PESCARA,
5.9.2015
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Dal Wwf Abruzzo
riceviamo e
pubblichiamo:
L’intervento
dirigistico voluto dal Governo per la
realizzazione nel nostro Paese di 12 nuovi
inceneritori di rifiuti (che si andrebbero ad
aggiungere ai 42 già attivi e ai 6 già
autorizzati) classificati come infrastrutture
strategiche nazionali è teso a imporre alle
Regioni una politica retrograda sul piano
ambientale ed economico-sociale, che non ha
spazio in Europa e non ha futuro in Italia.
Lo sostiene
il WWF che - ricordando come già oggi l’Italia
sia il terzo paese europeo per numero di
inceneritori dopo la Francia e la Germania -
chiede al Governo di ritirare il decreto
legislativo che contiene il piano dei nuovi
impianti previsto dall’art. 35 del decreto legge
Sblocca Italia e che il 9 settembre, in
occasione della Conferenza Stato-Regioni
convocata per approvare il decreto, si discuta
di come definire piani regionali di gestione del
ciclo dei rifiuti, che puntino decisamente in
tutta Italia alla loro riduzione, al riuso e al
riciclaggio dei materiali, conseguendo e
superando al più presto su scala nazionale la
soglia del 65% di raccolta differenziata,
obiettivo che doveva essere conseguito entro il
2012.
Uno dei 12
inceneritori previsti dovrebbe essere realizzato
proprio in Abruzzo.
«Chiediamo
al Presidente D’Alfonso - dichiara Luciano Di
Tizio, delegato regionale del WWF -, come
intende combattere questo ennesimo “UFO” che il
Governo Renzi sta mandando verso la nostra
regione. Ha la possibilità di far sentire la
propria voce già nel confronto della prossima
settimana in sede di Conferenza Stato-Regioni
sul decreto attuativo dello Decreto
Sblocca-Italia che darebbe il via libera ai
nuovi inceneritori. Ci aspettiamo che difenda
gli interessi dei cittadini abruzzesi e
dell’economia sostenibile».
Il WWF
aderisce alla tre giorni di mobilitazione
previste in tutta Italia dal 7 al 9 settembre
contro il decreto attuativo pro inceneritori
dell’art. 35 del decreto legge Sblocca Italia,
in previsione della Conferenza Stato-Regioni del
9 settembre, per almeno 3 buoni motivi:
- l’Europa
ci chiede nel prossimo futuro che: dal 2025
entri in vigore il divieto di trattamento
termico per tutti i rifiuti che risultino
riciclabili; la raccolta di rifiuti da
imballaggi sia portata fino all’80% entro il
2030; nel 2050 si consegua l’obiettivo del
riciclaggio totale;
- il trend
virtuoso di gestione del ciclo dei rifiuti (e in
particolare l’aumento della raccolta
differenziata di materiali dall’alto potere
calorifico come carta e plastica) renderà a
breve non economici i nuovi impianti di
incenerimento previsti dal Governo, che
entrerebbero in funzione alle soglie del 2020 e
dovrebbero restare in esercizio almeno fino al
2050, avendo un tasso di vita – e anche un
periodo di ammortamento dell’investimento – di
diverse decine di anni;
- a fronte
di uno spreco di risorse pubbliche che
dovrebbero contribuire a pagare la realizzazione
e l’esercizio di impianti rispetto ai quali è
previsto un sempre minore impiego e di un
prelievo forzoso nelle tasche dei cittadini,
attraverso il sistema dei contributi alle fonti
di energia assimilabili (CIP6 e certificati
verdi), si registra un incremento del rischio
sanitario per i residenti nei territori
limitrofi agli inceneritori in numerosi studi
internazionali e nazionali, tanto che persino
sul sito ufficiale del Ministero della Salute si
può trovare una Tabella tratta dalla “Relazione
sullo stato sanitario del Paese 2009/2010” nella
quale si riporta un aumento del rischio relativo
di malformazioni congenite e di numerosi tumori
maligni in seguito all’esposizione di comunità
alle emissioni da incenerimento dei rifiuti.
Il WWF
ricorda che già oggi Paesi europei come
Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, che hanno
puntato in passato sull’incenerimento, pur di
rientrare nelle spese di costruzione di queste
impianti accettano rifiuti provenienti
dall’estero a prezzi stracciati per alimentare
impianti industriali che altrimenti non si
ripagherebbero. È un gioco perverso che l’Italia
non deve alimentare.
WWF Italia Onlus, Abruzzo
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