PESCARA,
25.7.2015 -
Il parere dell’ISPRA,
Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale, trasmesso al Ministero
dell’Ambiente e da questo all’Area Marina
Protetta “Torre di Cerrano” lo scorso 17
luglio, mette definitivamente la parola “fine”
sulla sceneggiata del “rastrello vibrante”, uno
strumento per la pesca delle vongole che si
sarebbe voluto far passare per “artigianale”
nell’AMP, nonostante nel resto d’Italia venga
utilizzato per la pesca industriale.
Uno strumento che
da subito il WWF aveva evidenziato essere
impattante sull’ambiente marino, in particolare
sui fondali, e perciò incompatibile con il grado
di tutela che deve essere garantito in un’area
marina protetta.
Il parere dell’ISPRA
evidenzia come la relazione dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise,
realizzata su incarico del Consorzio di Gestione
dei vongolari (COGEVO), non fornisca “alcuna
informazione sull’impatto che l’attrezzo arreca
ai popolamenti bentonici né tantomeno sui
diversi effetti che esso provoca in relazione
alle differenti tipologie di biocenosi”, per cui
l’ISPRA conclude di ritenere che “detto attrezzo
non possa essere consentito all’interno dell’AMP
Torre di Cerrano”, aggiungendo che eventuali
attività di sperimentazione dell’attrezzo
dovrebbero essere comunque condotte in tratti di
costa esterna al di fuori dell’area protetta e
dopo aver ricreato in detti tratti le condizioni
raggiunte dalle biocenosi all’interno del Parco
marino.
Una bocciatura su
tutta la linea che conferma quanto da sempre
sostenuto dal WWF e ribadito nell’ultimo
documento inviato a tutti gli organi competenti
lo scorso 8 luglio.
Ora sarebbe il
caso di mettere da parte chi da anni racconta
“frottole” su questa vicenda, peraltro
organizzando violazioni del perimetro del Parco
Marino, e avviare un confronto serio per trovare
soluzioni agli eventuali problemi che i
vongolari avrebbero subìto dopo la chiusura alla
pesca del tratto di mare dell’AMP Torre di
Cerrano (chiusura peraltro limitatissima,
riguardando un tratto di 7 km sugli oltre 130
della costa abruzzese).
Il WWF da anni
chiede un confronto serio per verificare, dati
alla mano, il reale impatto economico della
chiusura alle vongolare del tratto di mare
interessato dall’AMP, per rivedere le dimensioni
dei due comparti di pesca abruzzesi, per avviare
procedure per la rottamazione delle vongolare
con eventuali incentivi e/o indennizzi o per la
conversione in attività di pesca-turismo.
Se finalmente,
dopo che si è perso un altro anno dietro al
”rastrello vibrante”, si vuole iniziare a
lavorare sul serio per trovare delle soluzioni,
ovviamente sempre nel pieno rispetto delle
normative di tutela, il WWF è pronto a fare la
sua parte. |