PESCARA,
19.10.2013 (Numero 5) -
Dopo aver segnalato le componenti pił
significative delle opere del periodo azzurro di
Enzo Pirozzi, mi soffermo, ora, su una
composizione dalla tavolozza piena e dai colori
arditissimi per la loro calda intensitą.
Si tratta di tre donne riprese a mezzo busto,
festosamente vestite e delineate da un chiaro e
inequivocabile impianto grafico.
Come indicano i tratti somatici, i vistosi
ornamenti (orecchini) nonché l'immobilismo
laterale, l'ispirazione dovrebbe derivare dallo
studio dell'arte africana, arte che tende a
rendere solenni le costumanze etniche e le
tradizioni che danno vita a complessi e festosi
cerimoniali, diversificati tra etnie ed etnie,
tra Stati e Stati.
Come in gran parte della pittura africana, le
tre donne non sono rappresentate in prospettiva.
Le leggi della raffigurazione di fianco e del
verticalismo assoluto,elementi tipici dell'arte
mediterranea, sono attentamente rispettate.
Le tre donne, rappresentate in fila
processionale, insistono sullo stesso piano in
quanto prive della terza dimensione. Sono
sfarzosamente abbigliate ed hanno carattere
ieratico.
La sensibilitą dell'artista salernitano verso la
difesa della figura viene ampiamente confermata
in quest'opera ricca di influssi orientali e
occidentali.
Nella fase di realizzazione potrebbe aver
posato solo una donna, come attesta
l'uniformitą somatica riscontrabile nei
profili.
Ma c'č di pił, la tipicitą della cosmesi č
valenza caratteristica delle varie etnie
dell'Africa, continente antico che Enzo Pirozzi
conosce bene, per avervi a lungo soggiornato.
Il nero corvino della capigliatura delle tre
donne, rinforzato dalla grafite e il pallore dei
visi (leucoderma), ottenuto da un miscuglio di
talco e amido impastato con grasso di rettili (uraeus)
certamente costituiscono una conferma
dell'ispirazione.
Non č da escludere che l'opera possa essere
stata dipinta in terra africana e, pił
precisamente in Costa D'Avorio, dove Pirozzi ha
vissuto. |