ai propri
precedenti amministratori, è peraltro
incontestabile, perché risultante dai bilanci
dagli stessi approvati, il gravissimo danno
patrimoniale subito dalla parte pubblica nel
periodo 2008 – 2010, di cui ancora oggi si
apprezzano le drammatiche conseguenze.
In particolare, mentre nell’anno
2007 Sogesa SpA registrava una perdita di circa
5milioni di euro, Cirsu SpA e Cirsu Patrimonio
SpA non presentavano situazioni di particolare
criticità finanziaria o patrimoniale:
l’operazione di salvataggio di Sogesa SpA,
pertanto, per come concretamente posta in
essere, risulta priva di di qualunque
ragionevole giustificazione economica,
patrimoniale o finanziaria e di qualsivoglia
mandato da parte dei Comuni Soci di Cirsu SpA.
Detta operazione, infatti, ha, senza timori di
smentita, danneggiato irrimediabilmente la
compagine associativa pubblica, favorendo invece
il nuovo socio privato Deco SpA, selezionato
senza ricorso a procedure di evidenza pubblica,
nonché principale concorrente di Cirsu SpA.
Come risulta anche dai grafici
allegati, nel periodo tra il 2008 ed il 2010
Cirsu SpA ha subito un danno patrimoniale –
risultante dai bilanci approvati dagli
amministratori dell’epoca – di circa 9milioni di
euro. Non sorprende, pertanto, come, a più
riprese, il Collegio Sindacale di Cirsu SpA
avesse già allora contestato l’operato degli
amministratori ed i criteri di redazione dei
bilanci.
Successivamente alla
ricapitalizzazione di Sogesa SpA, la situazione
finanziaria e patrimoniale delle tre società
resta inconfutabilmente negativa, come
comprovano i bilanci relativi agli anni 2008,
2009 e 2010. Tanto ciò è vero che Cirsu SpA,
nonostante la fusione avvenuta nel 2009, nel
corso del 2010 è costretta a ricapitalizzare
nuovamente con apporto di capitali pubblici a
copertura delle perdite registrate
nell’esercizio 2009. Occorre aggiungere che gli
stessi amministratori di Cirsu SpA (quelli che
avrebbero dovuto controllare), pur essendo soci
di maggioranza, non hanno partecipato alle
assemblee di Sogesa SpA per l’approvazione dei
bilanci, consentendo che gli stessi fossero
approvati dal solo socio privato di minoranza,
bilanci nei quali le partite infragruppo, quelle
tra controllata e controllante, erano gravemente
disallineate.
Ciò che occorre sottolineare,
peraltro, è che prima della ricapitalizzazione
di Sogesa SpA e della conseguente indispensabile
fusione tra Cirsu SpA e Cirsu Patrimonio SpA,
non avendo Cirsu SpA un patrimonio sufficiente a
sostenere la ricapitalizzazione, si è
definitivamente esposto il patrimonio pubblico
ai rischi conseguenti al dissesto di Sogesa SpA,
e si sono create le premesse perché la stessa
società pubblica corresse gravissimi rischi di
dissesto economico: tutto ciò senza che la
decisione di sottoscrivere quasi 5milioni di
euro di capitale
sociale di Sogesa SpA sia stata mai deliberata
dai consigli comunali dei Comuni soci, pur
comportando un evidente impegno di risorse
pubbliche.
In questo quadro,
occorre sempre sottolineare che il piano
industriale di rilancio di Sogesa SpA,
predisposto dal socio privato e mai approvato
dalla parte pubblica, si è rivelato privo di una
reale fattibilità, tanto che nel 2010, ad un
solo anno di distanza, Sogesa SpA e Cirsu SpA
approvavano un nuovo piano industriale,
anch’esso purtroppo risultato inattuabile.
È stato
possibile, inoltre, appurare che, in questo
contesto, il socio privato e operativo (nella
sostanza Deco SpA) ha di fatto arrestato la
funzionalità dell’impianto, dichiarando esaurita
la discarica prima che i volumi fossero
sfruttati interamente e pretestuosamente
arrestando l’operatività del polo tecnologico,
senza che la parte pubblica abbia esercitato una
qualsivoglia forma di controllo.
Ciò ha comportato
che i rifiuti del comprensorio fossero trattati,
in regime emergenziale, presso impianti di Deco
SpA, o riconducibili al medesimo gruppo, con
conseguenti ingenti guadagni per lo stesso,
tanto da far dubitare che questi avesse un
effettivo interesse alla corretta gestione
dell’impiantistica Cirsu SpA. Al contempo, i
conseguenti costi, sostenuti da Sogesa SpA, ne
hanno aggravato il dissesto patrimoniale,
concorrendo a determinarne il fallimento.
Appare pertanto
fuori luogo affermare che il “nuovo” socio
privato abbia salvato Sogesa SpA e concorso al
risanamento di Cirsu SpA: il socio privato ha
invece evidentemente perseguito, non sempre
nella legalità, il proprio interesse
imprenditoriale, a spese della parte pubblica,
senza che chi ne aveva il dovere sia intervenuto
per tutelare interessi e risorse pubbliche.
Occorre poi
rilevare che l’entrata nel luglio 2008 di Deco
SpA nella compagine associativa di AIA SpA, non
è mai stata autorizzata dalla parte pubblica,
che anzi aveva espressamente richiesto
l’espletamento di una gara, e costituisce una
palese violazione di legge: non può infatti
dimenticarsi che Sogesa SpA era una società in
controllo pubblico, e che la scelta del suo
socio privato operativo doveva necessariamente
avvenire nel rispetto delle regole dettate dal
codice degli appalti pubblici, come avvenuto per
la costituzione.
Con una serie di
affidamenti diretti, inoltre, sempre in
violazione degli obblighi di evidenza pubblica,
Sogesa SpA ha demandato a Deco SpA la gestione e
l’amministrazione delle risorse umane, la
redazione e la gestione dei contratti,
l’amministrazione della contabilità, della
finanza e del controllo, la direzione e la
gestione tecnica, con autorizzazione alla
modifica e all’integrazione degli impianti
esistenti e dei sistemi informativi.
Cirsu SpA, non da
meno, ha affidato a Deco SpA, sempre in maniera
diretta, la progettazione preliminare del
revamping del Polo Tecnologico, mai realizzato.
In altre parole,
Deco SpA è stato pagato dalla parte pubblica per
sviluppare la politica industriale e controllare
se medesimo, con i risultati che sono sotto gli
occhi di tutti.
Non vi è chi non
veda, poi, come corrispondere più di 2milioni di
euro di risorse pubbliche al socio privato che
ha cagionato o concorso a cagionare quanto sopra
illustrato, sarebbe un atto di gravissima
irresponsabilità da parte dell’attuale consiglio
di amministrazione.
Nonostante questo non felice
punto di partenza, l’attuale consiglio di
amministrazione di Cirsu SpA sta riuscendo oggi
a conseguire risultati non scontati e
prevedibili: senza fare ricorso ad ulteriori
risorse pubbliche, e senza avere un patrimonio
da disperdere, Cirsu SpA è oggi riuscita con
successo ad affrontare le gravi problematiche
ambientali ereditate dal passato, a riaprire la
vecchia discarica, a proseguire i lavori per la
realizzazione della nuova discarica, a
riprendere il trattamento dei rifiuti
differenziati e indifferenziati, il tutto nelle
more del
revamping
impiantistico che sarà attuato
con fondi provenienti, oltre che dal nuovo
gestore, dalla programmazione regionale dei
fondi fas.
Tutto ciò fa sì
che oggi Cirsu SpA si collochi come un attore di
primordine nel panorama regionale della gestione
integrata dei rifiuti, e sia già riuscita a
riassorbire al momento circa il 50% dei
lavoratori ex Sogesa SpA, rispetto
all’obiettivo finale per il 2014 del 70%.
Detti risultati,
di cui l’attuale Consiglio di amministrazione è
giustamente orgoglioso, come lo sono i Comuni
soci, non è evidentemente gradito a tutti, posto
che mette in discussione una situazione di
monopolio di fatto nel trattamento dei rifiuti
nella Regione Abruzzo.
Il Consiglio di
Amministrazione di Cirsu SpA non dubita, infine,
che, al di là delle strumentalizzazioni e delle
difese delle persone purtroppo coinvolte nella
vicenda, sia chiaramente distinguibile a
chiunque la ragione dal torto. (Cirsu SpA,
347.8489363) |