TERAMO,
28.1.2015 -
Domani, venerdì 10 luglio, nella
Conferenza regionale sulla pesca convocata
dall’Assessore Dino Pepe
si discuterà, per
l’ennesima volta, delle richieste avanzate dai
vongolari di entrare all’interno dell’Area
Marina Protetta per pescare vongole.
Come è noto da anni si verificano
continue violazioni del perimetro dell’Area
Marina Protetta “Torre di Cerrano” da parte di
vongolare munite di turbosoffianti in spregio
alle normative di tutela poste a garanzia di
questa come delle altre aree marine potette
italiane e con conseguenti danni ambientali.
Della vicenda si sono occupate più volte le
Forze dell’Ordine e la magistratura in base a
dettagliati esposti sulle violazioni effettuate.
Ora, per superare il divieto di
legge, si vuole far passare per pesca
artigianale un tipo di attrezzo, la draga
vibrante, che nella Laguna di Venezia viene
utilizzata per la pesca professionale, essendo
uno strumento proprio della pesca
industrializzata.
In termini di impatto ambientale
sui fondali non si vedono differenze tra il
nuovo modello proposto, la draga vibrante, e il
vecchio, costituito dalla draga idraulica (turbosoffiante).
Il divieto di utilizzare un determinato metodo
di pesca all’interno di un’area marina protetta
non deriva da differenze nella denominazione
degli attrezzi utilizzati o da semplici
accorgimenti tecnici, ma dagli effetti che tali
attrezzi hanno sugli habitat e sulle specie che
l’Area Marina Protetta deve tutelare: e questo
vale ancora di più per l’AMP Torre del Cerrano
che ha al suo interno il Sito di Interesse
Comunitario “Torre del Cerrano, protetto
dall’Unione Europea, su richiesta della Regione
Abruzzo e dello Stato Italiano, nell’ambito
della Rete Natura2000.
Purtroppo la Regione Abruzzo
continua ad escludere la possibilità di
partecipazione delle associazioni ambientaliste
e delle associazioni di altre categorie, diverse
dai pescatori, ma ugualmente interessate alla
gestione delle risorse naturali (balneatori,
albergatori e commercianti che operano
all’interno dell’AMP Torre di Cerrano), a
momenti di confronto come quello di domani.
Per questo il WWF ha inviato una
dettagliata nota all’Assessore Regionale alla
Pesca, al Presidente della Giunta Regionale,
all’Assessore Regionale all’Ambiente, al
Commissario dell’Area Marina Protetta “Torre di
Cerrano”, al Sindaco di Pineto, al Sindaco di
Silvi, al Direttore Generale “Protezione della
Natura e del Mare” del Ministero dell’Ambiente e
all’ISPRA. Nella nota si evidenziano i limiti
degli studi prodotti dai vongolari per farsi
autorizzare e l’impossibilità di garantire la
tutela dei fondali con metodi di pesca altamente
impattanti come draghe o rastelli che, con mezzi
industriali, finiscono per arare e compromettere
i fondali, raschiando via tutto quello che
trovano: gasteropodi, bivalvi, crostacei,
policheti, echinodermi, alghe, uova e pesci.
Sono molti anni che i vongolari
vogliono essere autorizzati ad utilizzare gli
ordinari sistemi di pesca altamente impattanti
all’interno dell’AMP “Torre di Cerrano”,
lamentando una diminuzione delle entrate nella
loro attività a seguito dell’istituzione
dell’area protetta. Affermazione non suffragata
dai dati ufficiali secondo i quali, anche se è
stata ridotta la superficie utile alla pesca con
l’istituzione dell’Area Marina Protetta nel 2009
(riduzione peraltro molto limitata: solo 7 km
sui circa 130 km di costa abruzzese), gli
introiti del settore dei pescatori di vongole
non risultano essere diminuiti, ma anzi
aumentati, posizionandosi su cifre considerevoli
molte più alte di quelle di tante altre
categorie che non giovano né di aiuti pubblici
né dell’utilizzo di aree pubbliche per
l’espletamento delle loro attività.
Il WWF ribadisce che se si vogliono trovare
soluzioni a eventuali problemi economici del
settore questo non dovrà avvenire a scapito
dell’unica riserva naturale marina della nostra
regione che tutela poco più del 5% di tutta la
cosa abruzzese. |