Pescara, 30.6.2012 (Numero 4) -
Nel Congresso di Etnografia e
Folclore del Mare, tenutosi a Napoli dal 3
al 10 ottobre del 1954, vennero
scientificamente illustrate le tradizioni della
gente che vive a contatto col mare.
Saverio La Sorsa, di Bari, nello
stesso congresso, nella lezione tenuta l’8
ottobre sui vari metodi di pesca
adoperati in Italia fa cenno alla pesca con
le bilancelle. Il riferimento è anche alle reti
a bilance di posta, meglio note in Abruzzo
come trabocchi, strutture che affondano
le loro radici in epoche immemorabili avendo
conservato le stesse impalcature costruttive
delle palafitte.
Rispetto ad altre regioni che si
affacciano sull’Adriatico, l’Abruzzo è al primo
posto per numero di trabocchi. Le punte avanzate
delle sue coste più pescose terminano, spesso,
con l’impianto di un trabocco. Sul territorio
regionale la costiera chietina risulta essere la
più ricca. Lungo una settantina di chilometri
del territorio chietino si contano, all’incirca,
settanta trabocchi. Quasi uno per ogni
chilometro. Ben inseriti nel paesaggio costiero
che si distende da Francavilla al Mare a Vasto
risultano i trabocchi di Punta Ferruccio, di
Punta Acquabella, Punta Torre, Punta Rocciosa,
Punta Derce, Punta Penna, Punta San Nicola e
Punta Trave.
Disposti a pochi metri di
distanza l’uno dall’altro, invece, sono quelli
posizionati sulle banchine di porti e
portocanali.
Esempi insigni di questi
insediamenti da pesca sono ancora riscontrabili
nel porto di Vasto, nel portovecchio di
Giulianova e nel portocanale di Pescara. Da
Vasto a Pineto queste architetture,
apparentemente precarie, vengono chiamate
travocchi o trabbòcchi.
A Giulianova, ma anche a Roseto,
come si legge nel DAM (dizionario abruzzese
molisano) di Ernesto Giammarco, invece, le
stesse strutture sono dette calascinde.
Alcuni esemplari di trabocchi e caliscinne o
calascinde sono diventati famosi sia per il
loro riuscito inserimento nel paesaggio costiero
sia per essere stati eternati da fotografi di
eccellenza o da artisti, letterati e saggisti
celebri. A sud di Ortona, importanti per valenze
paesaggistiche sono i trabocchi della Costa
dei travocchi, commentati da Dacia Maraini.
Nella stessa zona è celebre il trabocco di Capo
Turchino, descritto da D’Annunzio nel “Trionfo
della Morte” e da Gino Albi nel saggio “Abruzzo
marittimo”.
Famosi in territorio pescarese
sono quelli posizionati lungo l’argine del fiume
Pescara, resi celebri dalle opere dei Cascella e
dall’obiettivo di Pasquale De Antonis. |