NEW YORK,
12.9.2014 –
Joe di Maggio,
l’Uomo d’America,
l’Uomo più grande delle sue partite di baseball
che lo resero famoso, l’Uomo che incantò una
nazione meritando un riverente posto nella
storia, con la sua naturale innegabile forza,
ricco di 2214 vittorie, passato alla storia come
mito e leggenda, capace di aggiungere onore agli
Stati Uniti.
Atleta dallo stile puro, grazioso e fluido, la
sua performance in campo era qualcosa da
osservare lasciando gli spettatori estasiati.
Ma la sua “influenza” non si fermò alla partita
sul “diamante”. Di Maggio era conosciuto come un
elemento capace di interessarsi di altre cause e
persone nella sua vita, anche se non c’è dubbio
che Di Maggio scrisse le più fulgide gloriose
pagine della palla base, conducendo gli Yankee a
dieci titoli mondiali.
Modesto, introverso, chiamato affettuosamente
“The Yankee clipper” (veloce veliero americano
del XIX secolo; n.d.r) ed il “Bombardiere
del Bronx”,
è stato il più grande player della storia del
suo sport.
In una nazione che ha idolatrato ed anche
immortalato gli eroi del XX secolo, da
Charles Lindbergh
a
Elvis Presly,
nessuno ha impersonato meglio “The American
dream” di fama e fortuna creando una leggenda
più duratura di
Giuseppe Paolo Di
Maggio,
nato il 29 novembre 1914 a Martinez
(California), quarto dei nove figli di
Giuseppe
e
Rosalia Di Maggio,
emigrati dall’Isola delle Femmine (Sicilia) e
stabilitisi a North Beach, il popolare quartiere
italiano di San Francisco.
Di Maggio si interessa fin da bambino al
baseball. Esordisce nel 1931 con la squadra di
San Francisco Seals, dove rimane per quattro
stagioni. Il 21 novembre 1934 viene ceduto agli
Yankee di New York, con cui giocherà per tutta
la sua carriera.
Ben presto viene soprannominato dai tifosi e
dalla stampa sportiva ”Joltin Joe” power, la
forza con cui colpisce solitamente la palla. Di
Maggio totalizza in tutta la sua carriera 2214
battute valide.
Nel 1955 diventa membro della Baseball Hall of
Fame, i giornalisti lo votano con una
percentuale di consenso vicina al 90%, ed i
commenti si susseguono rapidamente.
Peter Shery,
manager del Club afferma: “Io posso
descrivere Joe Di Maggio con una parola: Joe è
una stella. E’ il più perfetto giocatore di
baseball, è un po’ timido, ma quando viene al
Club le luci tremolano”
Hernest Hemingway
descriveva così l’asso italo americano: ”C’è
maestà nel suo swing, che assicura fiducia nel
suo stile. E’ un genio della pallabase che
milioni di spettatori non potranno dimenticare”
Vinse tre volte il titolo MVP (Must Valuble
Player) ed è chiamato a giocare nella All Star
Game per 13 volte. Dopo una pausa forzata di
alcune stagioni a causa della guerra (dal 1942
al 1946) riprende a giocare fino al 1957. Nel
1937 aveva incontrato l’attrice
Dorothy
Arnold
sul set del film “Manhattan
Merry Go-round”,
in cui interpreta il ruolo di se stesso.
I due si sposarono il 19 novembre 1939 ma
divorziarono nel 1943, mentre Joe prestava
servizio militare nelle Haway. Dalla loro
unione nacque l’unico figlio di Di Maggio.
ED ARRIVA MARILYN
Da
due anni il taciturno, schivo e più grande asso
del baseball mai esistito, corteggiava la bionda
Marilyn Monroe
che, segretamente, amava e ricambiava l’affetto
del “siculo”. Finalmente ”Joe
D”,
come lo chiamavano gli sportivi, chiese al suo
agente di organizzare una cena privata per due.
Comprensibilmente, la bionda diva dichiarò ad un
cronista: «Io non so con certezza se ancora
amo veramente Joe, ma sono certa che a me piace
più di tutti gli altri uomini che ho incontrato».
Ma Joe, che di risolutezza siciliana ne aveva da
vendere, fece due più due e partì per la luna di
miele con il prezioso personaggio alla volta di
Tokyo, dove Marilyn offrì uno show alle truppe
colà distaccate, creando, come si poteva
immaginare, una vera e propria calorosa rivolta.
Lasciamo pensare al lettore la situazione
scomoda ed il responso del superstar della palla
base dinanzi a migliaia di soldati, che per una
volta, lo ignoravano.
La cronaca è confusa, non si sa precisare con
esattezza cosa accadde nella villa dei due
colombi, una più celebre dell’altro.
Si sa, però, che nove mesi dopo il matrimonio
(celebrato il 17 gennaio 1954, sessant’anni fa)
e mentre tutte le cronache presagivano un
parto di mamma Marilyn, le agenzie comunicavano
il divorzio ”della coppia più famosa del
secolo”.
LA RABBIA REPRESSA
DI JOE
Come sempre taciturno e restio a parlare,
Joe Di Maggio
disse semplicemente che «la separazione era
stata dettata da un conflitto di carriere»,
ma che «tra i due restava una sincera
amicizia». Le cronache però parlavano di
rabbia repressa di “Joe D”, al quale non piacque
una scena rimasta immortale di un film nel quale
Marilyn, stando sulla griglia di sfogo di gas
della sotterranea, si vide alzata la veste
offrendo uno squarcio delle sue magnifiche
gambe.
«Joe non ha mai perdonato quella scena»,
disse il suo agente.
Il matrimonio tra
Marilyn e Di Maggio
durò soltanto nove mesi, si lasciarono il 5
ottobre di quell’anno 1954, e a lungo si parlò
della gelosia di lui come uno dei motivi della
separazione. Quando Marilyn morì, il 6 agosto
1962, Di Maggio si occupò dei funerali, in forma
privata, a cui parteciparono solo pochi
familiari e amici intimi. Prima che la bara
venisse chiusa, baciò la Monroe e per tre volte
le disse: «Ti amo». Di Maggio non si risposò e
per i successivi vent’anni fece recapitare sulla
tomba di lei mazzi di rose rosse ogni settimana.
Il giorno dopo la morte di Marilyn sulla
scrivania di lei fu ritrovata una lettera
indirizzata proprio a Joe Di Maggio in cui c’era
scritto:
«Se io solo potessi riuscire a farti felice,
sarei riuscita nella cosa più grande e più
difficile che ci sia, che è rendere una sola
persona completamente felice. La tua felicità
vuol dire la mia felicità». |