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Numero 12 - Agosto
 
il profilo
 

 

Nata a Giulianova il 24 febbario 1977, Alessia Tribuiani, conseguita la maturità classica al liceo Saffo di Roseto degli Abruzzi, si è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche nel 2001 presso l’Università di Bologna-Sede di Forlì.

Durante gli studi universitari ha vinto una borsa di studio per studiare presso l’Institut d’Etudes Politiques di Lille in Francia, dove ha trascorso un anno accademico.

Dopo la laurea ha frequentato un Master in Relazioni Internazionali all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano ed ha fatto diverse esperienze lavorative nel mondo delle relazioni internazionali e della cooperazione internazionale.

Dal 2004 lavora per la Cooperazione italiana ed è attualmente Responsabile del settore sviluppo economico e creazione di impiego all’interno dell’AICS di Tunisi.

E' sposata e madre di un bambino di quasi 8 anni.

 
 
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ATTUALITA'
giuliesi nel mondo 2020

 

di Ludovico Raimondi
 
Responsabile di settore Aics di Tunisi

 

 

Alessia Tribuiani al servizio dello sviluppo in Tunisia

 
AGOSTO 2020 - La rubrica "Giuliesi nel mondo" approda per la prima volta in Africa e più precisamente in Tunisia. Nella periferia nord della capitale Tunisi, vive Alessia Tribuiani, giuliese di 43 anni, che ricopre l'importante incarico di Responsabile del settore sviluppo economico e creazione di impiego presso AICS-Sede di Tunisi.

Per meglio comprendere il livello di importanza e di delicatezza del ruolo di Alessia, basta qui ricordare che, di recente, ha fatto notizia un progetto dell'Unops (United Nations Office for Project Services), finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, l'Aics appunto, teso a creare 40 nuove imprese e 280 posti di lavoro nelle aree tunisine svantaggiate di Medenine e Tataouine. Ebbene, quello appena citato è solo uno dei tantissimi interventi del settore dell'Aics che, curato dalla nostra concittadina, dispone di un portafoglio di circa 350 milioni di euro finalizzati alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo della Tunisia.

Mario Tribuiani e Nicoletta Tempera, i genitori a cui Alessia è molto affezionata

 

Alessia, che vive tra l’Italia e la Tunisia da 16 anni, sposata con un tunisino, ci fa conoscere il suo mondo d'adozione solo apparentemente diverso da quello delle sue origini, precisando di esprimere opinioni e concetti a titolo personale e che non implicano la responsabilità dell’Agenzia per cui lavora.

- Alessia, sei responsabile del settore sviluppo economico e creazione di impiego della Sede di Tunisi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Cos'è, innanzitutto, l'Aics?

LAgenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo è un’agenzia governativa sottoposta al potere di indirizzo e vigilanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). L’AICS è il braccio operativo del sistema italiano per la cooperazione allo sviluppo (regolato dalla legge 25/2014) e ad essa è affidato il compito di svolgere le attività di carattere tecnico-operativo connesse alle fasi di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione internazionale finanziate dall’Italia nei Paesi in via di sviluppo. Quella di Tunisi è una delle 20 sedi estere di cui si avvale l’AICS per la gestione, il monitoraggio, l'implementazione delle iniziative e l'analisi sul terreno delle esigenze di sviluppo del Paese.

 

Alessia con i genitori nel giorno del conseguimento del master

 

- Quali sono le tue elevate funzioni nell'Aics?

In qualità di responsabile del settore sviluppo economico e creazione di impiego, il mio compito è quello di coordinare, analizzare e monitorare le iniziative che l’Italia finanzia a sostegno dell’imprenditoria locale, attraverso strumenti puramente finanziari quali le linee di credito per piccole e medie imprese con cui si fornisce liquidità al sistema creditizio tunisino favorendo gli investimenti privati delle PMI, si contribuisce alla creazione di posti di lavoro in Tunisia e si consolidano le relazioni commerciali tra gli operatori economici italiani e tunisini; attività di assistenza tecnica e Capacity Building che mirano a rafforzare in particolare le strutture pubbliche di accompagnamento all’investimento privato; attività di sostegno finanziario ad importanti investimenti pubblici a carattere strategico con cui si contribuisce ad equilibrare la bilancia dei pagamenti del Paese partner. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, ridurre le disuguaglianze e rendere lo sviluppo del Paese più inclusivo ed equo. La prossimità geografica tra l’Italia e la Tunisia e le storiche relazioni umane, culturali economiche e commerciali che legano da secoli i due Paesi rendono lo sviluppo della Tunisia un obiettivo prioritario per la Cooperazione italiana.

- Come definiresti il tuo lavoro?

Reputo il mio lavoro complesso, affascinante, variegato per tipologia di interlocutori e contenuti, in continua evoluzione e ricco dal punto di vista dell’esperienza umana e professionale che ti permette di accumulare. I risultati di quello che faccio sono ovviamente il frutto di un lavoro di equipe, ho la grande fortuna di avere dei collaboratori e colleghi molto in gamba, competenti e con grande spirito di iniziativa e un Direttore instancabile!

- Il tuo trasferimento in Tunisia è stata una scelta casuale oppure pensata e coltivata nel tempo?

La Tunisia non era una scelta coltivata nel tempo, sono arrivata a Tunisi per lavorare con la Cooperazione italiana. E' stata una scelta casuale, dettata dal mercato dell’offerta lavorativa. Devo dire che sono stata fortunata: la Tunisia è un paese in cui si vive bene e il contesto lavorativo è ottimo!

 

- In un quadro generale spesso nebuloso, farcito di preconcetti, diffidenze, strumentalizzazioni, forse anche di interessi non sempre nobili riguardo ai flussi migratori dall’Africa verso l’Italia e l’Europa, l’investimento nella loro terra è la strada maestra da seguire per il vero sviluppo dei popoli africani?

Personalmente ritengo che sia solo una delle strade percorribili ma probabilmente non l’unica. Pensiamo ad esempio al fatto che l’emigrazione stessa contribuisce a generare reddito e sviluppo nei paesi poveri di provenienza proprio grazie alle rimesse degli emigrati che rappresentano un flusso importantissimo di capitale per i PVS e contribuiscono ingentemente a migliorare le condizioni materiali e immateriali di vita di intere famiglie nei paesi poveri o a basso-medio reddito. Al contempo l’emigrazione comporta anche costi sociali ed economici per i paesi di provenienza, pensiamo infatti alla perdita di capitale umano soprattutto quando ad emigrare sono giovani con livelli di istruzione medio-alti. Si tratta di un fenomeno complesso e a cui penso non ci siano risposte e/o soluzioni semplici. L’uomo ha sempre emigrato per migliorare le proprie condizioni, sarebbe impensabile pensare di arginare l’emigrazione, si dovrebbe invece pensare ad organizzare e strutturare meglio il fenomeno migratorio.

- Considerate le evidenti differenze di cultura, di storia, di religione, di sistema sociale ed economico e via dicendo, hai trovato particolari difficoltà di ambientamento? E quali sacrifici, eventualmente, ha comportato e comporta vivere in un Paese così diverso dal nostro?

Direi di non avere avuto difficoltà di ambientamento. La Tunisia è un paese profondamente “mediterraneo” nella sua cultura, nel modo di vivere del suo popolo, nei prodotti della sua terra e tutto ciò la rende molto vicina all’Italia e in particolare alle regioni del sud. La barriera linguistica è minima visto il bilinguismo arabo-francese, e anche la conoscenza dell’italiano è molto comune. Il popolo tunisino ha inoltre un generale sentimento di amichevolezza, vicinanza ed empatia nei confronti dell’Italia, paese che ha imparato a conoscere grazie anche alla diffusione dei programmi RAI a partire dagli anni ’'80. La storica presenza di una numerosissima comunità italiana, emigrata in particolare dalla Sicilia in Tunisia per lavorare (è bene che si ricordi che un tempo erano gli italiani ad emigrare sulle coste tunisine), ha lasciato inconfondibili tracce nella cultura e nella vita in particolare della capitale, Tunisi. La Tunisia è inoltre un paese a maggioranza musulmana ma che ha storiche presenze di comunità ebraiche e cattoliche, come testimoniano le numerose sinagoghe e chiese presenti sul territorio. La libertà di culto è assicurata e la tolleranza religiosa è tra i principi cardini della costituzione. Inoltre, la prossimità geografica (appena 1 ora di volo per raggiungere Roma) ha sicuramente facilitato il mio ambientamento. L’idea di poter tornare a casa velocemente ti fa sentire più vicino sebbene i sacrifici siano tanti, soprattutto in questo periodo di pandemia COVID 19, e le restrizioni agli spostamenti la lontananza dalla mia famiglia, dagli amici di sempre e dalla mia città mi pesa molto. Pesa soprattutto l’incertezza sul futuro e sul come, se e per quanto tempo saremo costretti a ridurre al minimo i nostri spostamenti. Passare un'estate come questa, lontana da Giulianova è dura, non ritrovare i propri cari, le proprie abitudini, gli odori e i sapori di casa è difficile!  (nella foto sopra El Haouaria, punta nord della Tunisia)

- Cosa pensi della vicenda e della posizione di Silvia Romano (Ashia), che ha proclamato la sua adesione all’Islam anche dopo il rientro in Italia? Può ritenersi emblematica dei casi che riguardano gli stranieri che si trasferiscono nei paesi africani musulmani?

Penso sia una scelta personale su cui francamente non mi sembra il caso di esprimersi. Non la ritengo assolutamente emblematica, è la storia di una conversione come altre dettata da ragioni che non conosco e che non mi interessano. Mi fa solo piacere che sia tornata a casa dopo una terribile esperienza. Penso che sia importante per tutti i giovani che intendono iniziare un percorso sul campo, nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, sapere che i contesti in cui ci si può ritrovare possono essere molto rischiosi e l’invito è a ponderare adeguatamente i rischi in cui si incorre prima di intraprendere un percorso simile.

- Quali sono le maggiori criticità nella vita quotidiana tunisina?

Sicuramente il traffico della capitale all’ora di punta, la guida “sportiva” per usare un eufemismo, il concetto molto relativo del tempo e del rispetto di orari e appuntamenti e purtroppo una gestione non efficiente dei rifiuti.

- In questi giorni i grandi network e mass media internazionali paventano, addirittura, una guerra civile in Tunisia. Tu ne avverti sentore?

No. Il paese sta pagando gli effetti di un rigido lockdown che ha avuto il merito di contenere la diffusione del virus ma un elevato costo sociale ed economico. La congiuntura economica è sicuramente molto difficile, il COVID-19 ha avuto e avrà effetti negativi sulla crescita di un’economia come quella tunisina molto legata alle esportazioni, in cui il comparto turistico è primordiale e fortemente caratterizzata dal settore informale. La crisi in atto quindi acuisce le disparità socio-economiche e regionali e riaccende le legittime rivendicazioni, in particolare dei giovani, per una più equa distribuzione della ricchezza, delle opportunità e per un modello economico più inclusivo. Il problema è che le stesse rivendicazioni sono state alla base della rivoluzione del 2011 e dopo 9 anni, la sensazione è che parte delle aspirazioni sia stata disattesa. Cio’detto il Paese è risucito a portare a termine con successo il suo processso di transizione democratica ed ora vive un periodo di “consolidamento” democratico che inevitabilmente subisce pressioni “destabilizzanti” derivanti dalla situazione economica, dalle crisi regionali in atto, in particolare quella libica e dal complesso contesto geopolitico dell’aerea. Il processo di democratizzazione ha raggiunto obiettivi importanti in termini di diritti della persona e di libertà e la coesione sociale, sebbene messa alla prova, non penso sia in discussione.

- Hai accennato alle affinità della Tunisia con l’Italia... Ne vedi anche con la più piccola realtà di Giulianova?

Sicuramente! Io vivo nella periferia nord della capitale, in una cittadina sul mare, in cui la passeggiata al lungomare la sera d’estate e la tappa dal gelataio sono d’obbligo, come a Giulianova! L’amore per il cibo è un altro punto in comune con l’Italia e con Giulianova. Penso che le affinità con l’Italia siano molte ed è anche questo uno dei motivi che spinge numerosissimi pensionati italiani a trasferirsi in Tunisia, paese che offre, tra le altre cose, un buon sistema sanitario, condizioni di vita più che accettabili ed un alto potere d’acquisto dell’euro.

- Quando torni a Giulianova cosa provi e cosa cerchi?

Quando torno a Giulianova sono semplicemente a casa, quindi provo serenità e sicurezza. E’ la città in cui sono cresciuta e che amo profondamente, ne sono fiera e ne parlo in continuazione. Quando torno vado in primis al porto, a fare un giro in bicicletta, e poi mi fermo sulla punta del porto vecchio e mi godo lo splendido panorama. E lì cominciano a riaffiorare ricordi di cose, persone e fatti che hanno costruito la persona che sono oggi! Cosa cerco?Cerco subito di capire cosa è cambiato... per ritrovare i miei punti di riferimento.

- La domanda conclusiva per tutti i Giuliesi nel mondo: se ti dico Cupola di San Flaviano, cosa ti viene in mente d’acchito?

La festa della Madonna dello Splendore, Don Domenico e il battesimo di mio figlio in una caldissima domenica d’agosto.

 
(foto poste a disposizione da Alessia Tribuiani, che ringraziamo)
 

  Testata giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della Stampa del tribunale di Teramo